Elab. grafica F.BALDASSARRI
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!LEGGI ONLINE!
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Sappiamo
che vi sono persone, anche nellambiente
fantascientifico, che non sono disposte
a riconoscere alla pubblicazione in
rete la dignità di una vera editoria,
eppure, se noi consideriamo i vantaggi
della pubblicazione on line rispetto
a quella cartacea, essi non sono davvero
pochi, e fra di essi si può certamente
includere il fatto che, mentre le pubblicazioni
cartacee spariscono presto dalle librerie
e dalle edicole, ed ordinare anche soltanto
un testo pubblicato, diciamo, un paio
di anni fa comporta ricerche affannose
e costose, sovrapprezzi che le librerie
specializzate applicano allo sprovveduto
lettore od addebiti postali degli invii
contrassegno; e non parliamo dei periodici
di cui se non riuscite a fotocopiare
una copia in qualche biblioteca, è
come se finissero inghiottiti in qualche
maelstrom od in qualche buco nero, le
pubblicazioni on line godono di una
longevità praticamente illimitata,
sono là nello spazio immateriale
del web, ed ognuno può scaricarsele
e leggersele anche a distanza di anni,
come se fossero, per così dire,
sempre fresche di stampa.
Dopo aver letto lantologia Visioni
da un futuro circolare di Progetto
Babele, cosa cera di più
ovvio da fare, dopo aver appreso che
questultimo fascicolo, pubblicato
nel marzo - aprile 2005 era la seconda
antologia dedicata alla fantascienza,
di andare a scaricarsi e leggersi anche
la precedente, questa Futuro inatteso?
Tanto, la bellezza del web è
proprio questa, che non cè
pericolo di perdere nulla!
Lantologia è del marzo
- aprile 2003, ed è stata la
prima che Progetto Babele ha dedicato
ai vari generi, ma se invece che ormai
quasi tre anni fa, fosse stata messa
in rete laltro ieri, non avrebbe
fatto alcuna differenza. Questo fascicolo
è più sobrio di quello
che lha seguito, consta di solo
57 pagine, contiene 11 racconti e non
cè saggistica, tranne lintroduzione
di Andrea Ternera, né vi sono
recensioni, e lunica illustrazione
è quella di copertina (di Francesca
Baldassarri).
Un tema ricorrente di questo fascicolo
è quello della clonazione, non
cè da stupirsene, dato
che si tratta forse della tematica a
cavallo fra scienza e fantascienza che
ha avuto il maggior impatto emotivo
sul grosso pubblico negli ultimi anni,
legandosi a timori e speranze quasi
sicuramente esagerati, ma che certamente
esistono nellimmaginario collettivo,
da un lato la speranza del raggiungimento
di una sorta di quasi immortalità,
dallaltro il timore di generare
mercé il connubio adultero con
la tecnologia, una specie da noi distinta
ed a noi nemica; senza scordarsi neppure
che per molti versi, a molti questa
tematica sembra una versione scientificamente
aggiornata di alcuni vecchi temi dellocculto
e del fantastico, del doppio, del doppelgaenger,
del golem, cari a Meyrink, a Wilde,
a Poe.
Questo legame, ad esempio, si vede bene
nel primo racconto dellantologia,
Due di Emiliano Bussolo, che
pure è rigorosamente fantascientifico:
un domani, forse, ciascuno di noi, od
almeno i più benestanti fra noi,
coltiveranno (data lanimazione
sospesa cui il nostro doppio è
costretto, è difficile usare
un termine diverso) un nostro clone
nella cantina di casa, destinato a fornirci
alloccorrenza gli organi di ricambio
per eventuali trapianti evitando i rischi
di rigetto. Se però la nostra
affezionata mogliettina sinnamora
di quella nostra versione più
giovane di noi stessi, e fa in modo
di far finire noi nella vasca idroponica?
Dallironia corrosiva di Bussolo,
passiamo a Il cerchio del soldato
di Luca Rulvoni, un breve quadretto
malinconico che ci descrive un combattente
di una guerra futura su di un mondo
lontano che, chissà come, somiglia
ai combattenti di tutte le guerre passate
e presenti, con la sua quieta disperazione
e la nostalgia di casa. Poiché
siamo in tema di cloni, ci si aspetterebbe
lennesimo clone di Sentinella
di Frederic Brown, invece ci accorgiamo
(con sollievo e/o con delusione) che
non è così.
Come il precedente racconto, anche Il
rapporto di Simone Fregonese ha
forse la pecca delleccessiva brevità.
Lidea di base è buona,
ed avrebbe meritato qualche pagina in
più. Immaginatevi: degli esploratori
extraterrestri che si sono impadroniti
di corpi umani per poter esaminare da
vicino la nostra società e la
nostra cultura passando inosservati
è già abbastanza interessante,
anche se non del tutto originale, ma
se poi questi alieni simbattono
in un fenomeno tipicamente umano ma
per loro incomprensibile e sconvolgente
che agisce su di loro come una droga,
la musica, beh, la cosa si fa interessante.
Risonanza di Marco R. Capelli
è una variazione sudi un tema
classico della vecchia fantascienza;
non proprio uno scienziato pazzo, ma
almeno un inventore stralunato, abbastanza
stralunato da non rendersi conto della
portata della sua invenzione né
della sua pericolosità. Quel
che ne esce è un racconto piacevole,
anzi, il racconto di fantascienza più
divertente che mi è capitato
di leggere da non so quanto tempo, e
bene ha fatto Ugo Malaguti che nel frattempo
lha riproposto su Futuro
Europa.
Secondo intermezzo di Vittorio
Baccelli è uno scoperto omaggio
a Ray Bradbury di cui ci fa rivivere
il Marte sognante, è ben scritto
e sembra una pagina di Cronache marziane
che piacerà senzaltro agli
estimatori del grande Ray, un po
meno agli altri.
Il tema della clonazione è, come
vi ho detto, ricorrente in questantologia,
ed un esempio ne è E se
di nuovo a firma di Luca Rulvoni.
La storia è questa: in futuro
sarà non solo possibile clonare
le persone, ma trasferire nel clone
la personalità delloriginale
che si vedrà garantita una sorta
dimmortalità. Tutto bene,
ma se nel travaso di un
artista dal corpo originale al clone,
gli avremo fatto perdere il talento
artistico, lavremo condannato
ad una vita dinutilità.
A Hard Day di Roberta Mochi è
un breve racconto underground, uno squarcio
su di un mondo degradato (in senso entropico
ed antropico) dove lunica regola
è la violenza.
Un titolo come La rivolta dei Kibben,
il racconto di Carlo Santulli, farebbe
pensare ad un episodio di Guerre stellari;
fortunatamente, non è così.
I Kibben sono delle creature bio - meccaniche
dallaspetto simile a quello di
grossi vermi, usate come mezzi di trasporto
(cè mica vagamente uneco
di Dune?), ma macchine troppo simili
ad esseri viventi finiscono per ribellarsi.
Sarà forse allora il caso di
cercare un nuovo - o vecchio - mezzo
di trasporto proveniente dal passato,
una cosa chiamata automobile.
Santulli non è il solo a pensare
che macchine troppo complesse finiranno
per sviluppare una volontà autonoma
e finalità che non coincidono
con le nostre; un po di vecchio
complesso di Frankenstein che occhieggia
qua e là; questo vale anche per
Giuseppe Scapola che in Evoluzione
ci racconta la triste storia di un robot
fuggiasco che si autodistrugge per non
farsi catturare.
Dopo questo balzo allindietro
che ci riporta al vecchio Adam Link,
arriva per fortuna un racconto di tuttaltro
tono e di tuttaltro respiro, il
delicatamente poetico Xeres, il futuro
della memoria di Paolo Durando.
Xeres è un (o un?) androide
creato/a per lesplorazione di
mondi lontani orbitanti intorno a stelle
dove, a causa delle distanze intergalattiche,
un comune essere umano non arriverebbe
mai nel corso della sua esistenza (grazie,
Paolo, temevo di essere il solo a non
fare finta che questo problema non esista!),
che non dispone solo di un corpo perfetto
e praticamente immortale, ma può
anche cambiare sesso a piacere, che
dopo varie vicende terrestri che ne
mettono alla prova e ne forgiano la
doppia sensibilità, riesce alla
fine ad entrare in contatto con un mondo
e con unintelligenza aliena. Lha
fatto per noi, ci dice Xeres, ma il
risultato sarà di felicità
per lui/lei, come in fondo è
giusto che sia, ma un resoconto della
trama non può dare unidea
di questo racconto dintenso lirismo.
Gli Occhi di Andrea Franco sono
i congegni elettronici di sorveglianza
di un futuro sistema totalitario in
stile1984, ma alla fine, chi sorveglia
i sorveglianti, chi censura i censori
e si può davvero reprime nelluomo
listinto della trasgressione?
In conclusione, Due di Bussolo,
Risonanza di Capelli e Xeres
di Durando mi sembrano nettamente i
racconti migliori dellantologia,
e non a caso sono anche i più
lunghi, perché molti racconti
danno limpressione di essere appena
abbozzati, che luno o laltro
autore abbia voluto di volta in volta
sbrigarsi in fretta con una tematica
che avrebbe meritato più pagine.
E in ogni caso unantologia
che merita di essere letta, che alla
fine lascia in bocca un sentore agrodolce
da vecchia fanzine ideale per palati
smaliziati.
A cura
di Fabio Calabrese
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