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LE INTERVISTE
DI PB
Gina
Sfera intervista
Patricia Wolf
CHI E' PATRICIA
WOLF?
Patricia
Wolf,
scrittrice cara a Progetto Babele sul
cui sito e rivista è molto presente
con racconti e romanzi, è attiva
nello scenario culturale italiano dagli
anni 70 come giornalista e scrittrice.
Al di là delle varie defininizioni
che nel corso delle sue pubblicazioni
sono state date all' attività artistica
e poetica di una scrittrice sempre attenta
ai passaggi epocali e generazionali, la
sua scrittura piace. Piace il ritmo rock
dei racconti e dei romanzi, piace l'andatura
felpata dei suoi versi. La lingua che
usa dà il senso di un ritmo che
prende la mente e poi arriva a toccare
tutti i sensi, forse un po' per volta,
forse uno alla volta, ma le emozioni che
mette in scena non risparmiano sentimenti
e sensazioni. I racconti e i romanzi scavano
a volte in sentimenti e esperienze che
il lettore riconosce e può rivivere,
poi la forza di una scrittura che suona
a tempo con emozioni presenti e salti
della memoria lo fa camminare con altra
andatura che non concede spazio a retoriche
e cliché.
Patricia Wolf ha pubblicato quasi ininterrottamente
a partire dal 1975 e delle sue pubblicazioni
diamo in queste pagine un resoconto quasi
completo. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti,
tra cui ricordiamo il Premio Coni per
il racconto sportivo 1981 con "Il
tappo", due poesie selezionate per
l'antologia "Voci dell'anima"
del Premio Molinello nel 2001 e 2002,la
targa d'onore 2001 per il Racconto Sportivo
"A tempo scaduto" al Premio
Coni ed una segnalazione d'onore al Premio
Città di Firenze 2002 per la raccolta
di poesie "Io, stregone", un
riconoscimento al concorso Carla Boero
di Chivasso col racconto Bastardo,
nel 2007 vincitrice per la sezione over
35 al concorso Il Giallo di Roma e del
Lazio con il thriller Streamers,
il premio "In poche parole"
della Albus Edizioni con il racconto"Passaggi&tiri
in porta" proprio in questi mesi
del 2009.
In ambito giornalistico vogliamo ricordare
la pubblicazione Quelli che hanno
fatto il Rischiatutto" (Accademia
del Segnalibrio 2004), una personale rivisitazione
di Patricia Wolf al famoso quiz degli
anni 70 che l'aveva tanto appassionata,
attraverso interviste al notaio Ludovico
Pellegrini (il signor NO), Sabina Ciuffini,
Giuliana Longari, Andrea Fabbricatore,
Umberto Ruzzier, Marilena Buttafarro,
e alla figlia di Anna Mayde Casalvolone,
una delle partecipanti alla finalissima
che è scomparsa nel 1981 e che,
con i suoi "battibecchi" con
Mike e la sua spiccata personalità
ha vivacizzato il quiz. Ed è proprio
dedicata a lei questo revival del Rischiatutto
iche è anche un piccolo "spaccato"
sociale di quegli anni. (G.S.)
Patricia Wolf ha pubblicato racconti, romanzi,
poesie. Quale delle tue opere ti rappresenta
di più ? Direi la raccolta di racconti "Fuori
dal gioco" che è forse quella apparentemente
meno "autobiografica". Ma lì
penso di aver dato il meglio di me perchè
ho cercato di affrontare situazioni, personaggi
e argomenti che mi stanno a cuore ma che ho
potuto "esprimere" con un pizzico
di distacco maggiore. I personaggi sono tutti
un po' estranei ai soliti canoni, particolari,
appunto "fuori dal gioco", lontani
dalle regole come in fondo mi sento anch'io
e non da oggi. Storie come "Happening"
(la ferocia del cinismo, spiegata poi nel finale),
"Light my fire" (un flashback di confidenze
fra donne), "Il vecchio amico" e "The
eternal travel" (il passato che torna e
ritorna), "Cinderella" (nulla è
come sembra) e tantissimi altri, rispecchiano
la mia voglia di andare "contro",
di uscire dal gregge. Mi sono divertita a scriverli
e penso che li riscriverei ancora. Vorrei utilizzare
ancora lo schema del racconto perchè
penso sia quello più congeniale per me.
Ed in questo senso amo anche "Professione
dreamer" dove però l'impronta autobiografica
è quasi sempre ben visibile ed ha un
tratto più "visionario" e surreale
che è comunque mio, indiscutibilmente.
E quale preferisci come lettrice? E' un po' "dura". Direi ancora
le due antologie di racconti e in "Professione
dreamer" in particolare "Il senso
della vita" e "Uno sguardo all'improvviso"
a cui penso di aver dato un'atmosfera molto
"mia" perchè rimanda alla mia
adolescenza e prima giovinezza, l'epoca delle
scorribande in collina alla ricerca di case
disabitate, dei balli col mangiadischi la sera
sul molo, delle passioni per gli idoli musicali.
Fra i romanzi, forse "Blackout mentale"
dove c'è una componente fantastica molto
forte, dove il "viaggio nel tempo"
è intrigante, dove c'è il gusto
di analizzare il senso di gruppo presente (o
non presente) in una "band", dove
c'è un ideale di giustizia quasi divina
che trionfa e certe speculazioni azzardate della
scienza vengono messe sotto processo. Tutto
in armonia con il gioco che per me è
una caratteristica a cui non saprei rinunciare.
Cosa ti fa scrivere, un personaggio, un'emozione,
un dolore, il semplice gioco delle parole che
costruiscono un senso? Forse un po' di tutto questo. Un'idea che
mi nasce dentro e a cui poi ho voglia di regalare
un percorso in cui evolversi. Quando l'idea
c'è e mi corrisponde a pieno, tutto poi
va per conto suo. Le parole appartengono alla
mia mente, le dita sulla tastiera devono solo
seguire il ritmo. Il dolore ha dettato sicuramente
le poesie de "L'ultimo concerto" (The
last concert) che resta forse il lavoro più
sofferto in assoluto, il più "schietto".
"Doppio femminile" e "Mia forever"
nascono dall'esigenza di esorcizzare un dolore
e raccontarlo, sì. Ma sono comunque più
"distaccati" perchè sono nati
a distanza - sia pure breve- dal dolore stesso.
Altri libri, come ad esempio "C'era una
volta il metal" (costituito da tre racconti
lunghi sul mondo dei metal-kids a fine anni
80) sono, come i racconti di "Fuori dal
gioco" - apparentemente estranei a me,
meno autobiografici, ma mi rispecchiano in pieno
e lì c'è la voglia di entrare
in quel mondo, esplorarlo, raccontarlo a modo
mio,con un furore quasi nostalgico, come ad
appropriarmi dei sentimenti dei personaggi o
dare loro le mie tinte, la mia rabbia, la mia
giocosità. Ed ogni volta che leggo che
qualche ragazzo l'ha apprezzato e lo cita sul
suo blog, provo una felicità quasi infantile
per essere riuscita a comunicare loro le mie
emozioni.
Tu dici "Le parole appartengono alla
mia mente, le dita sulla tastiera devono solo
seguire il ritmo"....spesso ti si legge
e sembra di "ascoltare", il ritmo
si sente in ciò che scrivi...il ritmo
è nelle parole che la tua mente poi sceglie
o è nella tua mente e scegli le parole
per assecondarlo? Il ritmo è già dentro di me,
il ritmo è il mio vangelo, la mia filosofia
di vita, la mia fonte di energia. La calma,
la lentezza, non fanno per me. Quando scrivo
sento il battito delle parole e lo assecondo,
lo guido o forse è lui che guida me,
non l'ho mai capito del tutto. Forse per questo
la musica è sempre stata una parte dominante
dei miei scritti. Io adoro la musica, ogni mio
romanzo, racconto, poesia ha una sua colonna
sonora ben precisa. Ed in questo, anche inconsapevolmente,
ho in qualche modo ricalcato le orme della Beat
generation che ho comunque letto dopo aver già
scritto alcuni miei lavori.
Da un po' di tempo non pubblichi, ma.....come
"gira" la tua mente? Da un po' di tempo sono stanca dei "giochi
crudeli" degli editori che chiedono troppo
e poi ti lasciano al casello di partenza senza
benzina. Forse d'ora in poi pubblicherò
solo su internet che è un ottimo veicolo
per comunicare liberamente.Ho in testa qualche
idea e quando sarà abbastanza mulinante
nella mia mente, penso che la lascerò
filare sul rettilineo.Penso comunque che il
genere che mi rispecchia meglio è il
"thriller". E in questo senso il mio
"Games on the water", specie nella
nuova versione che ho stilato, con il primo
capitolo modificato, sia uno dei miei migliori
lavori, a livello romanzo. Mi piacerbbe rieditarlo
ed avrei avuto anche l'occasione di farlo, l'anno
scorso, dopo aver vinto un premio,ma ho rinunciato
per una serie di motivi personali.
La tua scrittura ha percorso diverse e interessanti
forme, il racconto, il romanzo, la poesia e,prima
di tutte, l'"articolo"...quale di
queste aderisce alla tua persona e quale alla
tua arte? Il racconto mi aderisce perfettamente, è
sintetico e veloce come me che non riesco a
pensare e ad agire che d'impulso, sfruttando
anche una certa elasticità mentale che
a volte lascia un po' sbigottito chi è
costretto a seguirmi. Il romanzo è più
articolato, a volte mi sfugge di mano perchè
non riesco ad agire a lungo termine, sono troppo
istintiva e a volte cambio idea strada facendo,
programmando già un nuovo traguardo.
La poesia mi si addice nei momenti più
lirici. Ma il complimento più bello che
mi hanno fatto è stato quando mi hanno
detto che riesco a scrivere poesie anche quando
scrivo in prosa. E addirittura me l'hanno detto,
se ricordo, parlando di articoli sportivi scritti
anche anni fa. Tutto questo è stupendo
perchè per me anche scrivere di calcio
e di sport in genere può essere poetico
e romantico (anzi "rock-mantico",
un termine che ho probabilmente coniato io e
che mi riflette perfettamente). Ecco, come giornalista
sono orgogliosa della mia antologia "Kontrokorrente"
(Fatti e strafatti del Belpaese e dintorni)
che contiene una serie di "corsivi"
quasi sempre ironici su personaggi e costume.
Mi sento "corsivista" e satirica nell'anima,
l'ironia è il mio mesitere e quel libro
mi ripaga di troppi anni vissuti come redattrice
in un'agenza di stampa dove "scrivere"
(per come lo intendo io) è un'utopia...
Nella tua carriera di scrittrice hai avuto
modo di gioire per riconoscimenti e premi ricevuti,
oltre che per tributi di stima, ma anche di
soffrire per vicende legate alle
storie che raccontavi: vuoi raccontarci il tuo
momento di maggiore gioia e soddisfazione e
quello che invece ti ha lasciato l'amaro? La mia più grande soddifazione per
qualcosa che ho scritto è stata la segnalazione
d'onore al premio Coni 2001 per il racconto
"A tempo scaduto" (la targa è
carinissima e la tengo sul tavolo del pc, non
me ne separerei neanche sotto tortura) . Vorrei
scrivere ancora di calcio e chissà che
non ne venga fuori qualcosa di buono. La segnalazione
d'onore del 2001 mi ha fatta felice anche più
del premio ex aequo in danaro dell'81, a volte
i piccoli trofei valgono più dei soldi.
E' stato bello ancora vincere il premio "In
poche parole" della Albus Edizioni con
il racconto"Passaggi&tiri in porta"
perchè è stata la prima cosa che
ho riscritto dopo un po' di tempo.
La delusione invece è stata la pubblicazione
di "Mia forever" liberamente ispirato
a Mia Martini. Non tanto per le diffide dei
vari parenti che si commentano da sè,
quanto per la "fuga" degli pseudo-amici
(uno in particolare che sapeva benissimo dell'uscita
del libro e intervistato, si è dissociato
sostenendo di esserne totalmente all' oscuro,
W il coraggio!) D'altronde purtroppo i fans
dell'ultim'ora di Mia, come li chiamo io, cioè
quelli che l'hanno seguita dall'89 in poi sono
quasi tutti bigotti, antiquati e terribilmente
depressi e seriosi. E amano crogiolarsi nell'immagine
da "perdente" che i media hanno cucito
addosso alla loro beniamina..E in quel romanzo
tutto può dirsi di lei, fuorchè
che sia una perdente...
Però devo anche sottolineare la frase
pronunciata dalla persona più importante
della mia vita, a commento di quel libro :"E'
una dichiarazione d'amore". Questo, mi
ripaga di tutto.
Bene...la colonna sonora del tuo prossimo
lavoro? Eh..è un segreto! Se la dico...l'idea
sparisce! Sono stata adottata dalla"scienza
non esatta", cioè la psicologia,
ma resto sempre soprattutto figlia di napoletani
e un pizzico di superstizione mi è rimasta.
Diciamo che potrebbe essere un revival
anni 60...ma non dico altro!!
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