A volte un libro può segnare le tappe di un' esistenza che forse mai sarebbe venuta fuori se la memoria non avesse acceso, indomabile, la voglia di far rivivere alcuni momenti, passaggi di un vissuto che non si arrende, che si batte con animo indagatore, nella speranza di lasciare una traccia dietro di se.
E' quello che accade in "Due soli", di Cerracchio.
Titolo molto ambiguo, che da adito a diverse interpretazioni, tutte valide, efficaci, ma che suscitano dilemmi, interrogativi, dubbi su quale sia il modo giusto, e più rispettoso, di trattare il titolo stesso.
"Due soli"; e due protagonisti?
"Due soli", un'affermazione totalizzante, imprescindibile, che offre al lettore due soli, intesi come astri, che segnano, raccontano la vita del protagonista:il calcio e le donne?
L'autore ci offre un quadro e uno spaccato di vita vissuta, quasi una pudica autobiografia, non sentendosi pronto a raccontare la verità fino in fondo, sulla sua vita privata, sui suoi rapporti con gli altri: la famiglia, le donne, la squadra di calcio, l'ambiente scolastico, prima, e quello universitario, dopo.
Tuttavia la narrazione, a volte prolissa, quasi stucchevole quando si abbandona al ricordo, vissuto, della sua squadra di calcio, la Lazio , lascia trasparire in controluce il ritratto di ognuno di noi, ventenni negli anni settanta.
Noi, con la nostre tensioni politiche, con l'eccitante esigenza di avere "tutto e subito", come diceva uno slogan del tempo.
E' un'annotazione continua, ripetuta: un modo sicuro di non dirsi addio.
La cronaca dei fatti quotidiani della gente, si intreccia con quella del protagonista, lasciandoci attaccati alle emozioni, per vivere una vita che "normale" non è più.
Il racconto si illumina, le parole indagano con inesauribile curiosità tutte le possibilità si sopravvivenza, persa negli avvenimenti dell'epoca(la crisi petrolifera, l'autunno caldo, i primi attentati). Pazientemente, Cerracchio investiga su una verità, sulla sua misura; e in quale misura regalare, al lettore, anche flebili speranze.
La diaristica cede alla psicologia, senza appesantire la narrazione. Anzi, arricchendola, nei tratti in cui l'autore si dilunga nelle sue memorie calcistiche.
I personaggi di questo "diario",si muovono tutti in una dimensione a tutti conosciuta, perché tanti sono gli elementi di condivisione che marcano questo itinerario narrativo.
Si scopre ,così, che l'ambientazione, e le sue mille facce, sono quelle che conosciamo, e che ci spingono ad una riflessione, a volte pacata, a volte no."c'ero anch'io, ma altrove!".
L'autore è sicuramente consapevole della forte carica motiva che il suo racconto trasmette al lettore; e per questo si propone come intermediario-fruitore tra i suoi personaggi e i suoi lettori.
Una memoir che scivola silenziosa verso la riflessione sulla nostra gioventù, sui suoi modelli, sulle esperienze vissute, senza tacere delle sconfitte, delle delusioni, anzi, traendo da esse la voglia di scoprire le possibilità di sopravvivenza, persa nel gran mare degli incontri di calcio, nei comenti dei tifosi, nel rapporto con la sua "lei".
Una prossemica sempre riproposta, traccia le coordinate lungo le quali corrono le voci dei personaggi, e se a volte la memoria spinge a ricordare male, perché l'attività del ricordare è molto selettiva, non c'è inganno nel titolo: "due soli", una storia di due ragazzi, che riguarda tutti i ragazzi di quel tempo, e che chiama alla riflessione sulla nostra epoca attuale.