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Apri le porte all’alba
di Elena Gianini Belotti
Pubblicato su PBH0
Anno
1999-
Feltrinelli
Prezzo €
15-
ISBN
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
1178
Media
81.15%
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Molti animali muoiono sulle strade, perché non si aspettano che passi un'auto (magari il traffico è modesto in quel momento) o meglio perché, a ragione, ritengono che quel territorio loro appartenga, come e forse più di quanto appartiene a noi umani. Sono fatti di ogni giorno, di cui si parla poco, che insomma non fanno notizia. Un altro fatto che desta poco interesse è la presenza tra noi di persone con grave disagio psichico: se in conseguenza del disagio nasce un delitto sì, allora se ne parla, ma normalmente no. Si pensa che ci sia una predisposizione genetica alla malattia psichiatrica (idea curiosa e che trovo, lo ammetto, abbastanza immorale, anche se utile alla vendita continua, vita natural durante, degli psicofarmaci). Della multiculturalità poi, in Italia, si parla pochissimo in modo serio; ogni tanto c'è la sparata di qualche politico terrorizzato dal fatto che Roma (o Milano o...) stia diventando la patria di tanta gente con abitudini e costumi diversi dai nostri (che sono per concetto quelli giusti), con un oscuro senso di minaccia, anche qui nella convinzione un po' spaventosa (ma in fondo tristemente ebete) che essere nati in un certo posto ci dia il diritto esclusivo ad escludere gli altri dal nostro mondo. Le nostre città, che a volte sono spaventose per gli anziani, specie se non autosufficienti, cui è di fatto negato il diritto di vivere dignitosamente: quel politico di prima (o un altro, non importa), proseguendo la serie delle "sparate", si lamentava che i marciapiedi romani fossero divenuti troppo larghi, col risultato che ci sono meno parcheggi. Che i marciapiedi vengano allargati perché un anziano col bastone, o perché no, in carrozzina, possa passarci comodamente, è un dubbio che non lo sfiora. Così, quando si legge un romanzo come "Apri le porte all'alba" di Elena Gianini Belotti, dove si parla degli argomenti qui sopra, ed anche di molto altro, e se ne parla con il desiderio di spiegare e di capire, senza farsi prendere la mano dai luoghi comuni, è come se finalmente un po' di intelligenza delle cose ci aprisse la mente. Doris, la protagonista, è una donna ormai di una certa età, ma che, come molte delle sue amiche, si sente ragazza dentro. E questo non è un modo di dire, ma significa prendere la vita come materiale di sperimentazione, con una specie di innata attitudine alla ricerca. Può sembrare anche snob, Doris, come quei romani di una certa cultura che vanno in campagna alla ricerca di un mondo incontaminato che non esiste (e probabilmente, aggiungo io, non è mai esistito), perché a Caprarola, ignari delle bellezze sparse a piene mani nel paese e nella campagna circostante, ci si dedica alla sagra della salsiccia, perché a Bomarzo ci sono torme di ragazzini in gita scolastica, intenti alle loro merende più che alla scoperta dell'arte. In realtà, però, il romanzo si carica di un sentimento più profondo nell'incontro con il disagio, con la difficoltà, che può essere quella del corvo che muore attraversando la strada, o dei due cigni uccisi "per divertimento" (!) a Villa Borghese, ma naturalmente anche del proprio padre, con difficoltà di deambulazione, e del personaggio per conto mio più riuscito ed inquietante del romanzo, l'ombrosa signora Sebastiani, la "matta" che il condominio, con la sola, e coraggiosa opposizione di Doris, e dell'amica e femminista convinta Irene, vuole cacciare. La signora Sebastiani nasconde un segreto, che non va svelato, ma è certo meno "matta" di tanti di noi, che ci proclamiamo savi (e magari anche saggi). E poi c'è il ragazzo egiziano Moam e la capoverdiana Margarida, che incespicano sull'italiano, in modo non sempre convincente (ma va detto che è molto difficile rendere la lingua di un adulto che inizia appena a parlarla), ma rappresentano un po' la gioia di vivere: allegri come cinciallegre, avrebbe detto Moam. Ci sono le riunioni femministe, anche in certo senso la loro ingenuità e un po' forse tenerezza, pur nella serietà e, diciamolo anche, urgenza delle tematiche trattate. E c'è il desiderio di affetto, perché no, anche in senso sessuale, delle donne di una certa età, un vero e proprio tabù della nostra epoca che finge di essere tanto trasgressiva, desiderio di essere amate per quel che si è, anche per il tempo che è passato, ma amate completamente e senza dover necessariamente costruire rapporti duraturi, se i precedenti sono falliti (per inciso, quanti rapporti coniugali falliscono o per meglio dire terminano: è un merito dell'autrice non aver paura di parlarne e cercare, ancora una volta, di capire perché). Su tutto, domina una lucida e non pigra, ma attiva ed interessata, indulgenza, nella consapevolezza che per cambiare il mondo (ammesso che esso voglia esser cambiato) dobbiamo prima ad uno ad uno, e l'uno con l'altro, rivedere i nostri errori, prender distanza insomma da noi stessi. E' sempre la scrittrice che negli anni '70 ebbe un notevole successo con "Dalla parte delle bambine": la mano è la stessa, l'attenzione alle cose è, se possibile, ancora maggiore. Significativamente, in un paese strano come l'Italia, un libro di questo livello non lo trovate su IBS, dove è esaurito: forse su altri siti, come www.libreriauniversitaria.it, ma in ogni modo, suggerisco, val la pena di cercarlo (magari in qualche biblioteca pubblica).
Una recensione di Carlo Santulli
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
Prezzo Amazon 8.31 euro
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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