“Tutti vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più si allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va nel senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza.” (Seneca, De vita beata)
L’uomo fin dalla sua comparsa è alla ricerca di questo stato di benessere. Secondo Seneca la felicità risiede non nel piacere, ma nella virtù, nell’autodisciplina che l’uomo deve imporsi davanti alle emozioni e ai piaceri, in una vita conforme alla nostra natura, cioè nella ragione; l’uomo felice è artefice della propria vita, in quanto non si lascia mai vincere né condizionare dalle cose esteriori, pronto ad accettare le conseguenze delle sue azioni.
Insieme alla ricerca di una beatitudine terrena e quotidiana, siamo continuamente alle prese con la scoperta del senso concreto della vita, con tutto quello che implica un simile lavoro: interrogazioni, introspezioni, ricerche interiori ecc; per qualcuno l’idea stessa di una "vita felice" diventa l'obiettivo dell'esistenza, guida per trovare un proprio equilibrio, ma anche per suggerire agli altri una strada semplice e alla portata di tutti per affrontare tutto quello che ci capita, tanto incomprensibile quanto meraviglioso, nel mare di salite e discese che abbiamo preso l’abitudine di chiamare Vita.
“Per raggiungere la felicità bisogna assecondare la propria natura, non inseguire progetti impossibili, apprezzare quello che si fa. E saper sorridere, soprattutto di se stessi.” (Teodoro Lorenzo, De vita beata)
Con queste parole, come ci aveva promesso, semplici e facili da mettere in pratica, quel qualcuno inizia la “parabola” della sua vita e ci invita, man mano che la storia avanza, a interrogarci sui nostri progetti e bilanci, sulle aspettative e le delusioni, sui valori con i quali ci siamo costruiti una identità e su quelli che abbiamo lasciato in disparte quando abbiamo creduto di dover scendere a patti con l’esistenza.
La storia inizia come tutte le storie: una nascita e una dichiarazione sconsolante (“è proprio come tutti gli altri”) da parte di genitori felici e fiduciosi nel futuro, già deciso del nuovo arrivato: riscattare le generazioni passate e future della famiglia dall’anonimato e dalla mediocrità. Massimiliano, con un nome così importante ed altisonante, come minimo, sarebbe diventato un imperatore!
I desideri, le aspettative e tutte le speranze dell’intera marasma di parenti in un nobile destino, riempiono sempre di più il cammino impervio della vita di un bambino troppo normale (comprese le paure del buio, dei temporali e dell’aereo) per essere accettato dai genitori, che aspettano instancabili di vederlo svelare la sua natura eccezionale. Quando questa, in qualche modo arriva, si materializza nella convinzione di poter affrontare a viso aperto il mondo come scrittore.
“I miei futuri libri aiuteranno la gente. Non ci saranno più ingiustizie e inimicizie, abusi e soprusi, privazioni e preoccupazioni; non ci saranno più neanche le rime, perché ne sopravviverà una sola: cuore e amore, e questa riempierà la terra, le altre non serviranno più.”
Ma le materie del passato gli ingombrano la mente e inibiscono l’ispirazione, perciò l’unica soluzione che riesce ad intravedere nel buio totale della sua vena non sfogata che rischia di scoppiare, è la cancellazione del passato con l’aiuto ovviamente di uno psicologo.
“Con i tempi che corrono paranoia, alienazione, frustrazione sono divenuti di moda e chi oggi non possiede una nevrosi non si può considerare un individuo sano e perfettamente normale. Le nevrosi sono entrate prepotentemente nella nostra vita quotidiana, ormai sono considerate alla stessa stregua di un vizio spiacevole, come il fumo, e come tali sono accettate da tutti. Quindi non c’è nulla di più facile per uno scrittore in cerca di soggetti che narrare la propria vita.”
La storia di una vita stracolma di eventi inaspettati e stravolgenti, è alleggerita dall’umorismo e dall’ironia, che scacciano via la fatica di andare avanti nonostante lo scontro con l’amore caratterizzato dalla brutalità delle favole moderne (uno scarpone, al posto dell’elegante scarpina da principessa, e per giunta ricevuto in pieno naso).
Ci ritroviamo in tanti nella storia di “un uomo che al momento della nascita doveva diventare imperatore, che durante la giovinezza pensò che il suo destino fosse quello di diventare uno scrittore e che alla fine decise di fare il pescatore.” Inseguiamo sogni, ma non i propri destini; tentiamo di sfuggire dalla nostra vita e combattiamo battaglie che non sono le nostre; siamo sempre alla ricerca della felicità senza comprendere che la vera vita è già dentro di noi: sincerità, lealtà, amicizia. Solo afferrando il vero concetto di Vita beata riusciremo a non riporre le nostre proiezioni sulla vita dei figli (chi non ha avuto la possibilità di studiare spera che il proprio figlio completerà gli studi e riscatterà questa pecca; chi aveva velleità artistiche sogna un figlio pieno di talento che soddisfi il suo desiderio insoddisfatto) lasciandoli liberi di di seguire il destino che loro stessi scelgono e vivere per se stessi la loro felicità.