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Vento scomposto
di Simonetta Agnello Hornby
Pubblicato su SITO
Anno
2009-
Feltrinelli
Prezzo €
15-
412pp.
ISBN
8022264780193
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
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78.9%
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Proteggere i bambini dagli abusi, è un intento nobile, anzi potremmo dire che è uno degli obiettivi più alti che uno Stato che voglia definirsi tale possa proporsi.
Ci sono leggi e sistemi di prevenzione dedicati a questo scopo in tutti i paesi: per esempio, nella realtà britannica, il Child Protection Act ha portato negli ultimi decenni, a cercare con un approccio razionale ed una struttura preventiva ed organizzativa di servizio sociale apposita, di affrontare con forza il problema della violenza psicofisica sull'infanzia, che ha tuttora un costo altissimo per la collettività, proprio in termini di individualità cui un sano ed equilibrato sviluppo è impedito.
Razionale, dicevo, e molto improntato sulla mentalità britannica, volta ad un'osservazione e monitoraggio dei comportamenti anomali, specie all'interno della famiglia, ovviamente, il che porta alle volte a dei risultati paradossali, come lo è paralizzare la manifestazione di quell'affettività che i bambini richiedono per un corretto sviluppo, nel terrore che le attenzioni degli educatori e dei genitori non siano “buone”, ma non incidere sulle manifestazioni “cattive” (c'è un termine più appropriato, ma volutamente non lo uso, perché Google potrebbe includere questo testo insieme ad altri di natura tutt'altro diversa, e, diciamocelo, immorale).
Il risultato netto è che in pratica il Child Protection Act non funziona sempre come dovrebbe: perché gli esperti sono tutt'altro che infallibili (e quante ce ne sarebbero da dire, a proposito di questo, anche da noi), e più in particolare, perché ognuno porta la sua storia in ogni giudizio della propria vita. E storia significa ricchezza, sentimenti, amore, ma significa anche, disgraziatamente, pregiudizi: non ci liberiamo mai completamente dal contesto da cui usciamo. Questo dato di fatto, che noi neolatini diamo quasi per scontato, anche se non sempre conduce a pratiche socialmente accettabili (la raccomandazione, il piston francese, ecc.) è tuttora abbastanza sconvolgente per gli anglosassoni, per cui la soluzione alla mancanza di obiettività assoluta (che credo sia purtroppo, se contenuto entro certi limiti, inevitabile) è spesso la richiesta di altri pareri, altre motivazioni, altri dati, ecc. Ma attenzione: come si fa ad ammettere che un esperto può sbagliare, e non per un profondo motivo scientifico, ma proprio perché era poco attento, stressato, eccessivamente condizionato dalla vicenda? Non è facile, e nell'ambito britannico, che conosco un pochino, si trovano spesso ingegnosi metodi per girare attorno al problema, cercando, senza offendere professionalmente l'esperto poco “efficiente”, di sortire lo stesso risultato per l'assistito. Ma siamo sicuri che sia lo stesso, essere riconosciuti innocenti e non andarci proprio sotto processo?
Scusate la lunga premessa, ma mi serviva per introdurre un romanzo veramente bello e ben scritto, e specialmente vero, con personaggi fortemente caratterizzati, magari nevrotici, sotto pressione, ma come quelli che potete incontrare ogni giorno per strada. E non cerchiamo di confinarlo nell'ambito del legal thriller: in verità, c'è ben di più. Si tratta di “Vento scomposto” (“There's nothing wrong with Lucy” nella versione inglese) di Simonetta Agnello Hornby, che proprio di queste problematiche di sicurezza dei minori si occupa, anche a livello di insegnamento universitario, a Londra.
E' una storia atrocemente possibile, perché non c'è un dettaglio della situazione che sia caricato o surreale, tutto fila perfettamente e, se alcune cose orribili accadono, altrettante ne accadono di tenere o almeno incoraggianti. C'è una sorella abusata dai fratelli ed un uomo con attenzioni particolari verso i bambini, una maestra d'asilo frustrata e forse non proprio a posto con la testa, ma anche una povera donna africana che cerca di nascondere, forse anche a se stessa, di essere analfabeta, un'anziana signora scozzese con la mania dei Lego e una segretaria di uno studio legale che cerca veramente di immedesimarsi nei problemi dei propri clienti, come non si dovrebbe fare, a quel che tutti dicono, ma come in realtà ben pochi per fortuna fanno in realtà. Tutte queste cose, e molte altre, non accadono perché l'autrice abbia un messaggio preconfezionato all'inizio, ma perché la complessità fa parte della vita, e quindi la morale della storia, che è tanto forte e decisa, quanto calata nella pratica del mondo, non può che giungere, forse inattesa ma preparata con grande cura, alla fine, quando tutto si scioglie, in qualche modo.
La storia è centrata intorno a Mike Pitt, un padre di due bimbe, Amy di otto anni e Lucy di quattro, che è accusato di aver abusato della minore, forse, a ciò che si evince da una prima perizia, proprio da sua figlia. Mike è un padre affettuoso, anche se non granché presente, proprio nel senso di “a casa”, per il tipo di vita di competitività rampante che svolge, che è poi quella che gli permette di avere quei soldi che già Lucy individua come scopo primo del lavoro del suo papà. Però i Pitt, famiglia piuttosto ricca che si trova in un contesto, quello di Brixton, non particolarmente agiato.
Le cose si complicano, perché Mike, pur non avendo, almeno da quel che si vede, comportamenti particolarmente negativi, ha il difetto di non essere simpatico quasi a nessuno, ed il fatto che sua moglie Jane continui a proclamare la sua innocenza ha paradossalmente quasi l'effetto contrario di accrescere i sospetti dei servizi sociali e di tutto il sistema. Naturalmente, né lo svolgimento né il finale vanno rivelati. Bisogna tuttavia dire che “Vento scomposto” apre uno spiraglio su un aspetto estremamente importante dell'atmosfera in cui viviamo, e cioè questo continuo clima di sospetto, che, mi permetto di dirlo, non si limita alla Gran Bretagna nè alle aule di tribunale, ma travalica anche le mura, per esempio, di molti dipartimenti universitari. Pur essendo un'opera di fantasia (ma non irreale, affatto) questo romanzo di Simonetta Agnello Hornby chiarisce perfettamente come, se non usciremo da questo clima, avremo difficoltà a costruire una società nuova.
Una recensione di Carlo Santulli
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
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Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
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