“Quando nella vita reale la gente comincia a ispirarsi ai film horror, vuol dire che tira una brutta aria.”
Anche l’autore di questo romanzo è come se ci raccontasse un film horror. Un film di vampiri; di caccia ai vampiri, esattamente. Vampiri, non-morti e affini. Non la passione di tutti! Ma l’ambientazione nostrana, le marche stranote di orologi, scarpe e vestiario, i prezzi come quelli che conosciamo noi, e una certa simpatia che scaturisce dagli strampalati Claudio - l’io narrante - e Vergy, ci spinge ad andare avanti, curiosi.
(Claudio Vergnani... ‘Claudio’, ‘Vergy’. Compris?)
È un’Italia post-apocalittica ma stranamente familiare. Poi ci sposteremo a Parigi...
Si va avanti tra ottime citazioni, letterarie, cinematografiche e musicali. Oltre 500 pagine di avventure assortite che i due personaggi principali, insieme a qualcuno di contorno, vivono al servizio di un eroe che risponde al nome di Paride.
Quando il concetto di credibilità non si pone, è più facile narrare. Punto e accapo e... dilagare! Un paio di succhiasangue vengono fatti fuori (nel sottobosco vicino a un fiume, in un’ex centrale elettrica, più tardi dentro una fabbrica abbandonata, ecc.) e già bisogna accorrere a stanarne e cacciarne altri. “Le frattaglie calde cadevano a terra con un suono ripugnante.” Non mancano le descrizioni accurate di dettagli veramente schifosi e, al tono elegante del racconto, si intrecciano espressioni talmente colorite da risultare turpiloquio.
Mi dite che è il linguaggio corrente?
E sia.
Claudio e Vergy si sentono cool e, pur se sono due poveri morti di fame, il ruolo di “ammazzavampiro” gli si addice molto bene. Diventa la loro missione di vita.
Ora: nel tentativo di fare i duri, si può cadere anche nell’ingenuità. Ed esprimere il contrario di ciò che si voleva dire. Chi è veramente in gamba? Chi ama per davvero e chi, invece, odia? Inoltre, scrivere copiosamente, e soprattutto con abbondanza di particolari, non aiuta a essere precisi, né più comunicativi.
“Elisabetta ci attendeva sotto un albero. Al suo fianco era disteso Rex, il cane lupo che, qualche tempo prima, in circostanze drammatiche, era diventato il suo inseparabile amico.
“Stava leggendo un libro.”
Ma chi, Rex?
A parte questa e altre poche sviste (o è una scelta stilistica?), si tratta di un romanzone piacevole, scritto bene. Si procede tra vari bagordi e la sempiterna mattanza di mostri, ma il sottotesto è composto da Amicizia & Amore. È come un viaggio reale in posti assai conosciuti ma... un po’ sbilenchi. E infestati.
Padronanza del linguaggio impeccabile, ritmi quasi sempre serrati.
E chi è il 36° Giusto?
Lo scopriremo insieme, cacciando.