Quando un’autrice riesce attraverso l’utilizzo delle parole a rendere la realtà descritta come un susseguirsi di immagini azzeccate e sapientemente inserite tra le maglie delle strofe, allora è possibile definire il risultato un più che apprezzabile insieme di componimenti poetici. A tratti sembra di trovarsi di fronte a un quadro impressionista: la descrizione della città, delle persone che la abitano, della vitalità e dei sentimenti che la popolano viene resa nella lucida e diretta semplicità di un en plein air steso a pennellate in bilico tra delicatezza e aggressività.
“L’amore svicolato
tra glicini assolati,
il vento tra rosoni
di chiese sconsacrate.
Le dritte, gli appunti
sul senso delle cose
ritornano in un caffè
scontroso, flutto
di vomito amaro
da un buco di passato.”
(estratto di “Metamorfosi” da “Canti metropolitani”)
Le poesie presentate al lettore sono suddivise in capitoli, argomenti che in fin dei conti si intrecciano e consentono di giungere a una lettura più chiara delle intenzioni dell’autrice; tuttavia traspare anche la necessità di voler proporre una riflessione che non deve essere per forza di cose univoca, ma che lascia una significativa libertà all’interpretazione, soprattutto in riferimento all’esperienza soggettiva dell’individuo. È proprio in relazione a quest’ultimo che è reso possibile il contatto tra ciò che viene esperito e le sensazioni che tale esperimento scatena dentro l’essere umano.
La sezione dedicata alla città delinea in maniera vivace un ambiente in cui a volte può bastare la semplicità di un susseguirsi di immagini familiari agli occhi di qualsiasi lettore, valendosi di un linguaggio poetico snello e un ritmo ben costruito, per dare spazio ad una fantasia o ad un ricordo della propria quotidianità. In questa ricerca di narrazione della metropoli non possono mancare riferimenti alla modernità più spinta: la tecnologia diventa cuore pulsante o comunque elemento determinate di alcuni componimenti, nei quali si riscontra appunto una ricerca dei valori più contemporanei della società che è in continua fase evolutiva.
Laddove l’amore diventa tema fondante di un capitolo, arretra in maniera decisa la metropoli per consentire ai sentimenti di prendere il sopravvento; un mutamento che si risolve in versi che non trasformano minimamente le proprie peculiarità e mantengono un’energia e una vitalità riconoscibili. Lungo lo scorrere dei versi si percepisce una malinconia, talvolta la nostalgia di determinate sensazioni, il desiderio espresso quasi sottovoce di qualcosa che è mancato e di cui non si sarebbe mai voluto fare a meno. Questo tema tra l’altro è riproposto laddove l’autrice rivolge la propria attenzione alla figura del padre: un evidente richiamo ai ricordi e al ruolo del genitore si dipana in maniera coinvolgente e commovente all’interno delle strofe nell’emozione dettata anche solo da un semplice gesto o da un ultimo saluto.
Rossella Luongo propone una poesia attenta agli aspetti più sostanziali di quest’arte: la musicalità è concessa dal ritmo e da una grafica piacevole accompagnata da un livello fonico convincente. Per quanto riguarda il contenuto, molto interessante la qualità e l’eterogeneità delle tematiche trattate e delle figure proposte; da segnalare anche l’abilità nel rendere al lettore tale complessità attraverso un’apparente e semplice linguaggio poetico.
“Un monogramma
di sale rotola
dalle scale infiaccolate
della notte, si tuffa
in abissi marini
riemergendo
in occhi liquidi e chiari
- contra –
incedono le ombre
gelate d’inverno,
in grandine delusa
la notte si oscura
rottamata sui vetri
dei sogni, tramontando
in alfabeti spezzati.
(“Chiaroscuro” da “Canti metropolitani”)