Questo libro è di difficile definizione: potrebbe rientrare tecnicamente nella categoria del “romanzo epistolare”, dal momento che risulta in effetti composto esclusivamente da una sequenza di raccomandate A.R. che il protagonista, tale Antonio Senso, indirizza all’amministratore del condominio romano in cui risiede. Da alcuni elementi che veniamo ad apprendere fin dalle prime pagine, tuttavia, ci rendiamo conto che si tratta di un “romanzo epistolare” piuttosto anomalo, per almeno due motivi: il primo è che le lettere sono scritte da una sola persona, e che manca quindi lo scambio che è una delle caratteristiche fondamentali della corrispondenza, ed il secondo è che queste lettere vengono trattenute dal mittente presso la propria abitazione senza essere mai spedite, fino a costituire un tutto unico che il destinatario non riceverà mai, cosa che apprendiamo dall’introduzione.
L’avvio appare del tutto banale: l’inquilino Senso desidera informare l’amministratore del fatto che da diversi giorni il suo appartamento è infestato da un tanfo insopportabile, presumibilmente a causa di un guasto verificatosi nella colonna di scarico del palazzo, perciò lo invita a provvedere affinché venga effettuato un intervento di verifica per risolvere il problema.
A una prima, innocente missiva scritta nel modo più neutro possibile, iniziano tuttavia a seguirne altre che modificano continuamente l’esposizione oggettiva dei fatti, evidenziando l’insoddisfazione del protagonista che non si decide a spedire questa sua raccomandata A.R. perché non appare mai convinto di quanto ha scritto.
Inizia così un crescendo maniacale, che al principio lascia il lettore leggermente perplesso, se non un poco annoiato dalla ripetitività del testo, ma che poi lo coinvolge in quanto le lettere si trasformano rapidamente in esternazioni della evidente follia del protagonista.
Antonio Senso, artista mancato e squattrinato, usa il pretesto delle raccomandate al suo amministratore per trasmettergli tutti i suoi rancori personali nei confronti dell’esistenza, a partire dalla fidanzata che lo abbandona con la scusa dell’invivibilità dell’appartamento invaso dagli odori mefitici, passando per le antipatie verso gli altri condomini, descritti ferocemente in tutte le loro debolezze umane, fino all’odio per il mondo in generale che non ha apprezzato a dovere le sue opere, in un delirio totale che conduce ad un finale assolutamente imprevedibile.
Un romanzo senza dubbio piuttosto originale, ma da non regalare assolutamente a chi eserciti la professione di amministratore di condominio, onde evitare di causargli qualche incubo notturno…