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Il sentiero (Poesie d'amore)
di Maurizio Piccirillo
Pubblicato su PB15
Anno
2003-
Il Foglio
50pp.
ISBN
Una recensione di
Carlo Santulli
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La ripetizione liberamente sensuale e caldamente ossessiva nelle poesie di Maurizio Piccirillo spiega l'amore come frammento, come scheggia di una vita che in realtà è “altra”, altra nelle sue fobie, da cui l'amore libera, o altra nella solitudine, che sopisce l'anima e che rappresenta l'ineluttabile destino da cui l'amore aiuta a fuggire. Il consumarsi di una candela, la sincope di una danza, la musica di un violino e lo scendere della sera possono essere tutte metafore di questa condizione umana, che aspira all'amore infinito ed è sempre compressa, se non raggelata, dalle circostanze della vita reale. In tutto questo, nell'immagine della donna amata, che può essere uguale e sempre diversa, lungo un sentiero fittizio, ma luminoso, che la poesia stabilisce, si spegne e si esaurisce la persona del poeta “In un angolo di una stanza vuota/si accartoccia/la mia presenza”. E' un'alternarsi presenza/assenza, un inseguirsi voluttuoso non meno che conviviale, misterioso, ma palpabile ed appunto sensuale “scorgo il tuo passaggio felice/celato/tra dietro gli alberi”, dove l'amore è leggenda, ma la leggenda non ne impedisce lo svolgersi ed il dispiegarsi tra le circostanze dell'esistenza. Il gioco dei rimandi e degli inseguimenti da un'immagine all'altra e da un incontro ad un altro, si interrompe in un'attesa, dove l'ansia dolorosa è mitigata da una sottile e vivace speranza: “ora attendo/in pacato silenzio/il tuo ritorno”. C'è una malinconia persistente ed insieme una voglia di vivere, di “truffare la morte” in certo senso, come nell'immagine dei giovani abbracciati sulla panchina “nella speranza/di invecchiare insieme”. Si sente, da parte del lettore, la necessità di fermarsi, di interiorizzare queste brevi liriche, che pur muovendosi su un piano di totale estroversione ed aperta dichiarazione d'intenti, hanno un loro significato, una loro bellezza un po' sfrontata. E allora si comprende che il referente di Piccirillo è nella classicità, nella sincerità assoluta, un po' catulliana dei carmi d'amore, e che è all'amore classico che l'autore chiede, forse inconsapevolmente, di liberarci da quella vita moderna che, pur complessa e ricca, può evolversi in angoscia e disincanto. Sta al recensore, con un certo superficiale rossore, ammettere che in “Sentieri”, tra gli alti e i bassi di una natura poetica giovane ed esuberante, esiste un senso di misura, seppure irrequieto, una misura che porta ad un gradito ritorno a valori ed a sentimenti che conosciamo e che non possiamo impedirci di apprezzare. Sono versi che sembrano a volte consueti, antichi, ma che ripetute letture ci garantiscono come solidi e meditati, oltre che musicali e sonori, al di là della fretta apparente dello schizzo lirico. Una silloge breve, che si legge d'un fiato, e che ha la voce della sincerità, una sincerità ingenua, ma non banale, velata di un amore intenso, che solo può salvarci dalla dispersione e dall'oblio.
Una recensione di Carlo Santulli
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
Prezzo Amazon 8.31 euro
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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