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Dall'alberato già si staccano foglie
rivivrà tra poco per le vie
la calca e il frastuono del gregge umano
lontanissimo men calmo sarà il mare
deserti i lidi offesi e i litorali
più breve volgerà il giorno e meno sarà la luce.
L'ambra svilendo poco resisterà
su braccia nude e petti scollati.
Con cadenze stagionali tutto si ripete
al teatro per seguire il canovaccio
cambia sceneggiatura la vita.
Siamo i testimoni di un sornione accadere
che nella sua essenza ultima mai muta
e mai sorpassa ogni congettura
di cambiamento inevitabilmente
illuso breve e fugace.
Son sessant'anni e passa
che vedo fiori nascere e morire
che mangio castagne uva e arance
che le cose volgono al meglio o al peggio
e non cambiano mai, aspetto mirabilia
immagino sorpasso di vedute
spio venture sventure di destini.
Il giradischi, il mangianastro l'aifai
ma la musica che pur s'annuncia diversa
è sempre la stessa, è inganno se sembra altra.
Cenere-rinascita rinascita-cenere
e così si va avanti all'infinito.
Ci imbottiamo di prosopopea
noi sedicenti dotti di nulla
che non sappiamo un'acca
di noi stessi e del mondo
disubbidienti espulsi dal cielo
pregni di fandonie esistenziali:
parliamo di tutto senza comprendere niente!
Facciamo silenzio e risparmiamo il fiato
ascoltiamo la voce e le inflessioni della vita
e rubiamo qualche scaglia di saggezza
per ancora credere al miracolo che viviamo.
©
Angelo michele Cozza
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