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CIRCO (circus) fuori Berlino anni ’30. Circo se ne sta tranquillamente seduto, incurante del rumore e della baraonda che dilaga nelle strade dentro trapezisti in bianco e nero appaiono e scompaiono sotto il tendone di carta velina e il tempo rimane sospeso aggrappato da qualche parte. Gli elefanti seduti intorno alla pista guardano divertiti lo spettacolo e con lunghe proboscidi degustano noccioline comprate in un bar poco lontano fuori le stelle sono momentaneamente assenti e l’aria è ghiacciata e densa, tanto dura da poterla toccare. Il primo clown riposa sulla sua roulotte scassata e steso vicino al giradischi, sogna gli scherzi di tutta una vita “E’ la vita ad essere uno scherzo” borbotta mezzo addormentato. dentro ballerine in tutù sfrecciano in equilibrio sopra dorsi di cavalli scheletrici, dietro le quinte ronzini invidiosi divorano zollette e battono gli zoccoli a terra alzando una lieve polvere luccicante fuori gabbie gabbie e gabbie, i cuccioli giocano tra le sbarre e limano le unghie. Luce quadrata artificiale a blocchi rotola dentro le loro tane di ferro, righe, ombre e linee perfette riassumono la noia in pochi metri. Circo siede sopra una piazza di sabbia, tra rottami ed erbacce adesso l’impresario ciccione entra in scena insaccato in un completo fucsia e con abile maestria dirige i numeri che il più delle volte sono dispari. Scimmie volano lontano e rubano pezzi di luna distribuendoli ai pachidermici spettatori. Donne grasse ballano pericolosi can-can su palchi traballanti e singhiozzanti. L’impresario sorridendo tiene il tempo EIN ZWEI DREI uomini cannone, donne scimmie, nani ingobbiti, mostri umani e uomini in giacca e cravatta marciano obliqui EIN ZWEI DREI Un tromba stonata e arrugginita inizia a suonare sfiatare e suonare PEE PEE e via e via e via e via tutti corrono EIN ZWEI DREI continua ad urlare l’impresario rosso in volto. L’aria fuori così dura si spezza e rimane …qualcosa circo è pieno di colori si gonfia, si gonfia e si gonfia ancora salta fuma si illumina esplode. FRANK “Che cazzo di vita di merda” sputa Frank sul marciapiede. Con una mano si gratta la testa e con l’altra cerca una sigaretta in tasca, la sua barba lunga di tre giorni è grigia e dura come ferro. Frank pensa a quanto sarebbe bello se tutto esplodesse proprio ora. Butta gli occhi su una pozzanghera grigia e striata di giallo puzzolente e malaticcia “Ecco sono come lei” pensa infilando la sigaretta tra le labbra screpolate. Nuvole attraversano gli alti palazzi. uccelli attraversano le nuvole, la scia lasciata da un aeroplano infilza uccelli e nuvole. Frank al momento vive con il suo cappotto logoro. Ha venduto l’anima e ipotecato il cuore ma i soldi sono finiti. Ora vorrebbe bruciare insomma in qualche modo finire ma il coraggio gliel’hanno tolto da piccolo. Avvilito aspira un po’ di fumo e lo ingoia, in qualche modo deve pur riempirsi. I suoi occhi rossi e stropicciati fissano la pozzanghera tumefatta e le sue labbra sussurrano “Ecco sono come lei”. LILITH Timida ti rifugi nelle tue dita schizofreniche, io in un labirinto immaginario e intanto le pareti si colorano di rosso sempre di più, sempre di più. Siamo in silenzio ma parliamo lo stesso Siamo in silenzio ma parliamo lo stesso Blocco le tue mani una parola senza significato due buchi neri mi risucchiano le ossa si frantumano il fuoco brucia, il fuoco brucia. Sei nuda e osservo rapito la tua pelle così bianca, bianca e ancora bianca pelle di fantasma… La mia penna è piena di sangue e tu diventi una pagina viva. Dilago nell’epidermide, la scalfisco piano piano, un piccolo brivido ti attraversa quando soffio per asciugare l’inchiostro. Adesso sono dentro di te, non esisto più rimane una poesia eterna per la donna il cui nome significa vita.
©
Luca Barchiesi
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