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S'increspa il mio dispetto
tale e quale a questo mare
che in faccia mi schiaffa
la vastità, sua, invincibile
ed il buonsenso di primigeni abissi
Potessi, candido apprendista
comprenderne l'imperturbabile inquietudine;
giungere al midollo del suo oceanico distacco
e dal filone d'aureo abisso
estirparne ciò che basta per forgiare
una corazza d'inespugnabile difesa.
Nulla t'inquieta
Istigatore di maree.
né del tuo respiro, il flusso, muta;
neppure gli spasimi del mondo
che al tuo orizzonte accorre
per versare le sue affannose lacrime.
Credulo della tua quiete
gli occhi velo
il pensiero infiacchisco
e le membra,
sulla zattera salmastra,
sciolgo.
Ed è allora che ti sollevi!
in giogaie spumeggianti ed assassine
vertiginose rupi di cupe azzurrità
che crollano, su di me, con sapida crudeltà.
©
Alessandro Cancian
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