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Viaggio la città
in un paio di calzature logore.
Cicerone della mia stanchezza
di uomo svanito.
Sono solo un tizio,
fra passanti che si credono
i soli battezzati con un nome,
perché privi dei miei difetti.
Del mio cappotto usato,
la mia bottiglia, collo di cigno,
da trattenermi accanto nelle sere buie.
Io sono il possessore della loquacità del cielo
che a ogni viaggio di nuvola
sa arredare il mio niente
con un tetto diverso.
Sono il tizio della panchina,
trono di un re,
con una riga di sporco sulla fronte
a fingersi corona.
©
Miriam Ballerini
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