Un S, o sîrmă-ndoită de degetele lui Dumnezeu
între police şi index,
între pedeapsă şi inspiraţie,
asta sunt eu de-acum: un om în formă de S.
Cu cîtă pricepere m-a lucratăbdător Creatorul,
mi-a modelat încet în multele nopţi coloana,
crengile merilor din Ardeal pe dealuri
la fel se-apleacă, tot mai mult, spre pământ,
în preajma unui cimitir de ţară,
în grdina unui prieten
deasupra Teiuşului.
Ca o solniţă de Cellini m-a rotunjit în faţă,
un cărăbuş de mai, greoi şi totuşi zburând
prin livezile vârstei, cândva,
acum, poposind pe liniile căii ferate,
mai des,
pe mîinile care rup pâinea şi toarnă
în căni vinul aspru din damigeană;
sub ploaia de vară în lumina Rusaliilor.
Un S, o sîrmă-ndoită de ochelari cu lentilele crăpate,
prin care văd ochii albaştri ai lui Isus
privindu-mă cu blândeţe.
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Traduzione
S ITALICA (1)
Una S, un filo di ferro piegato dalle dita di Dio
fra pollice e indice,
fra punizione e ispirazione,
questo ora son io: un uomo a forma di S.
Con quanta bravura mi ha pazientemente costruito il Creatore,
modellando lentamente per lunghe notti la mia colonna,
i rami dei meli transilvani sulle colline
si piegano come me sempre di più verso terra,
nei pressi di un cimitero di campagna,
nel giardino di un amico
sopra la cittadina di Teius.
Come una saliera di Cellini mi ha arrontondato in avanti,
un calabrone di maggio, pesante eppure che un tempo volava
fra i frutteti degli anni
ora soffermandosi più spesso sui binari
delle strade ferrate,
sulle mani che spezzano il pane e versano
dalla damigiana in tazze di terracotta il vino aspro,
sotto la pioggia estiva nella luce di Pentecoste
Una S, il filo di ferro piegato degli occhiali, con le lenti crepate
attraverso le quali vedo gli occhi azzurri di Gesù
che mi guardano dolcemente.
1 Ambiguità carica di suggestioni in quanto in romeno la parola "italic" vuol dire "carattere corsivo" e perciò intraducibile
La traduttrice
Gabriela Lungu è docente di letteratura italiana alla Facoltà di Lettere dell’Università "Babes-Bolyai" di Cluj (Romania). Traduce dall’italiano da quasi 20 anni. Fra i suoi lavori: romanzi di Piero Chiara, Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Alberto Ongaro, Alessandro Perissinotto, ma anche I pensieri di Leopardi, Flatus Vocis di Corrado Bologna, Proust e Vermeer di Lorenzo Renzi. Ognitanto prova (con molta timidezza) fare il contrario: tradurre opere romene in italiano, perché desidera ardentemente che la letteratura romena sia più conosciuta in Italia. A volte qualcuno si rende conto della sua esistenza come traduttrice e allora può anche succedere che riceva un premio.
L´autore
Adrian Popescu, nato il 24 maggio 1947, poeta, caporedattore della rivista letteraria "Steaua" di Cluj-Napoca. Autore dei volumi di versi aprezzati, dal opera prima "Umbria", 1971.Premiato dall’Accademia di Romania, 1989, per poesia, il silloge "Il viaggio continuo". Laureato dell’ Unione degli scrittiri romeni, per i versi dal libro "La corte dei Medici", 1979, e piu tardi per " I gatti di Torcello, 1979. Naratore di ispirazione religiosa, nel romanzo "Il giovane Francesco", ultima edizione, la terza, nel 2008, ed "Il corteo dei re magie", 1996, traduttore dalla prosa di Alessandro Baricco, "Ocean mare", "Seta", "Senza sangue", 2004, 2005.Traduce anche "Dizionario enciclopedico dell’Oriente cristiano"di Eduard G. Farrugia SJ, 2005, in collaborazione, Renzo Lavatori, "Santo Spirito, dono del Padre e del Figlio", 2006, Luigi Giussani, "Senso religioso", 1992, in collaborazione, Giorgio Caproni, "Il seme del piangere", 2005, Attilio Bertolucci, "La camera da letto".
Fa parte del PEN, viene tradotto nel tedesco, per Franz Hodjak, francese, Claude Levenson, Gerard Bayo, Ion Pop, Constantin Abaluta, Ilie Constantin, etc, mecedone, Dimo Dimcev, e Dumitru M. Ion, ungherese, Frkas Arpad.Presente nelle varie antolgie, italiane, neogreche, polache, etc.