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Il piccolo braciere che ho posato sulla scrivania del mio studio, al primo piano della mia casa, scoppietta rovente. Sono davvero una trovata geniale le diavoline accendi fuoco. La luce è spenta. Solo i fari delle auto che sfrecciano illuminano di tanto in tanto, attraverso la finestra, la camera. Il vuoto. Sì, un tremendo ed orribile vuoto mi circonda. Mille cose la vita mi ha donato ma non basta. No, non basta. Rifletto troppo ultimamente sulla mia dannata esistenza. Sono ricco, sono potente, sono temuto, sono rispettato ma sono Solo. Non c’è nessuno alla sera, nella mia villetta tardo barocca, ansioso del mio ritorno. Non un figlio né una moglie pronta a corrermi incontro e abbracciarmi. Qualcuno che mi ama. Tanto sono riuscito a costruire ma ciò che davvero conta nella vita no. Mi opprime il silenzio della mia casa; l’ordine immutato della mobilia attorno a me così spoglio, così poco vissuto. Nessuna foto di qualcuno adorna la mia scrivania colma solo di scartoffie varie e un set da scrivania di vera pelle regalatomi da colleghi il giorno della laurea. Colleghi appunto, non amici. Io non ho amici fuorché qualche net-friend incontrato per caso in chat di cui non so nulla o quasi e ciò che so non credo neanche sia vero. Amavo la carriera, il prestigio, i soldi ma cosa sono a confronto dell’amore, di una famiglia, di qualcuno che ti ami senza termini né condizioni. Ho provato a conoscere qualcheduno, avvicinarmi a delle donne ma mio malgrado non riesco ad amarle. Sono stato così a lungo preso da me stesso che mi viene impossibile donarmi ad un’altra persona. Non ci riesco. Ciò mi fa soffrire ma non riesco. Sono matto, lo so. Non so neanche io giustificare il mio pessimo essere. A volte mi chiedo se sia dovuto alla mia diffidenza verso la feccia del mondo in cui ci troviamo catapultati. Soffro troppo. È depressione? Chi lo sa. Forse lo è ma a chi può importare. La bottiglia di vodka allo stato puro è ormai divenuta mia confidente. La scruto spesso, la accarezzo la bevo con gusto. Mi riesce a distrarre dalla mia sudicia esistenza. Un tocca sana direi. Mi annoio. Nulla è novità. Tutto l’ho già fatto. Niente mi stupisce. Nessuno mi impressiona. Che senso ha continuare a vivere? Vuol dire solo lavorare e guadagnare per regalare una ingente eredità a qualche parente lontano che si farà vivo alla tua morte? Ho già permesso molte cose negative al mio tristo destino. Questo non lo permetto.
È tutto qui il mio patrimonio. Davanti i miei occhi. Anni di lavoro e di soddisfazioni. Ho prelevato tutto ciò che avevo. Trecento mila euro riempiono questa valigetta apparentemente insulsa. Prendo a mazzi le banconote. Che schifo che attorno ad esse ruoti il mondo. Il braciere continua ad ardere. Una fiammata più grande ad un certo punto illumina il mio viso affranto dalla vita. Le banconote sono lì a bruciare. Ne metto delle altre e poi ancora. Mazzetto dopo mazzetto. Minuto dopo minuto mi gaso. Sono contento. Sono pazzo. Sono egoista. In pochi istanti nessun soldo rimarrà per nessun arrivista che abbia un minimo diritto su ciò che io ho guadagnato. Si dissolve in questa stanza il mio patrimonio. Ho pensato a lungo su cosa farne. Moltissimi ne avrebbero bisogno ma non mi importa. Che ci posso fare io se mezzo mondo muore di fame o se un barbone sta sempre davanti la mia villa nella speranza di un centesimo da parte mia. Non posso né voglio risolvere i problemi della terra. Io ho sofferto. Nessuno è riuscito ad aiutarmi e a farmi stare bene. Nessuno. Non vedo perché dovrei farlo io per gli altri.
Un profumo orrendo pervade la stanza. Il braciere si spegne. É tutto cenere. Apro il cassetto. La prendo. La pistola intendo. Un bel colpo alle tempie e tutto sarà finito. Cacchio la casa. Rimane la casa che sciocco. Qualcuno potrà ereditarla, potrà usufruire di essa. Ormai è troppo tardi. Pazienza. Spero solo che un fulmine la disintegri da cima a fondo. Mi alzo. Vado davanti lo specchio del bagno. Accendo la luce. Il mio volto è quello di sempre. Impassibile e apatico il mio brutto sguardo strabico. La canna della pistola già accanto la testa. Il telefono squilla. Che trilli pure quel maledetto. Mi accingo a premere il grilletto. Mille pensieri mi passano in testa. Non ho nulla a perdere di questa vita bastarda che mi ha reso pazzo e solo. Addio mondo. Boom.
©
Alfonso Passarello
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