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Scelte ordinarie (racconto per ambulanza ed equipaggio)
di Massimiliano Govoni
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Sono quasi le 24 e il turno sta per finire. Questa sera niente di impegnativo: abbiamo trasportato un cardiopatico dal Maggiore a Bentivoglio. Susy decide di salire dietro perché deve fare una telefonata, io mi accomodo davanti col Nero. Nevica da un paio d’ore, ma il nostro autista non è preoccupato per la strada imbiancata. Tra l’abitacolo di guida e il vano posteriore c’è una finestrella che di solito lasciamo aperta; mi giro un momento e vedo che Susy è al telefono con qualcuno. Fissa un punto imprecisato del pavimento e si attorciglia una ciocca di capelli a un dito. Ho il sospetto che con il suo convivente non vada proprio bene, e ho il sospetto ancora più grande che abbia un altro. Sono affari suoi, ma un po’ mi dispiacerebbe per Francesco; ogni tanto viene a trovarci in postazione, e si vede proprio che è innamorato. Ha quello sguardo talmente perso in un mondo di delizie da... risultare ingenuo. O forse sereno. -Tu con una zoccola ci sei mai stato?- chiede il Nero mentre guida. Forse non è Susy che ha bisogno di intimità. Forse è il contrario. -Mmm… effettivamente no. -Beh, io qualche volta, finito il turno, sono andato in via Michelino; lì è pieno di slave.- Non sono proprio convinto di voler ascoltare le confessioni del nostro autista e ho il terrore che mi chieda di accompagnarlo per una cosa a tre. Quando qualcuno che frequenti inizia a raccontarti le sue faccende personali, non si può mai sapere dove andrà a finire. -Le loro tettine, il volto serio... quelle dell’est mi fanno dar di matto. L'unica cosa è che... sembra ti schifino quando te la danno. -Dicono che dopo il matrimonio sia uguale... -A te le slave piacciono? A questo punto viene fuori la mia educazione da oratorio; non credo che di certe cose sia proprio necessario parlare. E poi con certi argomenti arrossisco anche se ho superato i trenta da un pezzo. Il Nero lo sa, e un po’ ci gioca. -Oh Mattia, non è che a te piacciono le negre? Ecco, questo è esattamente il tipo di discussione che volevo evitare. Cerco di darmi un tono: -Mah… non dipende tutto dal colore della pelle...- Appunto. Non riesco proprio a credere di avere espresso un parere dal contenuto così intellettuale. -Non c’è paragone, io preferisco le bianche, forse dipende dall’odore,- insiste lui. La nevicata ha aumentato d’intensità, ma il Nero non sembra farci caso e prende il mio silenzio per un incoraggiamento. -...anche se è da un po’ che non ci vado più. In via Michelino, voglio dire. Ho scoperto un sito internet dove le ragazze si mostrano in foto e ti dicono quello che fanno, così puoi scegliere con comodo. Sai, ne ho trovata una a Casalecchio che non ti dico… con questa non sto più in macchina, vado a casa sua. Quando arrivo mi chiede se ho bisogno del bagno, a volte mi prepara anche un caffè. Poi mi fa accomodare sul divano bianco, mette un po’ di musica e si spoglia. -Deve essere costoso…- dico tanto per non essere scortese. -Oh, effettivamente sì, però è tutta un’altra cosa. Di solito rimango lì un paio d’ore ma una notte, visto che ero l’ultimo, mi ha fatto restare fino al mattino. Sai... mi è piaciuto svegliarmi con lei accanto. Intercetto la voce di Susy che sta ancora parlando al cellulare: -...cosa vuol dire che prima o poi la lascerai? Sono stanca di pensare che quando non sei con me ti scopi lei! E io? Mica posso sempre fingere di avere mal di testa. Non ti dispiace sapere che il fine settimana la do a lui e al giovedì la do a te? Il Nero abbandona con gli occhi la strada e non riesce a trattenere uno sghignazzo. Susy si accorge che possiamo udirla e chiude la finestrella bofonchiando: -...imbecilli.- La nostra ambulanza è decisamente un luogo interessante. -Solo una sera ci sono stato male,- riprende il Nero, - dopo che abbiamo fatto le nostre cosucce me ne stavo andando e proprio sulla porta ho incrociato un altro cliente... E a questo punto la storia del Nero voglio proprio sapere come va a finire solo che... nello stesso istante nel quale il nostro autista sta per riaprire bocca l’ambulanza sbanda. Il Nero gira il volante a sinistra, ma il mezzo se ne infischia e continua in una traiettoria che ci porterà fuori strada. Per fortuna non stiamo andando veloci e l'ambulanza perde rapidamente velocità; così, al rallentatore, possiamo solo assistere da spettatori mentre le due ruote destre si incanalano nel fosso a lato della strada e ci incliniamo paurosamente. Per fortuna il mezzo si ferma e non ci ribaltiamo. Il Nero spegne il motore e seguono dieci secondi di silenzio. Poi, nonostante la finestrella chiusa, udiamo Susy che al telefono dice: -...stai ancora fuori col cane, ti richiamo fra un po'. Nessuno si è fatto male. Una volta scesi ci rendiamo conto che l’ambulanza senza un carro attrezzi non potrà risalire sulla carreggiata. Siamo bloccati in mezzo alla campagna a fine turno. Fantastico. Il Nero si lancia in una serie di improperi che non si potrebbero udire dalle labbra di un volontario. Susy mi fissa scocciata. Dopo essersi sfogato, il Nero chiama il soccorso stradale. Susy risale sul mezzo e riprende la telefonata precedente:-E' l'ora di fare delle scelte,- attacca secca. Quando la rabbia mi sembra che sia sbollita, chiedo al Nero: -Allora... cos'è successo quando hai incontrato l’altro cliente? -Eh? Ah, sì. L’altro cliente. Lì per lì avrei voluto frantumargli il cranio contro il muro del corridoio, poi ho pensato di andare a dormire.
©
Massimiliano Govoni
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