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Vroom! Vroom! Criicch! Cricch! Bump! Acc...
Eccomi qua: sono quello col capello gelatinato che corre in macchina su una strada deserta efa il rumore delle sospensioni con la bocca. Sono sposato con la ragazza che ha l'orgasmo mentre la macchina corre in riva al mare (speriamo non mi abbia rovinato la tappezzeria). Che coppia, vero? Mio fratello è più tranquillo, invece: va in macchina per il centro cittadino, ha il permesso speciale per i disabili (non è disabile, ma vabbé, sennò come ci entrava nelle isole pedonali), ed è quello che la folla sparisce, quando lui accende il motore. Ah, dettaglio importante: mio fratello esce solo quando ha la barba di quattro giorni. Profumatissimo, però.
Adesso sulla strada deserta c'è traffico, non so che sia successo, è soltanto agosto, e fa un caldo boia. Accendo il telefonino, hai visto mai riesco a fare un po' di lavoro (non è che io abbia un lavoro, il mio lavoro è stare in macchina a fare il pirla, avanti e indietro per la strada deserta, però il telefonino si accende per lavoro, tutti lo sanno, tutti lo dicono). Teh, che bella ragazza! Ma è...in surf! Lo so, l'ho detto un po' col tono di quello che vede una donna nuda (sono anche un po' maniaco...Sapete, donne e motori, ecc.). No, non è nuda (peccato), però confermo: è in surf. Sta planando sopra una Mini giardinetta legno. Il tipo sopra la mini, tre macchine in coda davanti a me, strabuzza gli occhi, lo vedo dal suo retrovisore, cioè non lo vedo, sto mentendo, la webcam la devo ancora installare (d'altronde di solito la strada è deserta, accidentaccio), ma tutti sanno che quando il testosterone chiama, l'uomo strabuzza gli occhi. Avete mai visto un film, di quelli che si dicono i piccoli classici, con quelle scene che di solito mi capita di interrompere (sono un fastidio, lo so, ma mi piaccio così)? Quello che guarda nel buco della serratura, e strabuzza l'occhio disponibile, perché la co-protagonista si è spogliata una settimana prima nello studio 7 (e lui, porca miseria, non è nemmeno nello studio 7, dove magari ci sarebbe rimasto almeno il profumo). Beh, il cinema è così, ma questa qui è sempre in surf.
- Circolare, circolare! - c'è un vigile, assai poco disposto a trattare, un po' scorbutico. Ho un po' paura che mi succeda qualcosa...Ahhhh! Mi ha rigato il grigio perla metallizzato col libretto delle contravvenzioni...Non ridete, non ridete, ho detto. Non sapete quanto possa essere tagliente, la carta, al giorno d'oggi. E il libretto era nuovo fiammante. Basta, adesso scendo (io sono manesco, sapete? Sì, anche maniaco: maniaco e manesco, insomma): gli tiro una pizza... Sbam! Una pizza margherita, quella nel manifesto ai bordi della strada, è scesa sul cofano, ed ha steso il pizzardone, appunto. Frattanto, su un'altra macchina, ancora più nuova della mia, atterra un rinoceronte, così di peso, senza nemmeno provare la manovra di avvicinamento, un fuoripista per così dire. O è un mammut? Sono scarso in paleontologia, forse sono scarso in tutto (o quasi), comunque la macchina (è una berlinetta decappottabile con l'antenna ritorta ad anello) è frittellata, speriamo sia almeno ripiena di Nutella (alle volte capita, sapete, verso le tre del pomeriggio, dopo il cartone animato del picchio che strilla sempre). Uno corre con un cavo in mano, è vestito da operaio del telefono: qualcuno mi aveva detto che ormai i telefoni vanno a fibre ottiche, ma forse non c'entra niente, ed in ogni modo chi l'ha vista mai una fibra ottica? Questo corre con un cavo rosso, e si infila in un tombino. Il cavo struscia per terra, chilometri e chilometri di incolonnamento ormai. C'è uno col motorino che sta saltando la fila, anzi sta saltando dal terzo piano, proprio vicino al rinoceronte, che ha dopo l'urto (eh, le berlinette sono toste) l'espressione profondamente costernata di un centrattacco finito contro un fotografo a bordo campo. Il tipo inciampa nel cavo, cade, si rialza, è aggrappato ad una catena come un botolo. Uno dietro di me, a marcia indietro su un furgone, lo prende dentro, cioè letteralmente, lo chiude dentro il van e va via, mentre un fascio di luce supersonico passa rasente, increspando appena la corrente del fiume (siamo incolonnati nel frattempo sul lungofiume), dev'essere l'espresso che ho spedito ieri al mio indirizzo, per vedere se è vero che la posta, da quando l'hanno privatizzata, buca i palazzi, sfiora il Big Ben e passa sotto la metropolitana. Un attimo ancora e sparisce tutto: quartiere residenziale, casette basse, uccellini, un tipo con quattro fasce di vario colore si allena, fiori, niente bambini, saranno a scuola? Un biondo con la giacca a vento distribuisce i giornali, li butta sulla porta, uno infila la buca della posta da trenta metri, a me non è mai successo, dev'essere un par quindici. Ricomincio a fare il rumore delle sospensioni, mi manca troppo, gemo a più non posso, sembro un'Ape Piaggio. Ecco qua, lo sapevo: senso unico alternato, ma non vedo lavori, forse è quello col cavo che è uscito dal tombino. In compenso, davanti a me vedo le lamiere luccicanti di un ingorgo maestoso, che bello, posso lavorare ancora un po': accendo il telefonino, leggo le quotazioni di borsa per darmi un tono.
Un altro vigile s'avvicina; è una signora. Mi intima lo stop. - Ma non vede che non posso muovermi? Ci saranno tre chilometri di fila -. Lo ha detto anche Onda Verde: lavori in corso sulla Orte-Ravenna. Lo so, che non siamo sulla Orte-Ravenna, ma questi cantieri, si sa dove iniziano, ma non si sa mai dove e quando finiscono: magari il rullo asfaltatore si è perso, ha sbagliato strada...Ma come mi guarda questo vigile, sto quasi per arrossire, e badate che ce ne vuole, ce ne vuole, eccome. Mi aggiusto la cravatta. Poi mi scanso, perché ripassa quella in surf, adesso ha dietro un codazzo di ragazzi, c'é anche uno alto e capellone con la chitarra a dodici corde, e...la vigilessa non si muove. Guarda la grigio perla metallizzata, la osserva -di-sopra-di-sotto-davanti-dietro: la sfiora. Si toglie gli occhiali, e...la bacia?!!! No, ferma, i baci no, si rovina la vernice col rossetto. Che giornata: meno male che alla fine il vigile mi fa andare, la strada è di nuovo deserta, letteralmente. Devo essere all'angolo dell'Arizona con il Nuovo Messico, cinquanta gradi all'ombra, ed io non ho nemmeno fatto riparare l'aria condizionata, sento il sudore colarmi tutto intorno, circumnavigare il mio povero corpo (ci dev'essere qualcosa che non va nella gravità in questo paese), e trasformarsi in forfora sulla testa, che, me ne accorgo ora, rimane appiccicata sul gel, meno male. Da lontano sembrano brillantini! Un tipo, un peone (riconosco un peone lontano mille miglia!) suona la chitarra, guardandomi disperato: non potrebbe andare a suonare all'osteria, invece che in pieno sole? Mi invidia, lo sento. Gli sorrido anch'io, col mio volto lucido di sudore. Mi allontano da dietro in campo lungo, molto bello come finale. Suona il cellulare: -Ah sì sì sì sì così...sììììììììì. Ah!-. Mia moglie è ancora in riva al mare con la sua macchina: speriamo se ne sia ricordata, di mettere l'asciugamano sul sedile.
©
Carlo Santulli
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Libri di pubblicati nella collana I libri di PB
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Scheda Libro |
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
Prezzo Amazon 8.31 euro
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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