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Transeuropa Express
di Francesco Dolcemascolo
Pubblicato su PBSA2021


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...ost berlin...est berlin...transeuropa express...europa persa in trance stupidamente... televisione schermo piatto 129 euro in saldo Mediaworld... Videomusic anni 80 di sfondo...lindo ferretti che lancia i suoi strali...il tutto comodamente scaricato dalla rete...solo dvx chiaramente (blu rey top)... solo le 4; cinque ore sul divano possono bastare, meglio aprirlo tramutandolo nel letto dei sogni.

Non ho impegni urgenti domattina; se non pulire il pavimento sporco di birra, domani apro il letto adesso continuo così... i cccp sono nient’altro che lo specchio di questa società... affondano le loro radici...continua ferretti... minchia portava la rivoluzione adesso si proclama fervente e canta a cavallo... la malattia dice lui... i soldi dico io. Quelli mancano sempre e non so da quanto, nemmeno ricordo l’ultima volta che non ho dovuto preoccuparmi di aspettare accrediti. O forse ricordo.
Siamo partiti per la trasferta in Germania est nel novembre del 81, a scuola i miei genitori dovettero chiedere una giustificazione in quanto la Olivieri, vicepreside del leggendario Parini, si rifiutava di credere e concedermi il permesso per partecipare ad una stupida manifestazione di virilità tra ventidue esseri umani che rincorrevano una palla..... tanto vale rimanere qui a Milano e se ne sentivo proprio la necessità avrei potuto utilizzare una zucca al posto del pallone. Dresda si presentava pulita, controllata, ricordava un accampamento romano per la disposizione, proprio uno di quelli che trovavo senza sosta nelle interminabili versioni di latino che traducevo lungo i tragitti casa campo di allenamento. Mi piaceva studiare mi è sempre piaciuto, parti da un dato di fatto come.. i turchi sconfitti a Vienna....ed arrivi a cercare in biblioteca come mai l’avanguardia dell’esercito era composta da cristiani al loro servizio: i giannizzeri. Il volo è durato poco, per me fu interminabile i miei compagni più vecchi, DeNardis aveva già 34 anni, non mi permisero di riposare ed era fastidioso sentire il vecchio svedese, che stravedeva per me, ridere vedendo il trattamento riservatomi; si era avvicinato con aria bonaria dicendo... lasciate riposare lo iovane Bernetti, domani deve correre... sghignazzando naturalmente. Mi aveva scelto l’anno prima, stavo giocando con l’Alcione un sabato pomeriggio, con l’obiettivo di terminare il prima possibile per poi correre al concerto dei Decibel in Piazza Argentina. Invece quel sabato terminò con il vecchio Liddas a cena dai miei che illustrava i termini contrattuali che aveva intenzione di offrirmi e confermare che era anche sua intenzione costringermi a terminare gli studi....calciatore gioca dieci anni laureato vive per sempre....Liddas....quando è morto al funerale non mi hanno permesso neppure di entrare, Joanna non volle vedermi.... Chiaramente non aveva nessuna intenzione di schierarmi dall’inizio, entrai 20 minuti dal termine con la squadra sotto 4 a 1 dopo aver vinto a San Siro 2 a 0, ma questi tedeschi dell’est parevano alieni correvano e per tutti i 90 minuti. Silenzio di tomba al rientro nessuno prendeva per il culo nessuno, io ero felice, esordire negli ottavi di coppa campioni a 17 anni cancella l’amarezza di una sconfitta. E poi guadagnavo il doppio di mio padre che sbarcava il lunario scaricando angurie in Corvetto da quando aveva 12 anni. La domenica dopo giocai tutto il secondo tempo contro il Catanzaro, altra sconfitta...ma lunedì mi presentai a scuola con la Gazzetta, in un articolo asseriva che fossi pronto per giocare dall’inizio. Come verticalizzavo io a 17 anni forse solo Suarez. Li ha appesi tutti mia madre questi ritagli, e continua a mostrarli...per lei sono coccarde... e ma l’ho obbligato a terminare almeno il Parini.... 
Da quando l’Aulin è andato fuori produzione ho dovuto riparare sull’omeopatia....in quantità industriali, la birra versata sul parquet è diventata mastice... Lindo Ferretti non parla più, è partito adesso il concerto in cui suonano i Diaframma, formazione con Sassolini e Fiumani alla chitarra. Sono passate tre ore ed io non ho più sonno...Ero andato a sentirli nascosto tra il pubblico quando si esibirono a Sabato Ring su RaiUno non mi era difficile procurarmi un ingresso gratuito.

La farmacia più vicina è situata in viale Ortles, nella traversa piena di ristoranti cinesi ed appunto farmacie cinesi che hanno soppiantato le vecchie botteghe di mobilieri tranne quella all’inizio di via Panigarola, ho iniziato lì a lavorare il legno, non mi scelsero loro ma fui assegnato, reinserimento sociale, una professione avrei dovuto apprenderla. Mastro Garofane dice che dopo vent’anni ho imparato a malapena a tagliare i masselli ma ride mentre bofonchia, e parla con la sciura o l’egiziano che ci porta sempre mobili da sistemare. La vivo come una rinascita, la fatica, il mestiere di un tempo, il vecchio sbiascicare milanese, gli ultimi focolai di nebbia lombarda autentica. Lunedì e martedì chiuso, da mercoledì a sabet come dice il Garofane, si lavora... meno di un tempo ma si lavora, spesso montiamo piccoli allestimenti per le aziende in fiera a Rho, di solo restauro non si vive, non si aggiusta quasi nulla ormai, segno sul tavolino....corsa all’Ikea per nuovo acquisto e rientro a casa con altri sette suppellettili che non erano in preventivo. Venti euro di Perscoden ed il mio cerchio alla testa si scioglie, caffè, e mezzo litro di candeggina calda versata nel punto in cui la birra è diventata più appiccicosa del biadesivo, una vita semplice in cui faticare è come una doccia che elimina ricordi. Strade pericolose. Qualcuno mi ha cercato in questi anni... per una serata in onore dello scudetto della stella del 79, per chiedermi un parere su questo o quell’altro enfant prodige, le mie risposte volte sempre a negare di essere la persona giusta per loro. Nella vita non si cambia, è possibile solo mutare ambientazione recidendo le radici marce, ma noi non cambiamo.

Quando abbiamo vinto ad Avellino i campi erano congelati, neve sommariamente ammucchiata a bordocampo, ho segnato da circa 30 metri… la palla rimbalzò davanti a Piotti e si insaccò lentamente, DeNardis a fine partita si avvicina e mi mette in mano 15 milioni, mi dà uno sberlone e mi dice... Bernè nun fa u figl’androcchia questa è la tua parte.... Hanno bucato le ruote posteriori del pulmann. Siamo tornati a Milano, mi porta a casa mio padre...sei stato fortunato dice, il tiro era lento, adesso a letto domani hai scuola. Ma non ho dormito. Martedì sera parlo col mister. E gliene parlai, mi ha guardato e si è girato continuando a lanciare direttive in quell’italiano con inflessioni svedesi mai migliorato in 50 anni di bel paese, soave come il vino che produceva.
Ho portato una croce in legno a grandezza naturale in un paesuccio vicino Lodi, chiesa enorme moderna dedicata a San rocco mi dice il prete, un ragazzone pelato certamente sudamericano, perpetua giovane...molto male caro don, uscendo mi sono fermato a guardare i ragazzini che giocano a calcio, grida imitazioni di Caressa e Bergomi, qualche bella pedata nessuna bella ragazza. Un uomo di una cinquantina di anni mi offre un Cordiale, bianco e aperol in quantità industriale, appoggiati al bancone dell’oratorio in dieci minuti mi racconta di essere il responsabile della proloco e della locale squadra di podistica, come possa correre solo dio lo sa....un metro e 70 per 90 kg barba lunga e coda, solo laterale, e grande chierica ad incorniciare un nome esotico, Kisito, il padre missionario laico si è appena risposato e vive in Bretagna, la madre non ce l’ho più, ma quasi non ne ricordo la faccia e mi invita a tornare. Non mancherò, rispondo.
Quando mi allontano sto bene, la serenità del quotidiano e dell’ovvio, il divertimento semplice sicuramente tornerò. Non sono battezzato, mio padre era un ex partigiano mia madre totalmente disinteressata alla questione, a scuola non ho mai seguito la materia, con disprezzo la prof mi spediva in un’aula vuota. Mio padre raccontava che il prete di piazza locate in corvetto era una spia delle SS, aveva venduto due compagni ai collaborazionisti di Via Trieste e loro l’avevano legnato ben bene dopo la Liberazione, tanta gha vem i passamontagna.

La mia generazione era molto peggio dei ragazzi d’oggi, impegnati si racconta, malinformati dico io, inconsapevoli delle conseguenze delle nostre azioni, e protetti dalla mancanza di informazione, era tutto ripartito a compartimenti stagni mentali: compagni spinello letture manifestazioni, camerati cocaina violenza patria. Tutta pubblicità, tutta moda, tutto mischiato e quando il velo è crollato il potere è finito in mano a Craxi. Andavo a sentire Ruggeri ed i Decibel, dichiaratamente edonisti e di destra, i CCCP a San Lazzaro di Savena.... che proponevano la presa del potere tramite l’appropriamento delle sovrastrutture. Avrei dovuto essere più netto, tracciare un confine tra un lato e l’altro, avrei dovuto semplicemente continuare l’università, laurearmi in Lettere ed insegnare come avevo sempre desiderato. A 18 anni guadagnavo più soldi di quanti ne avessero mai visti i genitori di tutti i miei compagni di classe, e quando non devi calcolare più quanti giorni mancano al termine del mese la tua coscienza mette il silenziatore se hai meno di vent’anni. 
Ho perso i primi sei mesi di scuola nel 1982, ero ancora iscritto al Parini, ma mi mandarono a giocare per crescere a Bologna, in prestito; squadra costruita per retrocedere. Ci siamo salvati, ma persi l’anno, quando mi son presentato a sostenere l’esame da privatista venni brutalizzato, l’anno dopo ero già qualcuno e fu uno scherzo superarlo. Vicini ha chiamato a casa dei miei genitori per chiedermi la disponibilità ad essere tra i convocati dell’under 19 per un torneo a Tolone. Circolavano strani personaggi negli spogliatoi, un ristoratore che portava sempre a cena parte della squadra, seguiva le trasferte direttamente in pullman con i giocatori, sembrava marchigiano dall’inflessione, mi disse ad ottobre che ci saremmo salvati ma saremmo retrocessi il prossimo campionato. Ci potevo scommettere.

Due ragazze sedute sul divano aspiravano col naso della polvere bianca e ridevano, svestite di tutto punto sembravano ubriache, cosa cazzo facevano nell’appartamento che condividevo con Marco Macina a Casteldebole, oltretutto ero fidanzato su a Milano. Macina invece no a S. Marino, e quella sera terminò come non avrebbe dovuto. Disinibite le ragazze, senza freni ne limiti, Macina si sporcò il naso con la polvere residua e gridando ha continuato a porgermela sino al momento in cui con una manata gliel’ho gettata per terra. La mattina dopo al campo non mi presentai, il treno per Milano e di corsa a casa dai miei, troppa pressione. Con la multa ricevuta ho dilapidato tre mesi di paga. Serena mi ha lasciato quando le ho raccontato la faccenda, il vecchio Liddas, appena esonerato, mi ha telefonato catechizzandomi ma senza troppa convinzione. Macina a casa mi dice che sono stato fesso, si trattava solo di divertimento; a proposito aveva una dritta per farsi perdonare, domenica segno mi dice, ho messo un paio di testoni con un amico mio sul goal, non dovevo dirti niente, ma per farmi perdonare. Ma come segno, già lo sai? Si è messo a ridere ed ha tirato su col naso. Vicini non mi ha convocato, la fuga senza permesso da Bologna ha avuto le sue conseguenze. 
Kisito passa a prendermi andiamo a Imperia, a casa sua, relax qualche bicchiere di vino mare spaghetti allo scoglio, piove come fosse amazzonia, il proprietario del locale ha lavorato come cameriere a Londra, chiare origini non anglosassoni.. Damiano Pechino, lui; Damiano Pechino Junior il figlio, Demian il secondogenito. Ci prova ad organizzare aperitivi, a portare band e serate a tema, ma il comune non lo aiuta, ci ha chiamato un taxi, è stato gentile, nel momento in cui mi sono addormentato sul tavolino. Sei mai stato tradito da una donna? Kisito mi racconta che una sua ex storica potrebbe averlo mazziato e cornificato. E tutto scorre sui 15 gradi, col mare a venti metri, ed un divertimento operaio che mi porta indietro alla colonia estiva del 70.
Aggiusteremo la sua moto, assemblata con parti comprate qua e là, ci candideremo a Mignete con una lista civica così prorompente che sarà una cavalcata trionfale, sembra tutto possibile, arrivabile ed umano. Se non fosse che non posso candidarmi, dopo aver trascorso anni in carcere questo diritto lo perdi. Ma lui non deve per forza saperlo, lo ammiro: la vita è trascorsa su di lui, lo hanno usato tradito illuso, ma è rimasto in piedi sempre, perché non si è mai asservito o cambiato per amore.

Ogni giorno pubblica impressioni e foto sul suo blog, ama i gatti e costruiva violini, secondo me lo usa come mezzo per rimorchiare e basta ahahahah, lè un brau fiè, gli ho spiegato che ho avuto qualche problema con la legge dovuto ad un equivoco ma è acqua passata, se non altro lui non chiede oltre. In carcere ho conosciuto persone che pur di uscire si facevano saltare un pollice con il seghetto alternativo, un mese in ospedale civile e richiesta dei domiciliari. È un ‘industria che non permette la redenzione del peccato la galera. Esci più affamato e meno socialmente utile di un immigrato; le foto del blog sono vergognosamente finte.... Gattini e qualche panorama attira donne.
Macina ha segnato al 75 esimo, su liscio di Mozzini (il Torino era salvo da tre mesi) nessuna esultanza solo una botta sulla mia spalla, ristoratore con i soldi nello spogliatoio, belle donne e coca la notte. Avrei dovuto operare scelte più nette, mi avrebbero preparato a superare momenti difficili, avessi ascoltato solo la musica di rivolta avessi letto solo saggi di Eco, avessi partecipato a qualche lotta per i diritti degli emarginati invece di prendere le loro difese solo in discussioni da spogliatoio, ecco allora avrei capito che solo una volta è già sempre, che chiudere gli occhi dicendosi che forse non si era ben capito equivale ad accettare. 
Al commissariato di San Lazzaro ho perso 50 minuti a firmare autografi, che son mutati in raccomandazioni e tentativi di farmi cambiare idea quando ho sporto denuncia: ho raccontato tutto dai soldi di DeNardis sino al goal di Macina e la domenica dopo mi hanno arrestato negli spogliatoi di Avellino assieme a Macina Manfredonia Pecci e Petrelli, il ristoratore marchigiano e decine di altri di altre squadre.
Omessa denuncia, detenzione e spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione. 15 anni la condanna, 20 anni di sospensione dalla Federazione. Poi abbiamo vinto i mondiali e sono usciti tutti subito, hanno ricominciato a giocare, io no. Li ho scontati tutti, per me l’accusa verteva su droga donne e scommesse. La Gazza un mese dopo la tripletta di Grazzoletti in finale Mundial ricordava che giustamente non mi era data la possibilità di godere del condono, avevo perpetuato reati ben più gravi di una combine tra calciatori. In carcere ho ripreso a studiare, ma non mi sono laureato, ho imparato un mestiere che mi portasse a faticare, ho proibito ai miei compagni di cella di portarmi giornali sportivi, ed ho dormito sonni che ad altri spettavano. La verità è che io da subito ho capito, ma ero dentro moralmente nel sistema, tanti soldi, una vita semplice. E tacere perché si gode di riflesso di un sistema corrotto equivale a contribuire alla sua nutrizione, concetto valido solo se provi a ribellarti...allora ti infangano, pongono dieci kg di coca nel tuo armadio e raccolgono le testimonianze di due giovani che tu gestivi affinché incontrassero a pagamento i tuoi compagni. Non esiste la correzione, se sbagli ti sporchi e se ti sporchi non esiste modo ti tornare ad essere retto, puoi solo essere dimenticato.

Ma come dice Mastro Garofane, come taglio i masselli io... manca el stracabinari della comasina. E forse è vero, avrei dovuto continuare a giocare all’Alcione. Ed è altrettanto vero che la semplicità si apprezza solo se si è caduti.

© Francesco Dolcemascolo





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