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Nel paese di Camillo,per ogni cosa che uno faceva,compariva sulla fronte una corrispondente etichetta:non si sa come non si sa perchè,fatto sta che,appena compiuta una qualsiasi azione,ben impresso nella carne si leggeva un marchio,a volte esatto,quasi sempre sbagliato. Uno s'avvicinava a una donna per parlarle? Zac,ecco che subito in fronte appariva la scritta "CASCAMORTO";si faceva una critica al Governo? Tac:"SOVVERSIVO";si elogiava in qualche modo un'antica tradizione? Detto fatto sulla fronte spuntava l'etichetta "REAZIONARIO";s'aveva voglia di pregare? Ecco l'etichetta "BIGOTTO";si criticava una dottrina della Chiesa? Etichetta "MANGIAPRETI" (se l'autore della critica era di "destra")o "MATERIALISTA ATEO" (se il critico era di "sinistra")... Se poi la critica era di ordine generale o confessava apertamente perplessità e idee poco chiare,immancabilmente allora veniva fuori il timbro "QUALUNQUISTA"... Il popolo era tutto etichettato e non faceva in tempo a mutare opinioni,atteggiamenti o umori che subito nuove etichette scaturivano a contrassegnare le fronti,alte basse tranquille corrucciate lisce o rugose che fossero. Sicchè,ciascuno ormai aveva preso l'abitudine di andare in giro con larghi berretti,cappelloni e copricapi dalle fogge più disparate calati sugli occhi per non mostrare la propria etichetta. La gente doveva togliersi il cappello soltanto a richiesta della Polizia o dei funzionari del C.N.C.E.(Comitato Nazionale per il Controllo delle Etichette),a loro volta etichettati - ma con colori più sobri e dignitosi - e controllati da altri funzionari di grado più elevato i quali,a turno,controllavano i dirigenti e i direttori generali. Per deputati senatori sottosegretari e ministri era stata istituita un'apposita "Commissione Parlamentare per la Verifica dei Contrassegni Frontali". Il Primo Ministro e il Presidente della Repubblica infine controllavano a vicenda le loro auguste etichette... Tra migliaia e migliaia di cappelluti guardinghi e circospetti,nevroticamente tesi a celare la propria e sbirciare l'altrui etichetta,Camillo era il solo che passeggiava beato a capo scoperto. Infatti,per quanto pensasse,parlasse e criticasse copiosamente,non gli compariva mai alcuna etichetta:le idee correvano impalpabili e veloci;le riflessioni,appena scaturite dalla mente,svanivano leggere,le mille fantasticherie scivolavano via senza lasciar traccia e non una parola si incideva o minimamente scalfiva la superficie perfettamente sgombra e piana della sua fronte serena. Una volta,incappato in un controllo,gli chiesero spiegazioni,ma lui non seppe darle. Allora dapprima lo multarono,poi,accortisi che era recidivo,gli confiscarono i mobili,la macchina e la televisione,lo diffidarono e,alla fine,lo arrestarono. In prigione,si dissero le Autorità,metterà la testa a posto,si ravvederà e anche lui,prima o poi,produrrà la sua bella etichetta. Non si sbagliavano... Invero,dopo un po'che stava in prigione,anche sulla fronte di Camillo spuntò,nitida e marcata,una grossa etichetta dai bei caratteri d'argento : "LIBERO". Quel giorno stesso,lo fucilarono.
©
Claudio Esposito
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