Martedì ore 04.50. Stesso disagio, stesso vomito, stessa pioggia. La routine non ce la scegliamo noi. Ci sono azioni, accadimenti e conseguenze di questi ultimi che entrano da soli a far parte della nostra vita. Si insediano nella nostra esistenza e non andranno via se non insieme a noi. Ed eccoti lì che ti ritrovi nello stesso traffico, sulla stessa strada, verso la stessa destinazione. Ed eccoti lì che pensi che non durerà per sempre, che tu sei diverso dagli altri e che in riserbo per te c’è di più, perché c’è una legge sopra le leggi che finalmente ti darà quello che ti meriti.
Ed eccoti lì, anno dopo anno, nello stesso traffico, sulla stessa strada, verso la stessa destinazione e con la stessa convinzione.
Accendo la macchina e parto subito, non c’è bisogno che si scaldi. Lei non ha un’anima, è solo un pezzo di metallo e plastica pagata più di quello che vale.
Di solito prendo per il benzinaio. C’è un cancello, lo imbocco, passo tra le pompe della benzina e come d’incanto mi ritrovo nella statale. Facendo così taglio di molto, evito un incrocio trafficato ed una rotonda. Lo fanno tutti, si può fare, eppure ogni volta che passo tra quelle pompe di benzina sento che sto facendo qualcosa di sbagliato e soprattutto di male. Entro nella statale dopo che l’automobilista di turno mi ha suonato, quando bastava spostarsi sulla corsia di sinistra e lasciarmi tranquillamente transitare. La guida tira fuori il peggio di noi, o forse tira fuori quello che realmente siamo. Il risultato comunque è sempre scarso.
Continua a piovere, la radio è accesa ma il volume è talmente basso che non capisco cosa dice. Tengo d’occhio il livello del carburante, il lato destro della strada per vedere se ci sono autovelox e nel farlo penso a chi ha preso il mio voto. Abbiamo votato tutti o quasi, e tutti o quasi hanno scelto da chi farsi derubare e uccidere. Si, ognuno di noi ha scelto il proprio ladro e il proprio boia.
Non c’è da meravigliarsi, l’uomo rincorre la propria autodistruzione, la cerca con ogni mezzo.
E allora votiamo, fumiamo, beviamo, mangiamo cibi grassi, facciamo gli straordinari alla scrivania e sul divano. L’essere umano rinnega la felicità almeno che anche questa non possa dolergli in qualche modo.
Sembra non ci sia soluzione.
Qui non si tratta di scampare alla morte, qui si tratta di difenderci da noi stessi.