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Legami di sangue
di Luciana De Carlo
Pubblicato su SITO


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SOGGETTO CINEMATOGRAFICO - VINCITORE DELL'EDIZIONE 2010 DE
INDIPENDENTE-MENTE 2° concorso on line per soggetti cinematografici

 

Torino. In un appartamento del centro città una giovane donna sta facendo colazione. Ascolta distrattamente il notiziario locale della mattina, in cui viene detto che, mentre degli addetti comunali stavano facendo degli scavi sotterranei per dei lavori all’acquedotto, si sono imbattuti in una lunga fila di gallerie e cunicoli dall’aria di non essere affatto recenti. Il giornalista non perde l’occasione di collegare il fatto alle leggende esoteriche che circondano la città. La donna, Linda, infastidita spegne la televisione e si avvia al lavoro. Procura di Torino. Ufficio del Pubblico Ministero. Mentre Linda sta lavorando al computer su alcune pratiche entra un collega, l’avvisa che il caso dell’Ospedale Psichiatrico risalente a otto anni prima,verrà riaperto, le tante pressioni esercitate dai familiari delle due vittime hanno sortito il loro effetto. La donna sbuffa, per lei questa è solo un’inutile perdita di tempo. Il collega le mostra il fascicolo con i nuovi elementi emersi dall’indagine più recente. Linda legge e poi si infuria. Per quei due omicidi era stata incriminata un’infermiera dell’ospedale. Ora viene fuori che la donna era mancina mentre l’assassino era destro, ed inoltre che la violenza dei colpi inferti suggerisce più una mano maschile che non femminile. Linda non riesce a capire come quell’indagine che risale a otto anni fa, possa essere stata svolta con tanta approssimazione,. Il collega le dice che c’era fretta di chiudere il caso prima di distruggere in maniera irreparabile la reputazione dell’ospedale. Linda allontana da sé il fascicolo nauseata. La sera dopo il lavoro si reca in clinica dal padre ammalato. Gli sorride, cerca di confortarlo, si sforza di nascondere la preoccupazione. L’uomo le chiede di sua sorella Ilaria. La donna gli dice che arriverà presto. Uscita dall’ospedale, Linda fa una telefonata, ad Ilaria. Le due finiscono col litigare, Ilaria le ribadisce di non voler essere più cercata, Linda le dice con voce rotta che è probabilmente la sua ultima possibilità di poter vedere suo padre vivo. Ilaria fa una smorfia e chiude la comunicazione. Torna al proprio lavoro. Nella camera adiacente al corridoio da cui stava parlando c’è una donna inferma che sta aspettando di essere imboccata. Ilaria fa la badante a Perugia.

Dopo pochi giorni la ragazza si sta preparando per la partenza. Mentre sta finendo di chiudere la valigia entra in casa Marco, un amico. E’ venuto per salutarla. Sulla porta di casa Ilaria gli da un bacio su una guancia, Marco le raccomanda di non mettersi nei guai. In viaggio sul treno, Ilaria appoggia la testa al vetro del finestrino. Sta per tornare a casa, e tornano a galla i ricordi. Come la scomparsa della madre, morta nel darla alla luce, e il rapporto conflittuale con il padre, chirurgo stimato, mai ripresosi dalla scomparsa della moglie, e attaccato a lei in maniera quasi morbosa, (forse anche per via della notevole somiglianza di Ilaria con la madre defunta) la gelosia verso la sorella, a cui viene data una libertà, che a lei non viene concessa. E gli orecchini di sua madre, due rubini che suo padre le aveva donato facendole promettere di non toglierli mai. E poi il ricordo peggiore di tutti. L’entrata a 16 anni nell’Ospedale Psichiatrico della città. Dopo mesi di pianti, crisi isteriche, comportamenti autolesionistici, suo padre si è convinto che quella sia l’unica soluzione possibile. E qui si fermano i ricordi di Ilaria. Il momento dell’entrata in quella struttura, supplicando tra lacrime e strepiti il proprio padre di non farlo, dopo anni è ancora troppo penoso per lei.
Il treno è giunto a destinazione. Ilaria scende, riconosce subito Linda che la aspettando sulla banchina, la saluta con una stretta di mano, nota che ha cambiato taglio di capelli. Linda invece le chiede se non porta più gli orecchini che le aveva donato il loro padre, Ilaria le risponde di averne smarrito uno. In effetti sono trascorsi anni dall’ultima volta che si sono viste. Dopo aver scaricato i bagagli e aver fatto una doccia veloce Ilaria dice alla sorella che è pronta per la visita in ospedale. L’incontro tra padre è figlia è piuttosto teso. L’uomo sembra illuminarsi nel vedere la ragazza, ma la giovane rimane sulle sue. A casa. Ilaria riprende in mano le valigie, dice di essere pronta a ripartire, il lavoro l’aspetta. Linda, delusa, le dice che non può comunque andare via così presto, e anche se preferirebbe non farlo, si trova a costretta a informarla della riapertura dell’indagine sull’Ospedale Psichiatrico in cui era stata ospite, e che probabilmente gli inquirenti vorranno parlarle. Ilaria le dice che sulla faccenda non ha più nulla da aggiungere. Linda le ribadisce che vorranno sentirla comunque. La discussione sfocia in un litigio, al termine del quale Ilaria torna nella propria camera a riporre le proprie cose sbattendo la porta. Il giorno dopo, Ilaria sembra essersi calmata. Mentre fanno colazione insieme chiede a Linda come mai quel caso è stato riaperto. La donna le racconta che i parenti dei due medici assassinati non hanno mai creduto alla versione ufficiale dei fatti fornita dalla polizia e sono anni che cercano di far riaprire l’inchiesta. Ora sono stati trovati dei nuovi elementi che consentono di riaprire le indagini: l’infermiera che è stata incriminata per i due omicidi era mancina, mentre l’accoltellatore del primo medico ucciso ha usato la mano destra, ed inoltre la violenza dei colpi inferti sembra suggerire più una mano maschile che non una femminile, quindi almeno per il primo caso, si può escludere che ad uccidere sia stata l’infermiera. Per il secondo assassinio, in cui la vittima è stata avvelenata invece, non è da escludere la responsabilità della donna. Ilaria le chiede che ne è stato dell’Ospedale. Linda le dice che è stato chiuso poco tempo dopo il suo rilascio per avvenuta guarigione, non appena l’indagine si è conclusa. Ilaria non poteva saperlo. Ha lasciato Torino subito dopo essere uscita dalla struttura medica. Linda le chiede di fermarsi da lei ancora per un po’, pensa che le sue visite al padre possano giovargli. La sorella annuisce controvoglia.
Come le aveva preannunciato Linda, Ilaria viene chiamata in procura per una nuova deposizione. La giovane dice quello che sa (e che combacia perfettamente con il suo vecchio interrogatorio): l’infermiera incriminata aveva avuto una relazione con entrambi i medici assassinati, prima con uno e poi con l’altro, ed era stata scaricata da tutti e due, nell’Ospedale tutti conoscevano questa storia che era diventata quasi una barzelletta, ma dopo la fine dell’ultima relazione la donna era divenuta astiosa ed intrattabile. Poi la morte violenta dei due uomini e subito dopo il suicidio dell’infermiera… Ilaria dice di non avere mai saputo altro, del resto lei era una semplice paziente, anche se ci fosse stato dell’altro di certo non l’avrebbero raccontato a lei. Dopo aver lasciato l’ufficio del Pubblico Ministero, la giovane incrocia una donna di mezza età nel corridoio, da cui viene riconosciuta e salutata con calore, la donna le chiede come sta, se si trova lì pure lei per l’interrogatorio, e in quel momento la ragazza ricorda: è Teresa, faceva l’infermiera alla casa di cura. La saluta con gentilezza ma senza particolare entusiasmo, poi se ne va. La sera, mentre sta leggendo una rivista seduta sul letto in camera, Linda bussa alla porta. Vorrebbe parlarle. Ilaria le fa cenno di sedersi. Nonostante l’imbarazzo, tra le due sorelle c’è un riavvicinamento. La mattina del giorno dopo, Linda è talmente indaffarata a leggere fascicoli e carte che quasi non si accorge di Ilaria che sta mettendo in tavola la colazione. La giovane la rimprovera amabilmente dicendole che portarsi il lavoro a casa è una pessima abitudine. Poi lo sguardo le si posa sulle immagini trasmesse dal notiziario locale, in cui si vedono le antiche gallerie sotterranee scoperte dagli addetti comunali durante la riparazione dell’acquedotto. Ilaria dice che quello sarebbe il posto perfetto per farci marcire dei criminali. Linda ride della battuta, e le dice di essere piuttosto nervosa perché è convinta di essere arrivata ad una punto di svolta con le indagini. Le racconta che sta cercando di rintracciare persone che facevano parte dello staff medico dell’ospedale psichiatrico nel periodo in cui avvennero gli omicidi, due in particolare, un medico ed un infermiere, che si trasferirono altrove subito dopo i due delitti, dalle informazioni raccolte le risulta che fossero molto legati alle due vittime ed è convinta che possano dirle qualcosa di utile. Ha già rintracciato l’indirizzo del primo. Adesso lavora in una clinica privata fuori città. Nel frattempo arriva una telefonata dall’ospedale dove è ricoverato il loro padre. Le sue condizioni sono peggiorate. Linda cerca di convincere la sorella a prestargli assistenza con lei. La giovane rifiuta, ne nasce l’ennesimo litigio. Dopo di che, Linda preleva alcuni oggetti personali da portare con sé in ospedale e poter così prestare assistenza notturna all’uomo, convinta che ormai sia arrivato alla fine.

Sul tavolo della cucina rimane il biglietto dimenticato da Linda, con l’indirizzo del medico che è riuscita a rintracciare. Rientrata a casa il giorno dopo per cambiarsi e lavarsi, si accorge dell’assenza della sorella. Ma Linda è ancora risentita e decide di non contattarla. Successivamente, il malore del loro anziano padre si rivela un falso allarme, e questo è sufficiente a Linda per tornare a casa ed abbracciare felice Ilaria. Tornata al lavoro, Linda decide di contattare il medico che ha rintracciato, ma l’uomo non risponde al telefono e in clinica le dicono che è due giorni che non si presenta. Decide quindi di recarsi direttamente a casa sua, ma una volta giunta a destinazione trova ad attenderla una macabra sorpresa: l’uomo è stato assassinato a colpi di pistola. Sconvolta, comincia a pensare che, se dopo tanti anni c’è ancora qualcuno che voleva quell’uomo morto la pista presa dalle sue ricerche sia quella giusta, e continuando a studiare i fascicoli dell’indagine precedente, si rende anche conto che la velocità con cui sembrava all’epoca risolto il caso, in realtà nascondeva un indagine approssimativa, con cui si stava cercando di minimizzare l’accaduto nell’interesse di alcuni personaggi altolocati proprietari della struttura, e impedire così di infangare il nome dell’Ospedale, costringendolo alla chiusura, (come poi realmente accadde). Ne parla anche con Ilaria, una volta tornata a casa. Arriva una telefonata: sono riusciti a scovare anche l’infermiere. Ora lavora in una Casa di Riposo della città.
Linda torna in procura. Dopo tante insistenze è riuscita a ritrovare e farsi consegnare i materiali trovati sulla scena dei primi due delitti. Le viene detto che c’è anche un orecchino dell’assassina, e che fu grazie a quello che la giovane infermiera venne identificata come l’esecutrice degli omicidi. Linda prende in mano il sacchetto sigillato che contiene l’orecchino, e un brivido le percorre la schiena, esce correndo dall’ufficio, prende l’auto e torna a casa, l’appartamento è vuoto: Ilaria non c’è. Ma ormai ha già capito dove può essere andata; e mentre prende la macchina cercando disperatamente di fare in tempo, i pezzi del puzzle cominciano a ricomporsi nella sua mente: quello è uno dei due orecchini appartenuti alla sua defunta madre, quelli che poi erano appartenuti a sua sorella Ilaria, quelli che ad una sua innocente domanda le aveva detto di non avere più indossato perché ne aveva smarrito uno. Come il biglietto scordato sul tavolo, che le aveva consentito di trovare l’ultimo medico ucciso direttamente a casa. Inizia a piovere, anzi a diluviare, Linda è costretta a rallentare l’andatura perché nonostante il tergicristallo funzioni alla massima velocità non vede niente. Comunque ha allertato la polizia, tra poco arriveranno i rinforzi. Arriva alla casa di riposo. Troppo tardi. Le viene detto che l’infermiere è già uscito. Una donna anziana dall’aria impicciona dice che era venuto a cercarlo una ragazza, ma che dopo essersi fatta riconoscere, l’infermiere era letteralmente fuggito, inseguito dalla donna. Linda prova a controllare nella Casa di riposo anche se sa che è inutile, poi, d’un tratto la soluzione. Le torna in mente una frase detta da Ilaria un mattino, mentre facevano colazione (…il posto perfetto dove far marcire dei criminali…) . Mentre il tempo continua impietosamente a piovere, Linda e i poliziotti scovano vittima e carnefice nella zona degli scavi che tanto interesse mediatico ha suscitato nell’ultimo periodo. In fondo ad una delle tante gallerie si sentono delle grida e degli strepiti. Corrono inciampando nelle pozzanghere, facendosi strada con una pila nel buio. Quando li trovano, vedono l’uomo, probabilmente trascinato a terra, coperto di fango e legato a dei ferri vecchi. Mentre la donna, fradicia, e anche lei imbrattata di fango gli urla addosso frasi sconnesse, puntandogli alla gola una pistola. I poliziotti riescono a disarmare e a rendere inoffensiva Ilaria quindi la arrestano, liberando l’infermiere. Ilaria prosegue a dare in escandescenze, Linda cerca di avvicinarla, ma la giovane le lancia uno sguardo carico di odio.
Ilaria viene portata direttamente all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario, l’infermiere invece viene ricoverato in stato di shock. Linda va a trovarla, nonostante tutto non riesce ancora a crederla colpevole, le dice di dire la verità, le chiede chi sta coprendo, visto che è stato un uomo ad accoltellare il primo medico. Ilaria ride sguaiata mentre le dice che a volte è la voglia di vendetta a far trovare forze che non si credeva di avere, ammettendo così la propria responsabilità nell’omicidio, poi sputa per terra. Linda si alza e se ne va. Ilaria ha una crisi durante un incubo notturno in cui si vede legata mani e piedi ad un letto, e circondata da uomini in camice bianco. Per cercare di calmarla la portano in infermeria. Dopo qualche istante, la giovane rinviene, l’infermiera che la accudisce sembra avere un’aria familiare… Ilaria apre bene gli occhi e la riconosce: si tratta di Teresa. La donna le sorride con aria complice. Nel cuore della notte Linda viene svegliata dallo squillare del telefono. E’ l’ospedale, suo padre è grave. Linda si precipita. L’uomo le muore tra le braccia, non prima però di averle chiesto di portare ad Ilaria la sua richiesta di perdono, perché sapeva che “Lì le avrebbero fatto del male”.
Poco dopo torna all’O.P.G. per parlare con Ilaria. Ma trova tutta la struttura in subbuglio perché la giovane è sparita e non si trova più da nessuna parte. Linda riesce a scoprire quasi subito che Teresa c’entra qualcosa e la fa interrogare. La donna ammette di avere fornito alla giovane un camice e una cuffietta per aiutarla a camuffarsi e fuggire, dicendo di averlo fatto per saldare un vecchio debito. E mentre Linda non riesce a credere a quello che sta ascoltando, viene così a galla quello che accadeva realmente nel vecchio ospedale psichiatrico: le pazienti venivano regolarmente abusate da medici ed infermieri, quelle che rimanevano incinte venivano subito fatte abortire per far sparire le prove di quanto avveniva realmente dentro quelle quattro mura, e per questi motivi i suicidi all’interno della struttura erano piuttosto numerosi, (compreso quello dell’infermiera presunta assassina, abusata anche lei) anche se poi venivano giustificati con le malattie mentali delle pazienti. Teresa racconta anche di Ilaria, dice che era una ragazzina sveglia e furba, che era riuscita per parecchio tempo a tenersi lontana dalle attenzioni malsane di chi avrebbe dovuto curarla, ma poi, da un giorno all’altro l’aveva vista cambiare completamente, era divenuta taciturna e triste, e Teresa aveva capito tutto, provando rimorso per non aver potuto o voluto fare niente. Linda sempre più sconvolta, comprende in quel momento le ultime parole dette da suo padre. Fa poi allertare le forze dell’ordine, per ritrovare la sorella. Ma Ilaria, con parrucca e occhiali scuri, è alla stazione, già pronta per partire. Dopo aver fatto una telefonata all’amico Marco, chiedendogli di procurarle dei nuovi documenti falsi, sale sul treno. E mentre la carrozza inizia a muoversi, i suoi ricordi ricompongono gli ultimi tasselli mancanti del puzzle. Una sera, con un pretesto, l’infermiere che considerava amico, la invita a salire sulla soffitta dell’ospedale, ma è una trappola, ad attenderli ci sono infatti gli altri tre medici che Ilaria conosce bene e da cui è solita tenersi alla larga. La porta della soffitta viene chiusa a chiave e per la giovane non c’è scampo. Poco tempo dopo, la compagna di stanza di Ilaria si butta da una finestra dai piani alti dell’edificio,morendo sul colpo. Così, non appena le si presenta l’occasione, e dopo aver pianificato tutto con la massima cura, Ilaria decide di uccidere i quattro uomini. Una sera, nasconde un tranquillante che avrebbe invece dovuto assumere. Lo scioglie in una bibita che la sua prima vittima è solita bere. Poi, coglie di sorpresa il medico, mentre è intento a lavarsi le mani in bagno, già intontito dal sedativo, e lo finisce a coltellate. Al secondo medico invece porta un caffè avvelenato in ufficio, poi chiude la stanza a chiave, stacca telefono e cellulare e rimane a guardare e ad ascoltare impassibile le suppliche dell’uomo agonizzante. Gli altri due, medico e infermiere, le erano sfuggiti. Avevano capito che tirava una brutta aria e si erano fatti trasferire altrove. Il pandemonio accaduto in seguito ai due omicidi, le indagini e tutto il resto le avevano impedito di rintracciarli. Ma non si era mai scordata di loro e di quello che le avevano fatto. Sul treno, Ilaria apre la borsa, ne estrae una fotografia, è l’immagine dell’infermiere che la polizia le ha tolto dalle mani, insieme ad un biglietto che contiene un indirizzo. Appena le acque si saranno calmate avrà una visita da fare…

© Luciana De Carlo





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