Ore 4.50 - Giorno Primo
Lunedì ore 04.50. Provo sempre una sensazione di disagio quando mi sveglio presto la mattina. Quando apro gli occhi al suono della sveglia vivo una trentina di secondi pericolosi, credo che potrei anche accettare che qualcuno ponga fine alla mia vita se solo in quel momento me lo proponesse.
Penso sempre alla morte quando mi sveglio, forse è perché la sera prima ho bevuto troppo come al solito. Riflettendoci bene anche la sera prima di dormire penso alla morte e riflettendoci ancora meglio il “ho bevuto troppo” coincide proprio in quel momento. Mi accorgo d’improvviso che sono vivo e che quindi devo per forza morire. Forse subito, forse domani o forse tra cinquant’anni ma prima o poi devo comunque morire. E’ inevitabile. Per un attimo mi manca il fiato, rimango immobile a fissare il soffitto finché non mi passa, alla fine mi addormento. La mattina mi sveglio sempre, almeno fin ora.
Mi alzo, do un colpo alla sveglia. Non faccio mai il contrario, non spengo mai la sveglia per poi alzarmi. E’ questione di attimi, spegni e rimani lì a dormire. Spegni la sveglia spegnendo il tuo lavoro, il tuo futuro.
Con due dita allargo le asticelle delle veneziane per vedere che tempo fa fuori. E’ piovuto. Un lampione messo lì, tra due bidoni della spazzatura, illumina di giallo l’asfalto, tutto è lucido le pozzanghere sembrano lastre d’oro. Inizia a piovere, inaspettatamente, subito, forte, come se qualcuno lo avesse ordinato al cielo. L’oro delle pozzanghere inizia a sciogliersi, dei cerchi iniziano a disegnarsi su quell’asfalto. Vado in bagno e vomito. Sì! Ho proprio bevuto troppo ieri sera, non ho mischiato gli alcolici, l’esperienza insegna ma lo stomaco a volte si ribella o semplicemente tradisce. Di notte vuole sempre di più, sorso dopo sorso. Di mattina se ne pente e ti rimanda qualcosa indietro come se volesse negare le sue colpe.
Mentre vomito penso che al lampione, ai bidoni della spazzatura, alla pioggia e all’oro non importa niente di quello che mi sta accadendo. Poco dopo non importa più nemmeno a me.
Apro il rubinetto dell’acqua calda ma prima che arrivi ci vuole un po’ così nel frattempo mi lavo i denti. Se non mi lavo i denti non riesco a far nulla, posso farmi la doccia ma se non mi lavo i denti non mi sento pulito.
Ecco l’acqua calda, prendo il pennello di pelo di tasso e ci spruzzo sopra un po’ di schiuma da barba.
Il pelo di tasso è il miglior pelo per il pennello da barba.
Il pelo di tasso per il pelo dell’uomo.
La vita del tasso per la vita del pelo dell’uomo.
Mi insapono per bene il viso e prendo il mio rasoio multilama.
Una volta ne bastava una. Adesso ne servono quattro. Il risultato è lo stesso.
Il fatto è che c’è stato un miglioramento forzato di alcune tecnologie. L’uomo è arretrato, la tecnologia ha dovuto fare uno sforzo in avanti per riportarci al paro. Quando mi sciacquo il viso sono un uomo quattro lame che ha la stessa rasatura di un uomo monolama anni trenta. Siamo pari amico, quindi non sei migliore di me.
Anzi, fanculo amico, tu non hai la macchina parcheggiata su lastre d’oro.
Mi guardo allo specchio, sorrido ed esco dal bagno pronto per una nuova giornata.
Un uomo esce sempre ottimista da un luogo del genere.