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Storie della razza antica - Sara
di Vittorio Baccelli
Pubblicato su PB20


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Storie della razza antica - Sara

Il vostro riso così fresco e chiaro
di bambina che incanta tutta l’aria.
(S. Mallarmé)

La mia è una razza molto antica.
Molta letteratura è stata su di noi fatta, ma nella stragrande maggioranza delle volte, a sproposito.
Mi chiamo Renzo, e ho sempre portato questo nome, almeno in tutti i miei attuali ricordi, e riesco a riandare a fatti molto remoti.
Abbiamo una forte predisposizione, proprio come razza, ad un tipo di cultura fortemente raffinata.
Ci rimiriamo tranquillamente negli specchi, non inceneriamo alla luce del sole anche se siamo creature della notte.
Non ci crederete, ma possiamo perfino abbronzarci, usando ovviamente e con criterio molte creme adatte.
Non ci spaventiamo certo con le croci, pensate che addirittura qualcuno di noi è cattolico.
Normalmente non ci nutriamo col sangue umano o di animali, anche se possiamo farlo, questa pratica col tempo è divenuta solo un atto erotico.
Togliere qualche stilla al partner consenziente non è poi la fine del mondo.
E se succhiamo il partner, questo non diverrà come noi, ma resterà umano al cento per cento, ve lo garantisco!
L’aglio ci fa un baffo, vado matto per la pizza all’aglio.
La nostra immortalità cessa quando incappiamo in eventi traumatici e il nostro fisico è forte ma anche fragile proprio per la sua estrema raffinatezza.
Siamo invisibili? Ma non scherziamo! Al massimo possiamo far ignorare la nostra presenza con la leggera telepatia che possediamo.
Altro luogo comune: possiamo volare –, in effetti, qualcuno di noi in passato c’è riuscito, ma più che di volo parlerei di lievitazione.
Ci ho tentato, e solo una volta riuscii, dopo ore di meditazione, a sollevarmi di qualche centimetro, fu una vera faticaccia e non ci ho più riprovato.
Soffro di vertigini e ho volato un’unica volta, ma con l’Alitalia.
Un volo tranquillo e di solo un’ora, ma non lo rifarei mai più, ho scoperto di soffrire pure il mal d’aereo.
Possiamo trasformarci in vampiri e svolazzare nelle notti al chiaro di luna: ma a chi sarà mai venuta in mente un’idea del genere?
Queste trasformazioni uomo animali sono esclusive della via yaqui alla conoscenza e il numero degli sciamani umani che l’hanno attuate si conta sulle dita di una mano.
Qualche nostro lontano antenato abusò un po’ dei suoi poteri combinando tutta una serie di casini, è forse da questi abusi che nacque il nostro mito per la gioia di scrittori e poeti romantico-decadenti.
Portarsi dietro la bara e dormirci dentro di giorno su uno strato di terra presa dal cimitero natio? Che schifo!
Ho scoperto uno splendido materasso ad acqua vibrante con il telecomando che non abbandonerei per nessun’altra cosa al mondo.
L’immunodeficienza ci ha creato qualche problema, alcuni di noi hanno preso il contagio del secolo, non è mortale ma chi è stato colpito risulta affetto da una forte confusione immunitaria e sta raccattando un malanno dietro l’altro.
E che dire dei nostri bei canini, tanto evidenziati dalla letteratura gotica di tutto il mondo?
Dovete sapere che sono denti mobili che sporgono solo in certe occasioni (nelle occasioni adatte).
Bene, la maggior parte di noi ha dei grossi problemi proprio a questi denti, a causa del delicato meccanismo organico in cui sono inseriti e i nostri specializzati dentisti praticamente ci hanno costantemente in cura.
Devo recarmi dal mio personale dentista almeno una volta il mese, è questa divenuta una scadenza fissa per la maggior parte di noi.
Mi diletto nello studio dell’archeologia e sono numerosi i testi e gli articoli che ho in passato pubblicato, sotto falso nome ovviamente.
Siamo in pochi e sparsi per il mondo, ma ci teniamo costantemente in contatto.
Problemi economici non ne abbiamo per le cointeressenze che collettivamente possediamo in molteplici attività produttive.
Nei secoli ci siamo perfezionati nell’arte di non apparire e oggi siamo totalmente anonimi da essere per l’opinione pubblica, inesistenti.
Ho avuto un solo grande amore che mi ha dato due figli maschi.
Ho visto la mia amata sfiorire, invecchiare e morire, ma il mio affetto per lei è tuttora immutato.
I miei due figli sono nati totalmente umani e con tristezza li ho visti consumarsi negli anni.
Ho seguito la mia progenie con attenzione finche è nata Sara, una mia bis bis bis nipote.
E Sara è della razza antica, aveva solo pochi giorni quando ho avvertito il contatto familiare della sua mente.
La nascita della bambina ha risvegliato in me la felicità, in famiglia mi credono un lontano secondo zio, tornato ricco dall’Australia, ove era emigrato in gioventù.
Alleverò Sara, senza dar nell’occhio, alla saggezza dell’antica razza, c’è già un posto per lei nella nostra scuola; man mano che cresce assomiglia fisicamente sempre più a colei che fu la mia adorata moglie.
Noi proteggiamo ferocemente la nostra rara e preziosa prole, forse è solo in queste occasioni che risultiamo anche veramente pericolosi, è come se in noi scattasse un meccanismo ancestrale e la vigilanza ferrea può divenire anche crudele pure nei confronti degli umani.
Ma l’inaspettato evento natale ha risvegliato in me tutti gli interessi che ultimamente si erano assopiti, in particolare gli interessi artistici.
Ho ripreso a dipingere un affresco che avevo da decenni abbandonato in una sala della mia dimora, rappresenta un paesaggio collinare in piena vegetale forza primaverile, in un prato tre centauri giocano con alcuni umani nudi.
Tra le colline che s’intravedono nello sfondo è posata un’argentea astronave aliena a forma sferica, due lune s’intravedono all’orizzonte poste tra la presenza di un’inquietante torre nera.
Dimenticavo, non navighiamo in internet, il grande divertimento del momento di voi umani, ma abbiamo un network tutto nostro, per voi irraggiungibile perché su basi più biologiche che elettroniche, ma anche noi siamo stati contagiati dalla moda del nuovo millennio: tutti a comunicare che stanno comunicando.
E così collegati nella nostra rete quasi-neurale riusciamo talvolta a materializzare i nostri desideri e ad esprimere la nostra quasi completa libertà e felicità d’esistere.

© Vittorio Baccelli





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