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Camminarono a lungo, insieme…
Camminarono senza quasi mai guardarsi, percorrendo una rotta invisibile che seguiva il fluire dei loro pensieri.
Osservarono l’uno l’animo dell’altra, senza passare attraverso gli occhi.
Si sfiorarono, senza passare attraverso il tatto, cercarono di comprendersi senza ferirsi…
Per ragioni ed esperienze differenti temevano di avvicinarsi troppo ma, al contempo, non potevano fare a meno di cercarsi.
Lei imponeva a lui il suo passo, Lui assecondava con pazienza un incedere a cui, per la brevità del passo, non era abituato.
Giunsero al fiume e si sedettero.
L’uno al fianco dell’altra, vicini, ma con sguardi che, senza quasi mai incrociarsi, andavano lontano.
Affidarono all’acqua limacciosa e sporca i loro pensieri.
Il fiume portò lontano i loro pensieri… con calma… senza giudicarli…
Il fiume semplicemente accolse Lei e Lui senza riflettere i loro volti… quasi complice di quel “non guardarsi”…
Compresero, attraverso lo scoprirsi così affini, il motivo del bisogno di cercarsi… talvolta si sorpresero di ciò…
Poi furono ancora passi, ancora strada, ancora parole. Ricordi da confrontare, emozioni da condividere, vuoti da riempire. Vissuti così differenti riposti in animi tanto simili, quali volute di fumo che ti attraversano il corpo portandosi via un po’ di angoscia… lasciando, in vero, un retrogusto lievemente amaro…
Fu il tempo a ricondurli alla realtà… allora i passi si diressero al capolinea di quella giornata, di quella dimensione.
Lui non aveva più tempo da donare a Lei e se ne rammaricò un po’… Lei gli disse che non importava… era abituata a stare da sola…
Così, sullo sfondo giusto, Lui scomparve fra la folla.
Lei rimase lì ad aspettare, in mezzo alla folla…
Nell’animo l’eco quieto di discorsi che ora ritornavano ad essere interiori…!
Lui si voltò ma Lei era scomparsa…
Lei stette a lungo ad aspettare.
Vide soli e lune sorgere, per poi sparire all’orizzonte. Nel mentre i discorsi interiori si erano fatti inquieti, dettati dalla precarietà di non riuscire a trovare un senso. Passarono dalla tristezza al rancore, dalla follia al pianto irrefrenabile.
Ella decise che fosse arrivato il tempo di alzarsi e di andar via dalla folla.
Allontanarsi un poco da quello sfondo ove invano Lei aspettava di veder ricomparire l’immagine di Lui.
I passi dolorosi e stanchi la portarono nuovamente al fiume. Ella tentò di veder se lì intorno fosse rimasta una qualche eco delle parole dette, delle parole date… ma l’unica ombra di quel che era stato, come un’allucinazione, risiedeva ormai solo nel suo cuore.
Il fiume con la stessa calma di una scena precedente, risuonava della necessità di fluire. Andare avanti liberi dalla tendenza onerosa a voltarsi indietro.
Lei si guardò dentro ancora una volta, incapace di trovare motivazioni a cui aggrapparsi.
Pian piano l’immagine di Lui coincise con l’anima di una solitudine assai simile all’abbandono.
Lei accettò questo come un dato di fatto. Le costò molto, ma lo accettò.
Si alzò.
Andò incontro a sé stessa.
Insieme decisero di affrontare nuovamente il fluire della vita… in fondo …era abituata a stare da sola!
©
Carla Montuschi
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