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Erbacce
di Debora Gatelli
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Quando avevo dodici anni il dentista mi disse che era necessario mettere l'apparecchio; la mia bocca era troppo piccola e i denti non avevano sufficiente spazio. Semplice e spietato: i canini stavano crescendo sopra agli altri denti, sembravo un vampiro. Ci voleva l'apparecchio, quello fisso di metallo modello ringhiera, per due anni.
A quel tempo la mia vita mi sembrò rovinata, avrei tolto l'apparecchio a quasi quindici anni quando ormai sarei stata praticamente vecchia. Sapevo di non avere scelta e ciò rendeva la mia disperazione ancora più grande; nessuno avrebbe voluto baciarmi con quel ferro in bocca, come avrei fatto? Piangevo e non vedevo soluzioni, perché a dodici anni non ce ne sono di soluzioni, c'è solo la tua visione naturalmente distorta delle cose che ti fa sentire bene e male come mai più ti capiterà nella vita.

Non baciai nessuno prima dei quindici anni ma non per colpa dell'apparecchio; il primo bacio lo diedi poco più tardi a un ragazzino che non mi piaceva nemmeno tanto e che però capitava a fagiolo per fare la prova generale. Non sapevo che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di prove generali, sempre più complesse, in attesa del vero amore che nel frattempo sembrava non arrivare mai.
Comunque, dopo l'apparecchio la mia vita non era proprio così rovinata come credevo, non ero vecchia e avevo imparato che per baciare qualcuno non serve poi chissà quale scienza. A distanza di tanto tempo mi sorprendo spesso a pensare a come sarebbe il mio sorriso se non avessi portato l'apparecchio e mi sorprendo anche del fatto che il ragazzo che ho baciato per tanto tempo non abbia mai imparato molto bene come si fa, anche se lui da piccolo l'apparecchio non l'aveva; ma forse è solo perché ha sempre vissuto come gli veniva spontaneo, senza nessuna prova generale. Resta il fatto che non cambierei nessun altro bacio con uno dei suoi; per lui funziona come per certi pittori che dipingono dei quadri estremamente semplici e lineari, a volte quasi bruttini, eppure riscuotono un successo strepitoso a dispetto di chi fa disegni meravigliosi e resta sconosciuto per tutta la vita.

Forse è proprio questo l'amore che aspettavo così tanto e temevo non arrivasse; ora temo invece che non se ne vada più, perché in realtà mi attendevo qualcosa di totalmente diverso. Ci ho pensato molto molte volte e sono giunta alla conclusione che ci siamo fatti un'idea sbagliata di ciò che è l'amore. Fantastichiamo su qualcosa di bello, perfetto, che ci faccia stare bene, ma non è così; l'amore è irrazionale, non si spiega e come se non bastasse ci rende deboli e vulnerabili.

L'uomo che ci rassicura e ci protegge, quello che ci telefona ogni giorno per dirci quanto ci vuole bene non si chiama amore, è solo supporto. Quello che ci offre una vita agiata e sicura, l'uomo che non vuole che lavoriamo per poterci dedicare ai figli e ci dà libero accesso alle sue carte di credito si chiama benessere, non amore. L'uomo che ci capisce alla perfezione, che sta per ore a parlare con noi di qualunque cosa, ascolta e intuisce ogni sfumatura del nostro pensiero va sotto il nome di amicizia e nemmeno questa è amore.
L'amore è tutt'altro e nella maggior parte dei casi, se non è accompagnato proprio da supporto, benessere e amicizia, si rivela essere una gran fregatura..
Questo almeno è quello che ho imparato io cercando di essere onesta con me stessa; l'amore lo riconosci appena lo vedi, non arriva con il tempo perché altrimenti sarebbe qualcos'altro (rispetto, stima, affetto, riconoscenza e chi più ne ha più ne metta). Dicevo, lo riconosci subito e te lo ritrovi addosso prima ancora di esserti chiesta se lo vuoi oppure no; sia chiaro che non mi sto confondendo con la passione, perché anche quella è una cosa diversa: la passione ti travolge sì, ma ti lascia libero il cuore e anche il cervello. L'amore invece annebbia tutto, soprattutto il cervello, per questo può risultare pericoloso.

L'innamoramento è uno stato mentale, una condizione permanente del tutto incontrollabile. L'essere umano è padrone delle proprie azioni, ma non dei propri sentimenti; possiamo scegliere se andare al mare o in montagna, ma non ci è concesso decidere a chi voler bene. Non si può imparare né ad amare né a smettere di amare e la cosa più affascinante è che si tratta di un processo assolutamente non meritocratico. Non è chi è più bravo, più bello e più generoso a essere maggiormente amato; a volte è proprio l'opposto e credo si possa parlare di vero amore solo se alla domanda "perché ami quella persona?" segua la semplice risposta "non lo so". Se siamo in grado di spiegare i motivi del nostro amore, probabilmente non è già più amore.

L'amore esiste anche se non corrisposto e resiste senza bisogno di essere dichiarato; il motivo di questo strano fenomeno è che non chiede nulla in cambio e non necessità di alcunché per essere alimentato. In compenso ci fa alzare alla mattina e da un senso anche alla giornata più insignificante; è causa della stretta allo stomaco che ci fa balbettare e arrossire, a volte provoca persino un po' di tremito alle mani o alle ginocchia. Inoltre rivoluziona le nostre priorità cambiandoci i gusti e modificando le nostre abitudini; non svanisce nemmeno quando è la ragione a non volerlo più, trasformandosi in un ospite indesiderato. Non vi è mai capitato di piantare dei fiori in un vaso, annaffiarli con cura, concimarli e pulirli ogni giorno per poi scoprire con delusione che sono appassiti inesorabilmente? Mentre nel frattempo delle erbacce forti e rigogliose si fanno largo nel vostro vaso e non solo, crescono veloci anche sul vialetto e si insinuano negli interstizi delle beole sul piazzale. Certe erbacce non appassiranno nemmeno se le cospargerete di diserbante mentre per alcuni fiori non c'è concime che possa farli sbocciare. L'amore è un'erbaccia, non ha bisogno né di concime né di un luogo protetto dove crescere.

Da piccoli è più facile innamorarsi perché il cuore ascolta solo se stesso e non è ancora contaminato da concetti come interesse, sicurezza, fedeltà, fidanzamento.
Quando portavo l'apparecchio ero follemente innamorata di un ragazzino di un paio d'anni più grande e non gliel'ho mai detto; tra noi non c'è stato nulla eppure ancora oggi lo ricordo come uno dei miei più grandi amori.
Le relazioni che ho avuto da grande mi sembravano belle, reali. A volte mi sono quasi convinta di essere innamorata, ma facendo un confronto con il ragazzino dei tempi dell'apparecchio non c'era niente ma proprio niente che somigliasse al tuffo al cuore dei miei dodici anni.

Così ho dovuto ammettere a me stessa la triste verità: l'amore è una fregatura e lo dico perché a volte mi sembra di non poterne più, lo dico perché il ragazzo che non sapeva dare i baci l'ho riconosciuto subito da lontano al buio in mezzo a un sacco di gente. Improvvisamente ho capito che avevo di nuovo dodici anni nel bene e nel male, ma soprattutto nel male perché, oltre a tutto il resto, l'amore ha il potere di farti dimenticare un altro amore importante: quello per te stessa.

Per amore si soffre, non c'è niente da fare, ed è verissimo che "tanto più a fondo scava il dolore nel nostro cuore tanto più grande sarà la gioia che saremo in grado di contenere " e per di più la mano che ci cura le ferite è spesso proprio la stessa ad avercele appena inferte. A volte tutto questo è difficile da accettare e mi è capitato, la sera andando a dormire, di desiderare di svegliarmi la mattina senza più amore. Vorrei aprire gli occhi e non sentire più niente; qualche rara volta ho avuto l'impressione che fosse successo davvero, invece era solo un'impressione perché il ragazzo dai baci naif ha sempre la meglio e in poco tempo tutto riprende come prima.
Spesso mi chiedo fino a quando durerà e la risposta che mi si affaccia alla mente non è delle più rassicuranti. Stasera mi sono scottata di nuovo la mano nel suo forno mentre toglievo una pizza. E' la terza volta che mi succede, ogni inverno mi brucio, sempre la stessa mano e le cicatrici non vanno più via.
Eppure so che fino a quando il bruciore mi passerà e finché avrò della pelle che non si è ancora bruciata, io continuerò a infilare la mano in quel forno.

© Debora Gatelli





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