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Don Mario entrò in chiesa quasi correndo. Un uomo anziano era inginocchiato davanti all’altar maggiore, alcune donne stavano pregando di fronte agli altari laterali, ma c’è da giurare che lui non si accorse della loro presenza. Né fece caso alla musica suonata dall’organo, anche se si trattava della celestiale musica di Bach. Dopo essersi fatto in fretta il segno della croce si incamminò a passi svelti lungo la navata centrale, accennò appena un inchino davanti all’altare e lo superò, dirigendosi in sacrestia, dove trovò Giacomo, il sacrestano, che, seduto ad un tavolino, era tutto intento a pulire un crocifisso di legno con uno straccio ed un pennello.
“ Oh, don Mario , buongiorno “ lo salutò Giacomo.
“Don Giuseppe, dov’è don Giuseppe ? Ho bisogno di vederlo subito!” disse don Mario , con voce strozzata.
Giacomo aveva capito che don Mario era agitato, forse addirittura sconvolto, ma, continuando in tutta calma a pulire il crocifisso , rispose placido placido : “ Don Giuseppe non c’è. E’ dovuto accorrere al capezzale di una moribonda. Pensi un po’, don Mario, si tratta di Carla B., la donna che ha perso la figlia in quell’incidente ….” Don Mario lo interruppe con un gesto della mano . “ Ma io ho bisogno di lui !Giacomo, ti prego, aiutami !” gridò. Rimase un attimo in silenzio, come a riprender fiato, davanti al sacrestano che lo guardava di sotto in su, tenendo il crocifisso in mano. Poi disse, con una voce in cui traspariva una gran pena : “ Ho bisogno di lui….devo confessarmi!”
“ E, sant’Iddio, potrà pure aspettare un’ora o due a confessarsi “ fece Giacomo in tono leggero.
Don Mario gli si avvicinò e battè un pugno sul tavolo : “ E invece non posso aspettare!” Aveva la faccia stravolta e la voce , anche se gridava, sembrava uscire da una gola strozzata.
Giacomo lo sogguardò pensieroso e l’espressione ridente, scherzosa, scomparve dal suo volto.
“Beh, quand’è così….non le resta che trovarsi un altro confessore”
“A nessuno degli altri sacerdoti della diocesi, a nessuno….potrei confessare quello che ho da confessare “ mormorò il prete, evitando di guardare Giacomo. “ E’ una cosa grave “ aggiunse, premendosi le mani sul petto e guardandosi intorno smarrito.
“Eh, già, anche per confessarsi …ci vuole la persona giusta” osservò Giacomo , accennando a un sorriso. “ Se permette, don Mario, qui nella chiesa accanto, la chiesa del Sacro Cuore, ci sarebbe a disposizione padre Francesco. Lei conosce padre Francesco ? Viene da Padova, è un gran predicatore e anche un confessore molto apprezzato, fanno la fila per confessarsi da lui…”
“Padre Francesco, sì, non è di questa diocesi, a lui potrei confessarmi “ e il sacerdote si voltò verso la porta.
“ Aspetti, don Mario, bisogna avvertirlo”, lo fermò Giacomo, che posò il crocifisso sul tavolo e tirò fuori il telefonino dalla tasca del grembiule. Mentre digitava il numero spiegò : “ Padre Francesco, per tutto il tempo che si tratterrà da noi, è sempre a disposizione dei peccatori…oh, mi scusi, però bisogna avvertirlo perché è pieno di impegni ….” Poi parlò a telefono : “ Sì, padre Francesco, sono io . C’è qui….una persona che ha bisogno di lei ….” Rimase in ascolto, poi disse “ D’accordo, riferirò tutto quanto ….ma certo, d’accordo . Arrivederci, padre Francesco. “ Giacomo, con il telefonino ancora in mano spiegò: “ Allora, don Mario, padre Francesco la aspetta. Però, mi ascolti, mi ha detto che preferisce non vederla prima della confessione. L’aspetta direttamente nel confessionale, nel primo a destra dell’altare…”
“Grazie Giacomo”,e d’un balzo don Mario varcò la porta.
“ Eh, quanta fretta, sant’Iddio! “ sbottò il sacrestano . “Aspetti, don Mario! Ho ancora da dirle qualcosa “ e gli corse dietro. Lo raggiunse che aveva già oltrepassato l’altare. “ Don Mario, don Mario “ disse Giacomo,tirandolo per un braccio, “ ho ancora da darle un’informazione….”
“Cos’altro c’è?” chiese il sacerdote girandosi verso di lui, visibilmente impaziente.
“Ecco, lui, il confessore, mi ha detto che durante la confessione terrà la grata oscurata. Non potrete vedervi “
“ Va bene così” disse don Mario,allungando il passo. Uscì di chiesa a gran passi e attraversò il piazzale. Svoltò a sinistra e si trovò in mezzo alle bancherelle del mercato, dove dovette rallentare per la calca che c’era. Si era appena liberato dall’impiccio delle persone davanti a lui quando la vide sbucare da dietro un abito appeso . La bambina gli sorrideva e gli tendeva le mani , “ don Mario, don Mario “ lo chiamava cinguettando. Don Mario si mise a correre per allontanarsi da lei,ma presto se la ritrovò accanto Si era aggrappata alla sua giacca, lo tirava e gli diceva di aspettarla, che voleva andare con lui. Con uno strattone la staccò da sé e proseguì correndo. La sentiva strillare alle sue spalle, si era messa a frignare come aveva fatto allora…..
Quando arrivò davanti alla chiesa del Sacro Cuore don Mario grondava di sudore, aveva il respiro affannoso, il cuore che gli batteva all’impazzata. Entrò in chiesa e di nuovo gli apparve la bambina: la vide ai piedi dell’altare tutta scarmigliata e singhiozzante, il vestito strappato. Lui si precipitò al confessionale che gli era stato indicato e cadde in ginocchio. “Padre Francesco ,mi ascolti, non ci sarà perdono per me ….il mio peccato è tremendo “ riuscì a dire, alzando le braccia sul confessionale. Dalla grata oscurata lo raggiunse una voce carezzevole, che gli faceva coraggio : “Non disperare, figliolo, la misericordia di Dio è infinita” Don Mario cominciò a parlare fra le lacrime ed era come se ogni parola che riusciva a dire gli strappasse la carne. Perchè lui, anche se stava col volto appiccicato alla grata, lo sapeva, lo sentiva che la bambina era lì, nella chiesa ed era come se la vedesse. Ecco, ora doveva trovarsi davanti all’altare laterale, quello a sinistra, con l’immagine di Sant’Antonio e stava guardando in su, verso le candele…..poi si sollevava, era sopra le candele e stava cantando “ Volevo un gatto nero, nero, nero …” Era una bambina incantevole. Lui si era sentito ammaliato, stregato, sopraffatto da quella creatura e aveva dovuto liberarsene…si era dannato. Ora la sentiva che stava aggrappata alla colonna davanti all’altare e gridava “Aiutooooo!” a squarciagola.
“ Ma certo che mi pento, con tutto il cuore….” stava dicendo don Mario e intanto sentiva lei, la bambina, che era entrata nel fonte battesimale e si dimenava tutta, si toglieva i vestiti, ballava…Ah, un vero diavolo quella bambina. Ora era salita sull’altar maggiore e si era messa davanti al crocifisso, aveva allargato le braccia imitando la posizione del Cristo, come Cristo aveva reclinato la testa su una spalla, era morta. NO! Lui non l’aveva voluto , eppure era successo , nella grande agitazione da cui era stato sopraffatto aveva stretto le mani intorno a quel tenero collo, e poi aveva stretto più forte e ancora più forte finchè tutto si era placato. Oh, ma ora la bambina stava cadendo dall’altare…..Don Mario urlò : “ Perdono ! Pietà !” Fu in quell’istante che la grata del confessionale si liberò, con un colpo secco, della lamina che la oscurava ed apparve il volto luminoso e severo di una giovane suora che lo guardava tranquilla e implacabile. E taceva. Don Mario seppe di essere condannato senza pietà. Urlando scappò via dal confessionale . Mentre si dirigeva barcollando verso la porta , da uno degli altari laterali una donna che era stata in ginocchio davanti alla Madonna si alzò e mosse verso di lui reggendo sulle braccia la bambina morta.
©
Mara Masolini
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