Una
recensione di
Claudia Scopino
Che
pasticcio, Bridget Jones
Titolo originale:
Bridget Jones: the edge of reason
Nazione: Regno Unito
Anno: 2004
Genere: Commedia
Regia: Beeban Kidron
Cast: Renée Zellweger, Colin
Firth, Hugh Grant
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l'eroina single che tanto successo ha
avuto nel 2001: la goffa e sbadata Bridget
Jones. Con una differenza: adesso è
felicemente fidanzata con un bellissimo
ed affascinante avvocato, Mark Darcy.
Se le carte vincenti del primo film
erano il diario del titolo e la ricerca
di un'anima gemella, in questo sbiadito
sequel si racconta delle difficoltà
amorose nel tenersi un fidanzato, con
esiti assai meno convincenti. Bridget
è sempre la stessa, ma ancora
più imbranata e forse un tantino
meno simpatica, a causa delle ripetute
e stucchevoli gag che vanno a sostituire
i brillanti dialoghi e gli impossibili
propositi che tanto avevamo amato. Certo,
Il diario di Bridget Jones non era affatto
un capolavoro, ma aveva dalla sua ritmo
e soprattutto una storia frizzante,
non esente da qualche sentimentalismo
di troppo ma decisamente divertente
e ben strutturato. Tutto questo si perde
nel seguito, tant'è che dopo
la visione poco rimane e poco si ricorda:
solo un susseguirsi di gag già
viste alternate a dialoghi e scene seriose
e prevedibili. Bridget non è
certo la prima donna nella storia del
cinema ad essere gelosa nei confronti
di una bellezza dalle gambe lunghissime
e tanto meno inadeguata di fronte alla
raffinatezza del fidanzato, per questo
la storia richiedeva molto più
impegno e inventiva per essere portata
sullo schermo senza stancare e apparire
noiosa. Si ride anche talvolta, ma il
film perlopiù è annacquato
da una comicità banale e anche
abbastanza sciocca, e poco salva la
deliziosa Renée Zellweger, ancora
più in carne rispetto al Diario
(ma, lasciatecelo dire, notevolmente
più bella rispetto alla versione
grissino di Chicago) ma assai meno convinta
nel tratteggiare un personaggio che
da amorevolmente spensierato e ingenuo
diventa quasi fastidiosamente grossolano.
Insomma, poco si salva di questo stinto
sequel, pure l'ottima colonna sonora
viene utilizzata come commento ad un
qualcosa che non c'è, come per
riempire un vuoto di idee e una briosità
che purtroppo stenta ad arrivare per
riportare nei nostri cuori la dolce
Bridget.
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