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Anno
2005-
Mondadori
Prezzo €
18-
429pp.
ISBN
2147483647
Una recensione di
Sabina Marchesi
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Votanti:
7472
Media
79.81%
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Un curioso romanzo d’esordio per una scrittrice che in fondo in fondo esordiente non è. Cinzia Tani, giornalista, conduttrice televisiva, docente e scrittrice ha in realtà esordito, giovanissima, con due romanzi, per poi passare definitivamente alla produzione saggistica a sfondo storico e criminale.
Ma recentemente, pare, alcuni giornalisti le hanno fatto tali complimenti per la maniera con cui sa trattare i fatti di cronaca, soprattutto quelli che affondano le loro radici nel passato, da farle venire la voglia di cimentarsi, ancora una volta, con un Romanzo, ma un Romanzo con la Erre maiuscola, di quelli che ormai nel nostro paese si vedono di rado.
Con la Mondatori alle spalle, una confezione editoriale di gran pregio e una presentazione in grande stile al Circolo Canottieri Aniene, ospite e anfitrione niente di meno che il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, parte la grande avventura di una scrittrice che da sempre si è definita una grande amante della documentazione e della ricerca storica.
E L’Insonne è proprio questo, un tuffo in un passato nemmeno troppo lontano, ma lancinante, che serba nelle sue pieghe ricordi e memorie dolorose per più di una generazione, per chi quelle cose le ha vissute, per chi le ha solo sentite raccontare, per chi le ha semplicemente studiate sui libri di scuola.
Il romanzo infatti parte nella Berlino storica del Terzo Reich, parla delle persecuzioni naziste, prende le sue mosse dagli esperimenti medici effettuati dentro e fuori dai lager dai medici tedeschi allo scopo di rendere la razza ariana sempre più pura e i soldati tedeschi sempre più forti e resistenti.
E come sempre in tutte le sue opere la forza travolgente di Cinzia Tani sta tutta nel linguaggio, chiaro, semplice, diretto, privo di orpelli e di artificiosi equilibrismi, nella ricerca storica, minuziosa e circostanziata, e nella vibrante caratterizzazione di ogni personaggio, ognuno dei quali, dai protagonisti ai comprimari, dagli attori agli spettatori, dalle figure centrali a quelle di sfondo, beneficia di un approfondimento e di una personalizzazione psicologica davvero impagabile.
Tutto questo si traduce in un’unica grande certezza, che in letteratura è fondamentale per garantire il successo di un’opera: “credibilità”.
Il romanzo è convincente perché credibile, potente perché realistico, avvincente perché storicamente documentato.
Se Cinzia Tani Vi dice che un certo vicolo o una certa piazza di Parigi sono fatti in un certo modo, potete star certi che lo dice perché ha fatto dei sopralluoghi più che accurati e delle ricerche circostanziate, e se Vi nomina un posto, un anfratto, un panorama, uno scorcio suggestivo, è come se Vi avesse preso per mano e Vi avesse accompagnato di persona, e quando, se mai andrete a Parigi, e vedrete la stessa prospettiva potrete dire, è vero, è proprio come nel libro.
Perché in questo caso il libro è verità, storica e romanzata al tempo stesso, perché la trama, da vero Thriller americano, è di fantasia, naturalmente, ma perfettamente plausibile e tecnicamente calata in una realtà più che possibile, anzi probabile.
Ci sono misteri e drammi del periodo bellico che molti di noi ignorano totalmente e questo libro ha il privilegio, raro, di portare drammaticamente all’attenzione del lettore tutto l’orrore e l’atroce crudeltà di un periodo storico davvero lacerante, con umana attenzione e con rara sapienza narrativa.
Senza mai annoiare, con un ritmo stringente, la storia si dipana pagina dopo pagina, accompagnando i protagonisti nella loro evoluzione personale, a partire dalla loro nascita, fino alla conclusione naturale delle loro vite, che per tutta la durata del romanzo si continuano a intrecciare in una fitta e intricatissima vicenda che sarebbe naturalmente indelicato svelare al lettore.
Amore, dolore, crimini di guerra, persecuzioni razziali, eutanasie governative, ricordi e memorie si aggrovigliano nelle storie personali dei protagonisti perché si sa, chi è toccato dalla tragedia non potrà mai illudersi, qualsiasi cosa dica, pensi o faccia, di uscirne indenne, e sarà invece destinato a portare sulla sua pelle, a vita, il marchio infamante del dramma, che da qualunque parte sia vissuto segna indelebilmente la mente e il cuore.
Di diverso, finalmente, dai tanti banali thriller americani, c’è che qui le vicende sono sentite profondamente, non c’è compiacimento alcuno per il sangue, per la violenza, per il dramma, che pure esistono, ma si percepisce, forte, il sentimento, questa volta tutto italiano, di partecipazione estrema per tutti i personaggi coinvolti, che in eguale misura, carnefici o vittime, hanno consumato le loro vite in un periodo convulso, frenetico, follemente demoniaco, e forse oggi irriproponibile, ma non per questo meno spaventoso.
Della trama posso dirVi solo quello che la stessa scrittrice ci anticipa invitandoVi nel contempo a procurarVi quanto prima la copia di un romanzo che di certo non rimpiangerete di avere nello scaffale della Vostra libreria.
L'INSONNE
Berlino 1945: l'SS Doktor Martin Krieger è un criminale che fa esperimenti su bambini e adolescenti. Nella sue casa-clinica sul Wannsee cerca di tenere svegli giorno e notte i suoi giovanissimi "topi di laboratorio" per trovare la ricetta che permetta agli invincibili soldati tedeschi di resistere sempre meglio alle fatiche guerresche. Suo figlio Max - anch’egli una “cavia” in anni non lontani e ora passato dalla parte degli aguzzini - incontra due vittime degli esperimenti, due coetanei legati fra di loro e destinati a segnare la sua vita. Sophie, è una bellissima e fragile mezza ebrea. Thomas uno zingaro dal temperamento artistico e ribelle. Max finirà per amare Sophie e per disprezzare Thomas, che lo ricambierà con un odio tenace. La catastrofe finale del Reich e di Berlino divide i tre protagonisti per sempre prigionieri dei loro ricordi e delle loro ferite.
Parigi 1960: Thomas è in città con il suo circo; Sophie è diventata attrice ed è venuta a girarvi un film; Max, che non ha mai perso la speranza di trovarla, è diventato un illustre psichiatra alla clinica della Salpêtrière. Il commissario Riboulet della Sûreté, che ha per le mani una serie di singolari delitti - a tutte le vittime sono stati strappati gli occhi - chiede aiuto a Max, in qualità di psichiatra, ma finisce per sospettare di lui per il suoi strani legami con ciascuna delle vittime. Nella caccia a un assassino Max, Thomas e Sophie finiranno per trovare molto di più: quel drammatico mondo dell'adolescenza che credevano essersi lasciati per sempre alle spalle.
Una recensione di Sabina Marchesi
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