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Wolfgang Schadewaldt und die Gräzistik des 20. Jahrhunderts „Wolfgang Schadewaldt e la Grecistica del XX secolo“
di Thomas Alexander Slezák con la collaborazione di Karl-Heinz Stanzel
Pubblicato su SITO
Anno
2005-
Olms Verlag, Hildesheim
Una recensione di
Peter Patti
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E‘ un’opera accademica di portata enciclopedica nonostante le sue appena 174 pagine. Wolfgang Schadewaldt, ricordato soprattutto per le sue letture all’Università di Tubinga (per buona parte pubblicate dalla Suhrkamp), era docente di Filologia Classica. L’uscita di questo volume coincide grosso modo con il centenario della sua nascita: sicuramente, un omaggio doveroso.
Schadewaldt cominciò a far parlare di sé nel 1938, durante il periodo trascorso a Lipsia, con un lavoro sull’Iliade in cui esaltava Omero e la sua visionarità poetica, criticando nel contempo l‘arido strutturalismo linguistico dei moderni. Il suo umanesimo era totalmente ispirato dal modello ellenico, e - come osservò in maniera critica Hans Krämer - lasciava ben poche speranze a un’apertura verso il cattolicesimo e il mondo latino in generale.
Wolfgang Schadewaldt va ricordato anche per un „dizionario di Goethe“, ma soprattutto per le sue traduzioni in tedesco dell’Odissea e di molte tragedie di Sofocle ed Eschilo, oltre che delle commedie di Aristofane. I registi di teatro del suo tempo (ma anche molti a noi contemporanei) preferirono basarsi appunto su quelle trasposizioni anziché sulle precedenti versioni in tedesco, che risultavano spesso astruse.
Questo volume - biografico e antologico insieme - tratta anche i lati umani dello studioso, che sempre si rifiutò di conseguire la tessera della NSDAP (il partito nazionalsocialista) e che alla fine del conflitto mondiale poté docere alla Humboldt Universität di Berlino - allora città „insulare“ - grazie al suo curriculum immacolato. Infastidito dalle voci che lo volevano un comunista della prima ora, decise di trasfersi nel 1950 a Tubinga.
Su uno dei lati finora oscuri della biografia di quest‘uomo fa luce un altro famoso grecista, ovvero Hellmut Flashar, il quale, basandosi su alcuni documenti e sulla testimonianza di diversi colleghi, dimostra che Schadewaldt, divenuto docente ordinario dell’Università di Friburgo a soli trentatré anni, non godette mai degli appoggi dei bonzi nazisti, né mai mostrò simpatie nei loro confronti. Anzi: sulla questione di chi dovesse diventare il nuovo rettore, Schadewaldt appoggiò coraggiosamente Heidegger piuttosto che Wolf Aly, quest‘ultimo essendo noto come uno sfegatato nazionalsocialista. In quell’occasione, lo studioso si sarebbe chiesto, rivolgendo la domanda anche al collegio di professori: „Lasciare Siracusa?“, riprendendo il dilemma di Platone a proposito del tiranno Dionigi.
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