[La vita di Stefano e Camilla (...) viene letteralmente travolta dalla diagnosi di autismo del figlio più piccolo, che in un attimo cambia il corso delle loro esistenze. Stefano (...) comincia ad accusare strani disturbi fisici; Camilla, che ha sempre vissuto in funzione del lavoro (...) si ritrova a fare i conti con una realtà che proprio non riesce ad accettare. Tra accuse e dubbi, l'atmosfera in casa si fa ogni giorno più opprimente e quando anche il rapporto con il marito sembra ormai irrecuperabile, sarà invece Camilla che, superando le sue paure, riuscirà a riappropriarsi della sua famiglia, trasformandosi da mamma 'disabilitata' a mamma 10 e lode.]
"Mamma disabilitata (...) una mamma che non può dimostrare affetto a suo figlio, una mamma interrotta, incompleta, disabilitata a trasmettere amore, l'unico vero compito previsto dal suo ruolo."
"Mamma disabilitata" racconta la storia reale di una famiglia alle prese con l'autismo. Il titolo del libro è lo stesso che la protagonista assegna al suo diario, dove ogni giorno annota i progressi del figlio. Poco per volta, quel diario diventa il suo migliore confidente.
Precisiamo un punto: Un bambino autistico ha problemi nell'approcciarsi con il mondo esterno, non è stupido, non è da emarginare, anzi e da aiutare nei limiti delle proprie possibilità. Anche se ogni tipo di rapporto diventa immensamente complicato perché, come ci racconta il romanzo, abbiamo a che fare con un bambino che non ama (o rifiuta totalmente) il contatto fisico con le altre persone, non parla molto o si fissa ostinatamente su determinati giochi, musiche, colori, cibi.
La protagonista del romanzo è una donna che cerca di lottare per vedere confermata con una diagnosi la "malattia" del figlio, una mamma che si sente incompleta perché non in grado di trovare una cura per l'autismo. Costretta a litigare con una famiglia che non vuole accettare la realtà e a combattere con la società che pone sulla sua strada mille difficoltà burocratiche. Una donna che deve trovare dentro di se la forza per non mollare. Ogni pagina è un passo verso la consapevolezza da parte della protagonista che avere un figlio autistico non è la fine del mondo e che è inutile tentare di cambiarlo, perché è impossibile e, soprattutto, perché la perfezione non esiste né può essere costruita a comando. Lo stile semplice della scrittrice rende il romanzo scorrevole e per nulla noioso. Una piacevole lettura che però non nasconde nè minimizza le difficoltà che a volte la vita ci mette di fronte, anzi, invita tutti a tirare fuori la grinta, il coraggio e la tenacia che servono per andare avanti.