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L' Occhio del Giudeo
di Giuseppe Grasso
Pubblicato su SITO
Anno
2012-
Blurb.com
Prezzo €
39,95-
88pp.
ISBN
N/A
Una recensione di
Cinzia Baldini
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Votanti:
6358
Media
79.01%
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Quello che ci disvela Giuseppe Grasso ne L’OCCHIO DEL GIUDEO va oltre il reportage fotografico. È un racconto "visivo" che permette al lettore di entrare all’interno di una tradizione secolare, quella della Festa dei Giudei di Sanfratello, di viverla e comprenderla. Gli scatti dell’obiettivo, spesso, si sostituiscono alle parole e schiudono le porte su uno scenario incredibile e di assoluta spettacolarità. A San Fratello, ridente paesino siciliano che sonnecchia disteso sui Nebrodi, a metà strada tra Messina e Palermo, la settimana santa è vissuta in maniera assai sentita e particolare e Giuseppe Grasso ne ha colto il fascino primitivo e accattivante. Con il suo obiettivo, immerso nel folklore cittadino, rumoroso, strimpellante e goliardico, ne ha catturato le immagini più significative ed emozionanti e le ha proposte all’ammirazione dei lettori. Le numerose e dettagliate fotografie in cui sono immortalati i momenti salienti che vanno dal rito della vestizione del "Giudeo" alle "strombazzate" all’ultimo respiro, singole o di gruppo, alle evoluzioni acrobatiche dei giudei che accompagnano la processione, ai volti rugosi e senza età, arsi dal sole ma orgogliosi di mostrarsi nelle loro "maschere" pasquali, alle grandi abbuffate che dal mercoledì santo si susseguono senza posa fino alla mezzanotte del venerdì, sono degli stupendi frammenti di una palpitante tradizione. Nell’introduzione al volume illustrato, l’autore dice: "Ci provo, per la prima volta seriamente, con questo progetto sui Giudei di san Fratello, sperando di riuscire a trasmettere le emozioni che mi ha suscitato" ed io che, personalmente, mi sono trovata ad assistere da una posizione privilegiata alla Festa dei Giudei posso garantirvi che non solo Giuseppe Grasso è riuscito nel suo intento ma è andato ben oltre lo scopo che si era prefisso. Ha catturato nelle sue foto l’intimo legame insito nel DNA di ogni sanfratellano con le proprie origini, l’orgoglio di appartenere ad una terra esigente ed appassionata, madre e spesso anche matrigna, ingrata e al contempo riconoscente, una terra, insomma, fatta di contrasti e di generosi slanci d’amore. Il Grasso ha riportato fedelmente, nei suoi scatti, anche l’estatica ammirazione del turista che si scopre coinvolto in una festa tanto magica quanto colorata, allegra ed inattesa, o lo sbalordimento del credente che in un periodo religioso di lutto per la morte di Cristo si trova a dover fare i conti con una sfrontata orda briosa e spumeggiante, pia e irriverente, o ancora, l’eccitazione che contagia il paese, la periferia e le campagne circostanti dove uomini, donne, vecchi e bambini, compresi nei loro ruoli, ripetono e perpetuano quegli antichi rituali di festeggiamento pagano, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Con la sua arte, è riuscito ad afferrare e riportare la suggestione degli squilli delle trombe che si levano, si rincorrono, si sfidano e squillano insolenti e melodiose da un capo all’altro della cittadina, il profumo sacro dell’incenso delle funzioni religiose che si mischia a quello profano del pane appena sfornato che arricchisce la tavola imbandita su cui fanno mostra di sé ghiottonerie tipiche ancora fragranti, cucinate per saziare il gagliardo appetito dei giudei che, festanti, visitano le case del paese. Non vi racconto altro perché il prezioso volume con le foto proposte dall’estro e dalla professionalità di Giuseppe Grasso va centellinato pagina dopo pagina come un prezioso e raffinato vino d’annata. La suggestione ricreata attraverso L’OCCHIO DEL GIUDEO per l’occhio del lettore riesce a dare quel senso di benessere e di piacevole euforia per la speranza che ancora esistano e resistano, nel nostro paese, tradizioni che rinforzano i legami con il passato e rendono forte e pulsante il rapporto con il territorio in cui si vive. Dove la globalizzazione imperante non riesce a snaturare quel senso di appartenenza, quel legame originario con la propria terra che ogni uomo sugge insieme al latte materno. Al di là di tutti gli eminenti studi effettuati e delle implicazioni storiche connesse o ritenute tali, sui motivi che hanno portato in tempi lontanissimi, alla nascita della festa dei giudei personalmente, le foto così vivide e colorate del Grasso mi hanno fatto pensare che in fondo questa festa non sia altro che un modo originale per esorcizzare la morte. Lo sberleffo, la confusione, il mangiare e il bere oltre i limiti, altro non sono che l’affermazione prepotente della voglia di vivere, un’ode alla vita, un inno alla resurrezione, un voler gridare con tutto il fiato che si ha in gola che la morte è stata vinta. Per alcuni versi una trasposizione tutta Sanfratellana dell’annuncio dell’araldo della monarchia francese: "Il Re è morto. Lunga vita al Re!".
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