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Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
di Haddon Mark
Pubblicato su PBSR2006
Anno
2005-
Einaudi
Prezzo €
9-
247pp.
ISBN
2147483647
Una recensione di
Erika Pucci
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Votanti:
9535
Media
79.29%
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“ Siobhan una volta mi ha detto che avrei dovuto scrivere qualcosa che mi sarebbe piaciuto leggere” (pg.8): su questo consiglio importante per ogni potenziale scrittore e datogli dalla propria insegnante il protagonista inizia ad arrivarci con la propria storia.
Christopher è l’adolescente di questo spiazzante romanzo uscito negli ultimi anni e che si svolge nei nostri tempi in Gran Bretagna.
Affetto da autismo (sindrome di Asperger), dotato di una particolare abilità quasi ossessiva per i numeri, si improvvisa scrittore giallista e investigatore per strutturare un proprio percorso di crescita e relazione con il mondo, in particolare con gli adulti presenti nella sua vita.
Di fatto la narrazione in prima persona con l’espediente del romanzo fittizio scritto da Christopher all’interno del romanzo vero e proprio crea una cornice molto solida all’interno della quale possiamo addentrarci nel modo in cui il giovane vede percepisce e vive la realtà.
E’ un viaggio che si dipana tra gli eventi a tratti sconvolgenti del protagonista ma anche all’interno della sua sensibilità e del suo modo di reagire al mondo.
Ciò che affascina è la capacità dell’autore di creare un’empatia con il lettore senza mai scadere nel melodramma fine a se stesso, grazie al linguaggio utilizzato semplice e adolescenziale ma molto preciso, che è una delle caratteristiche della particolare intelligenza di questo giovane.
Le pagine sono inframmezzate da alcuni disegni, cartine, simboli, come gli smile con cui il ragazzo impara a codificare le proprie emozioni e a cui spesso per cercare di comunicare con “l’altro” e anche questi inserti, come i problemi di matematica e i quiz di logica, contribuiscono a tracciare quella che è la mappa contestuale ma anche interiore del protagonista.
Christopher è sensibile, impulsivo, metodico, umoristico, la sua forza, che a un certo punto diviene istinto di sopravvivenza è proprio nella consapevolezza dei proprio limiti e nella capacità di porre risoluzioni alle piccole grandi problematiche con una creatività lucida e flessibile, mettendo in discussione non solo se stesso ma anche il “nostro” labile principio di normalità.
Ad esempio quando il giovane decide di partire dalla sua piccola città di provincia per andare dalla madre a Londra, attraverso i suoi occhi gesti banali come la convalida di un biglietto ferroviario o la lettura della cartina della metropolitana di Londra assumono un aspetto quasi assurdo e del non senso che nella nostra quotidianità sfugge.
La doppia ambientazione, provinciale e metropolitana del romanzo, non è mai contrastante, perchè portatrice di continuità proprio grazie allo sguardo di Christopher .
Nella dissociazione emotiva che il protagonista vive, sono reperibili semi di disagi diffusi e comuni nella società contemporanea.
Se il personaggio del protagonista ci stimola e ci ricorda quanto sia fondamentale cambiare prospettiva e guardare la realtà con gli occhi dell’altro, i personaggi che animano la trama rappresentano storie secondarie altrettanto importanti ma soprattutto ci offrono sguardi talvolta opposti ma complementari a quello del protagonista.
Ovviamente i personaggi sono filtrati dalla lente di Christopher che è il narratore: la descrizione di comportamenti altrui è comunque molto asettica, il protagonista nel momento in cui ce li trasmette cerca di mostrarceli senza pregiudizi derivanti dal proprio coinvolgimento emotivo, anche perché questa apparente indifferenza nei confronti del contesto fa parte della propria malattia.
Gli altri personaggi, tutti quanti adulti, innescano storie secondarie rilevanti, come il rapporto lacerato dei genitori che sfocia in incomprensioni e tradimenti, e il rapporto fra Christopher e i suoi genitori è un percorso di lettura che offre spunti di riflessione sull’evoluzione di tali dinamiche affettive.
Shioban, l’insegnante personale di Christopher, rappresenta inizialmente il ponte tra il modo di comunicare del ragazzo e il resto del mondo, un luogo di transito dove lo sforzo reciproco dell’andarsi incontro offre la possibilità di definitiva apertura e quindi crescita insieme all’altro.
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