“Il veleno di Circe” è un thriller ambientato nell’epoca corrente e basato su un tema di attualità: l’inquinamento ambientale.
Protagonista principale del romanzo è Giulia, una giovane giornalista, caparbia e agguerrita, che suo malgrado viene trascinata dal proprio fidanzato Jacopo, un biologo impegnato in ricerche sulle modificazioni genetiche avvenute nella fauna marina del tratto di mare di fronte al Parco Nazionale del Circeo, in un “affaire” di traffici illeciti, riguardanti il doloso mancato smaltimento dei rifiuti tossici della ex centrale nucleare di Latina, sui quali indagherà anche Stefano, un giovane graduato del Corpo Forestale dello Stato.
Come il mitico veleno della maga Circe, da cui prende il nome quel meraviglioso promontorio, che mutava gli uomini in porci, così un disastro ecologico di vaste proporzioni potrebbe cambiare per sempre il volto di quel tratto di costa mediterranea.
IL VELENO E’ DI CIRCE, L’ANTIDOTO E’ LA LETTURA
Di Gianni Maritati
Con questo romanzo che avete fra le mani, Cinzia Baldini e Michele Zefferino hanno vinto la seconda edizione del premio “Massimo Di Somma”, che si è svolta ad Ostia Lido nell’estate del 2009 su iniziativa della manifestazione culturale “Approdo alla Lettura”. Questa la motivazione della giuria: “Scritto con uno stile piacevole e coinvolgente, ‘Il veleno di Circe’ tocca in modo originale un tema scottante e attualissimo come quello dell'ecomafia e dell'inquinamento ambientale. La protagonista, una giovane reporter d'assalto, attira l'attenzione per il suo speciale spirito d'avventura, di ansia di giustizia, di senso etico attribuito alla professione giornalistica. Attorno a lei prendono rilievo personaggi di grande effetto, inseriti in un thriller che, richiamandosi suggestivamente ad alcuni versi dell'Odissea, suscita nel lettore una sana e costruttiva inquietudine sui malesseri e sulle responsabilità del nostro tempo".
Difficile dire di più. Il romanzo si fa leggere con gusto non solo perché affonda gli artigli delle parole nella carne dell’attualità, ma anche perché non ha paura di percorrere i territori di uno stile che consapevolmente guarda alla nostra migliore tradizione letteraria facendola propria e reinventandola. A cominciare dall’”aggancio” all’Odissea, che insieme all’Iliade è il grande utero poetico e linguistico dell’immaginazione occidentale.
Il “veleno” della mitica Circe acquista così due sapori, diametralmente opposti. Da un lato, richiama la letteratura al suo nobile ruolo di forma di denuncia sociale, puntando la penna contro il terribile “veleno” dell’inquinamento prodotto dagli uomini (ancora più odioso se procurato in modo criminale, come nel romanzo), che distrugge l’ambiente e insulta la natura. Dall’altro, insinua nel lettore il sano “veleno” della lettura, consegnando agli occhi emozioni per il cuore e ragionamenti per il cervello. Risultato: l’immenso, intramontabile, irrinunciabile piacere della lettura. Quella forma di contatto e di confidenza con la pagina scritta che diventa il migliore antidoto contro i veleni del nostro tempo: la superficialità e l’indifferenza, le furbizie e le pigrizie. Leggere “Il veleno di Circe” servirà a farci diventare cittadini migliori e italiani più consapevoli di avere ereditato una lingua di una bellezza mozzafiato.
Non solo. La centralità del personaggio di Giulia, la giornalista d’assalto, suona come un monito contro tanta informazione che si accontenta delle apparenze e che cerca la complicità con il potere. Quando le pagine dei quotidiani o i notiziari radio-televisivi ci informano che i “cattivi” rubano, sparano, inquinano e fanno i loro comodi, in ognuno di noi si accende la speranza che un giornalista scopra il marcio e lo denunci o che la polizia trovi i colpevoli o che un magistrato faccia giustizia. Cinzia e Michele ci aiutano a tenere viva questa speranza…
(Per gentile concessione di Cinzia Baldini)