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I sette colori dell'arcobaleno
di Paola Ventre
Pubblicato su SITO
Anno
2008-
Edizioni Associate
Prezzo €
10,00-
70pp.
ISBN
9788826704852
Una recensione di
Anna Picci
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Da Edizioni Associate una delicata storia di crescita per far riflettere bambini e non La diversità, in qualunque forma si presenti, è percepita dai più come un limite al normale sviluppo della personalità e delle capacità umane. In realtà chi vive una situazione di handicap sa benissimo che le cose non stanno così e che un’esistenza normale è davvero possibile e, anzi, è proprio la varietà a rendere speciale e interessante il mondo. Questo, in buona sostanza, è ciò che Paola Ventre dimostra dalle pagine del suo racconto I sette colori dell’arcobaleno (Edizioni Associate, € 10,00, pp. 70). L’autrice, laureata in Logopedia e specializzata in comunicazione per non udenti, attualmente lavora nelle scuole a supporto di ragazzi sordi. Da questa sua esperienza personale e lavorativa, dunque, la Ventre è arrivata alla maturazione della storia narrata, quella del piccolo Arturo, un “topolino” all’apparenza come tanti, ma con un grave problema di sordità che renderà la sua vita più speciale di quella dei suoi simili. Una storia semplice e lineare, ma col potere di cogliere il punto di vista di chi vive una problematica senza cadere in facili luoghi comuni e commiserazioni inutili. Da segnalare il fatto che l’autrice ha realizzato anche le colorate illustrazioni che arricchiscono il testo. Storia del “topolino” Arturo Il mondo in cui vive Arturo, quello dei topolini, è parallelo a quello umano, ma del tutto simile a esso. Ci sono le famigliole che si riuniscono a tavola per la cena, i papà che tornano stanchi dal lavoro e non hanno voglia di parlare, le mamme che fanno la spesa al mercato, inoltre esistono gli studi medici, le scuole, le strade affollate. La mamma di Arturo un giorno, del tutto casualmente, si accorge che qualcosa non va nel suo piccolo e perciò comincia un giro consultivo da medici e specialisti al quale il “topolino” partecipa mal volentieri per i disagi e il fastidio che ogni nuova visita gli procura. Il verdetto è semplice: Arturo è sordo dalla nascita e l’unico modo che ha per mettersi in contatto con il mondo esterno è quello di usare un apparecchio acustico ed essere educato all’ascolto da una terapista. Così il piccolino farà la conoscenza di Sofia, un medico molto diverso da quelli conosciuti fino ad allora, tanto da apparire ai suoi occhi come una fatina in grado di svelargli i «segreti delle parole» e che cambierà la sua vita, portandolo dal silenzio profondo e spaventoso all’universo dei suoni. Arturo può cominciare finalmente la scuola, riesce a sentire, a leggere le labbra, in caso di difficoltà, e a parlare, anche se spesso fa una gran confusione con le lettere. Purtroppo a scuola, dal confronto con topolini diversi da lui, nasceranno i suoi primi problemi d’inserimento. Il mondo fuori, il mondo “normale”? Affrontare una situazione di diversità è difficile per un bambino e, naturalmente, anche per la sua famiglia. Bisogna tener conto degli sberleffi, delle battute dei bulletti di turno, delle risatine di scherno, ma questo non deve far abbattere chi, in una condizione di svantaggio, si confronta col mondo cosiddetto “normale”. La normalità, però, è un concetto oltremodo controverso, solitamente definiamo tale ciò che una maggioranza ha ritenuto dovrebbe essere, non la situazione o il fenomeno migliore o più logico, ma semplicemente quello che si è adattato meglio all’esigenza collettiva. Se non rientri in una statistica, allora sei tagliato fuori perché anormale, diverso. Il piccolo Arturo riesce a integrarsi col resto dei suoi compagni soltanto quando difende un amico, Bullo, che si trova, in seguito ad un fenomeno passeggero come un’otite, con problemi all’udito. Da allora i due topolini diventeranno amici inseparabili e il piccolo protagonista, non cedendo alla violenza e alla presa in giro del compagno a cui avrebbe potuto portarlo un certo senso di ripicca, ha l’occasione per dimostrare la sua forza d’animo e la sua acuta sensibilità. Volendo trovare una morale a questo racconto, come di norma accade nelle favole di esopiana memoria, che hanno per protagonisti gli animali, si può concludere affermando che l’incontro tra singole diversità crea la meraviglia del mondo. Per indicare quanto ricchi siano gli incontri tra alterità diverse che, insieme, danno vita a qualcosa di nuovo e speciale, l’autrice utilizza la metafora dell’unione tra colori differenti che generano infinite sfumature . Il libro della Ventre è sicuramente da consigliare a grandi e piccini, difatti a questi ultimi piaceranno la storia, la fluidità della lettura e le illustrazioni, ai grandi potrà fornire qualche piccolo insegnamento e suggerimento utile nel caso ci si trovi ad affrontare situazioni analoghe a quelle del “topolino” Arturo.
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