IO E SIMONE è uno dei migliori romanzi che abbia letto negli ultimi tempi e scriverne la recensione non è un'impresa semplice.
Perché?
Perché sarebbe come costringere la vita in una gabbia, in una riserva e a quel punto non sarebbe più vita ma solo sopravvivenza. E nel caso specifico di questo libro le esistenze che s'intrecciano, si rincorrono, si allontanano e si ricongiungono, come foglie nel vento d'autunno, sono almeno tre. Tre vite vere, palpitanti, accomunate da un unico destino: beffardo, drammatico, duro da accettare...
Di solito le pagine di un romanzo, come un perfetto abito di sartoria, cucito su misura, scorrono insieme ai personaggi, perché create così dall'ispirazione dello scrittore. In IO E SIMONE, invece, la capacità creativa dell'autore è riuscita in un'impresa che ha dell'impossibile: i capitoli sembrano dilatarsi o restringersi, costruirsi man mano che si avanza nella lettura. E badate bene, non è una storia raffazzonata alla meglio, arrangiata o precaria ma un corpo solido e vigoroso, leggerlo per credere! In poche parole Valerio Nasetti, talentuoso autore esordiente, ha usato un metodo di esposizione in continuo divenire proprio com'è la vita.
L'autore, con evidente abilità narrativa, non ha organizzato il percorso esistenziale del suo protagonista secondo schemi predefiniti rischiando, così, di rinchiuderlo in un contesto statico di auto compatimento con trama e colpi di scena ovvi e scontati ma lo ha lasciato libero di vivere la sua vita. Ne risulta una figura originale che, scorrendo in modo plastico, flessibile, elastico diviene via via sempre più concreta, con un carattere deciso e appassionato nonostante l'iniziale apparente menefreghismo verso il prossimo e la datata apatia verso ciò che lo circonda.
Non ci sono edulcorazioni romantiche, infiocchettature rosate, confetti, trine e merletti, c'è la lotta giornaliera per la sopravvivenza. C'è una realtà che Flavio, il giornalista sportivo protagonista del romanzo, si trova ad affrontare e che si chiama Simone, un bimbo di appena cinque giorni di vita che piomba improvviso e inatteso a sconvolgere il suo apatico e indolente tran tran quotidiano, la sua mediocre, metodica e scontata esistenza.
Anche stilisticamente le frasi brevi, concise, taglienti ed essenziali, a volte crude sono utilizzate dal Nasetti per non dare adito a fraintendimenti perché quella e solo quella è la realtà che sta narrando.
"Sembra il ritratto di una famiglia felice. In verità non lo è: perché Simone non è mio figlio, Claudia, quello sì, è la mamma di Simone, ma non la mia compagna. Come ci siamo finiti tutti e tre sullo stesso lettone è una bella domanda. Perché Claudia ha sentito il bisogno di portarmi su il suo bambino, era il secondo punto interrogativo messo a frutto dalla mia mente in pochi secondi. Una buona media per essere domenica mattina."
IO E SIMONE pur nella sua brevità è un'opera intensa, dolorosa, tragica. Un libro che scuote il lettore profondamente. Diversamente dalla gran parte dei romanzi, non ci si identifica con il protagonista perché sarebbe come rubarne l'individualità ma si partecipa psicologicamente alla sua vicenda, si condivide la sua storia, si accetta il suo essere cinico e insensibile nei rapporti interpersonali e la sua prevenzione verso i bambini, si auspica e si condivide la sua trasformazione lenta e graduale.
Il nuovo Flavio che si delinea nel finale è l'amico che molti ancora cercano e tanti hanno avuto la fortuna di trovare, il compagno imperfetto ma vero e fidato con cui si vorrebbe affrontare il viaggio terreno, l'Uomo che, finalmente, ritrovando se stesso in una nuova maturità non si vergogna di mostrare le sue debolezze e si ricrede, incrociando lo sguardo incerto e annebbiato con gli occhioni azzurrini del neonato, sull'amore, sentimento che pensava perduto per sempre.
E' un romanzo che non fa sognare ma fa riflettere e oggi, che i pensieri sono preconfezionati e elargiti a piene mani con offerte speciali, non è una rivoluzione da poco.
E' un libro che non ci conduce su orbite geostazionarie indefinite, anzi ci tiene con i piedi ben saldi sulla terra e ci ricorda, senza pedanteria e ipocrisia, quanto la vita sia una lotta quotidiana e quanto sia importante non perdere di vista, nemmeno per un istante, la propria umanità, la solidarietà, l'altruismo. Insegna, con originalità e senza pressioni ideologiche o religiose, a condividere i brevi momenti di felicità ma soprattutto ad accettare con dignità il dolore e le sconfitte. Perché sarà proprio la forza interiore che scaturisce da esse a rafforzare ed arricchire il proprio ego. La vicenda di Flavio, infatti, è un "romanzo" che potrebbe toccare in sorte ad ognuno di noi.
"Quando mi svegliai il mattino dopo, presi coscienza di non aver vissuto un sogno. Simone era ancora presente. Gli avrei dovuto comprare da mangiare, il biberon, i pannolini, i giocattoli. Tante responsabilità. Presi coscienza dei miei trent'anni. Mi vestii e lo sistemai nel passeggino dopo essermi preso cura d lui. Uscimmo. Lo portai al mare dove tanta gente bivaccava per omaggiare la festività.
«Qui ci siamo conosciuti con la mamma. E' qui che nacque il nostro amore».
Simone indicò il cielo e la riconobbe. Era con noi. Sorrise ed i nostri occhi si incrociarono
Era giunto il momento per entrambi di crescere. Insieme."
Helen Exley disse che: "I libri possono essere pericolosi. I migliori devono avere impressa questa etichetta: -Questo potrebbe cambiare la vostra vita-".
Vi assicuro, personalmente, che nel caso di IO E SIMONE è proprio così...