Grazie all’autorizzazione speciale che mi è stata concessa dall’autrice Marisa Cecchetti che altri non è che la famosa e ricca giornalista che ha avuto per venti minuti, giusto il tempo di un’intervista, l’innegabile fortuna di conoscere il mitico Brando Strada o meglio conosciuto con il suo nome d’arte Brando Street, mi accingo a lasciare un modesto commento sulla “prima e unica biografia autorizzata di un artista, prematuramente scomparso nel 1980, ma più probabilmente… mai esistito”.
Non è facile assumermi l’onere e l’onore di recensire un simile lavoro, come credo che non sia stato semplice per l’autrice raccontare la vita modesta ed esagerata di questo immenso personaggio che ha lasciato un’impronta così vasta e significativa nel cinema, non solo italiano o americano, ma mondiale. Dopo di lui infatti, il buio e prima di lui… il buio, perché lui e solo lui, Brando Street, è riuscito a far funzionare i lampioni, perennemente spenti, del percorso che da Orvieto lo hanno portato a Los Angeles.
Comparendo e scomparendo come il ruolo di comparsa da lui stupendamente interpretato richiedeva, Brando Street ci lascia ammirati e ammaliati dalle sue gesta superbe quali la partecipazione al mai dimenticato “Il diplomato” un film del 1967 che parla di un ragazzo che va a scuola e si diploma. Brando era lo studente che stava seduto all’ultimo banco della classe di fianco a quella dove si svolgono le scene del film” o l’immortale “Ci sarà sempre il Nord” del 1968 in cui un marinaio, nonostante perda la bussola in navigazione, riesce a capire dov’è la direzione nord da seguire per giungere in Groenlandia. Il film fu un successo e vinse l’Oscar come miglior colonna sonora nel 1969”.
Così commenta l’interpretazione da manuale di Brando il regista che lo diresse: “Brando fu fantastico nell’interpretare il cadavere galleggiante e ghiacciato di un eschimese con la sua slitta in prossimità delle rive della Groenlandia”.
Il nome di Brando Street come la documentatissima giornalista, alias Marisa Cecchetti, ci fa sapere, fu anche una pietra miliare nel cinema comico. Nel film del 1969 diretto da Alien Walter “Fai l’elemosina e resta” in cui un uomo dà un dollaro a un barbone che sta seduto per terra a Rue Saint Germain a Parigi” il nostro, di cui riporto, per dovere e rispetto, le sue testuali parole “dovevo fare un passante di Rue Saint Germain e che i miei piedi avrebbero avuto un primo piano nel momento in cui passavo davanti al clochard”.
Come vedete ruoli impegnativi carichi di messaggi importanti dove persino la comicità diventa strumento di scambio intenso di emozioni positive tra il Brando Nazionale ed il suo pubblico internazionale.
Gli incontri importanti che la sua errante e faticosa attività di comparsa gli permisero di avere quali quelli con Dustin Hoffman che, “incrociandolo non lo vide affatto”, o con Charles Bronson che “non incontrò mai, ma notò che portava i baffetti”, diedero al suo carattere timido e allergico al cioccolato una scossa che lo rese sempre allergico al cioccolato e in seguito anche all’alcol.
L’incontro che segnerà la vita del bellissimo, seducente e ricchissimo Brando Street e qui sento, tra le righe della biografia riportata da Marisa Cecchetti una nota poco professionale di gelosia, sarà quello sul set di “Hate Geography” nel 1970, con la disinteressata Clayre che come riporta la biografia: ”la chiamai Betty, in ricordo del mio primo amore, e lei ne fu molto contenta”.
Mai come in questo film che gli fece trovare l’amore di Clayre/Betty che gli cuciva il grembiule da bidello poiché Brando interpretava questa figura professionale seduto nel corridoio dell’università in cui “uno studente universitario che odia la geografia e quindi copia i compiti della vicina di banco della quale poi si innamora”, Brando dimostra la ricerca impressionante, costante e continua di un suo ruolo preciso nonchè della perfezione nel suo faticoso lavoro.
La sua versatilità artistica lo porta anche a girare “Primo Valzer a Caracas” un film pornografico le cui “scene erano un po’ spinte tanto che per due anni furono censurate” come disse lui stesso nell’intervista.
Ma il film che gli regalò l’immortalità artistica e lo innalzò agli altari della gloria è stato senza dubbio, come ci ricorda l’autrice della biografia, quello del 1972 dal titolo “Carota Manuale” che gli valse anche l’Oscar quale miglior comparsa.
La sua parte, di rilevanza assoluta per tutto il film consisteva nel tenere ”in mano l’annaffiatoio del giardino vicino a quello del protagonista”.
Tra gli altri films interpretati da Brando Street e ricordati nella sua biografia dalla informatissima giornalista Marisa Cecchetti ricordiamo il cult “Orecchio superficiale” del 1974 “la cui pellicola è stata messa al sicuro da ogni attacco nucleare e pronta per essere visionata dalle generazioni future o dagli extraterrestri” e il “Pesce Gatto” un thriller catastrofico, girato a Singapore all’interno della cucina di un ristorante giapponese, del 1975. Del 1979 è invece l’ultimo lavoro “Feet” un musical “che parla di un campo di fiori dove vivono delle persone che si lavano i piedi nel torrente premiato alla mostra del cinema di Cannes”.
Una vita breve, dunque, quella di un italico talento quale è Brando Street, ma vissuta intensamente e raccontata in maniera incredibilmente amabile e simpatica da Marisa Cecchetti nel suo “Brando Street: la scomparsa di una comparsa” che nessun lettore che si reputi tale potrà far mancare nella sua libreria.
Che dire di Marisa Cecchetti autrice reale del volumetto edito dalla Discanti Editore che sotto le mentite spoglie di giornalista in tenera età è riuscita a strappare l’intervista alla famosa stella scomparsa Brando Street mentre da Venezia, dopo aver tenuto una conferenza alla Mostra del Cinema, si apprestava a tornare a Los Angeles? Innanzi tutto una lode sperticata alla sua incredibile fantasia e i complimenti per l’originale stesura della immaginaria biografia in cui il sottile umorismo si sposa egregiamente con l’ottima capacità narrativa e la semplicità di scrittura.
Il mio giudizio? Una chicca letteraria che ho letto con gusto e con il sorriso sulle labbra che non posso non consigliare di leggere.