Viterbium, 1271.
Il conclave più lungo della storia.
Una donna e il suo bambino.
Un uomo di ritorno dalla crociata.
Sarà un'improvvisa malattia della madre a costringere la giovane Selesia a rientrare a Viterbium, città che l'ha condannata e bandita poiché ritenuta strega, e sarà l'amore incondizionato per il figlio Loysio a convincerla a rimanere, e a riprendere a curare le persone tramite le sue arti officinali. Ma il passato bussa alla porta sotto forma di nemici giurati e insidiosi: Nicodemo Bisenzi, il nobile che in passato aveva decretato la sua espulsione ed Eudorico di Ferentum, cavaliere crociato di ritorno da Gerusalemme. Intrighi, voti, tradimenti, in un affresco storico di ampio respiro, nei giorni che precedono il termine del più lungo conclave della storia avvenuto nel Palazzo Papale, che diventò il simbolo della città di Viterbium.
Se c’è una cosa che di questo libro balza subito all’occhio, è la mole. Un libro sottile, una storia veloce. Fin dall’inizio il lettore è coinvolto dalla vicenda, quella di Flavia (personaggio che appare solo nel prologo e nell’epilogo) e poi quella di Selesia. Selesia è una giovane madre esiliata da Viterbo perché ritenuta strega, costretta a rientrare nei giorni che precedono il termine del primo conclave della storia.
Siamo nel 1271, Viterbo è alle prese con l’elezione del Papa: le autrici delineano una città attiva, al lavoro, raccontando dei rumori, degli odori, persino del suono dell’acqua che scende dalle fontane. Il lettore si trova catapultato all’interno di una città antica, molto fiera, la cui indole è impressa nel leone che la rappresenta, e dal quale Selesia più volte trae forza.
Costretta a rientrare, Selesia porta con sé il figlioletto di nove anni di cui di cui la famiglia d’origine non sospetta dell’esistenza e, ben cosciente della condanna che pende sul suo capo, Selesia dapprima vive nascosta, per poi riprendere in mano il ruolo di guaritrice che le appartiene.
Selesia incarna la perfettamente la donna dell’epoca, in linea con le donne etrusche da cui discende, pura viterbese che entra a testa alta nella sua città sfidando i cardinali e persino gli uomini che avevano giurato di ucciderla. Ma, nonostante tutto, la protagonista regala attimi di forte introspezione che scandiscono la sua vicenda umana che si rivela tramite lievi flash back senza lasciare nulla all’immaginazione del lettore; poche parole nei punti giusti rivelano tutto ciò che c’è da sapere per dare un senso compiuto alla vicenda.
Il lettore è continuamente incuriosito dal cambio di ruolo degli attori sulla scena: la famiglia di Selesia, soprattutto la madre Sibilla, ha un ruolo fondamentale nella trama, come pure altri personaggi che sembrano marginali ma che non abbandonano mai la narrazione. Un plauso particolare al gatto Merino che ha un ruolo molto particolare e, ancora una volta, ricalca con sapienza l’amore dei viterbesi per questi animali.
Un romanzo appassionante, dove passioni, intrighi, grandi amori, fanno sfondo all’elezione più complessa della storia: quella del primo conclave.