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Albero di Tolkien
di Gianfranco De Turris
Pubblicato su SITO
Anno
2004-
Larcher Editore
Prezzo €
13-
352pp.
ISBN
88
Una recensione di
Simonetta De Bartolo
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Un florilegio di saggi brevi (analisi testuali, soprattutto sociologiche e psicologiche, letture comparate, teorie interpretative, ecc.) suddivisi in tre sezioni,“Le radici” (rappresentano la formazione culturale, gli studi e le letture da cui Tolkien attinge), “I rami” (lo studio dei personaggi), “Le foglie” (gli influssi tolkeiniani sulla musica, sulle arti figurative, ecc.), che spaziano sulla spiritualità, sulla cosmogonia, sulla mitologia, sul simbolismo, ecc. di Tolkien, facendoci entrare in sintonia col suo particolare linguaggio.
Come esploratori di un castello medioevale, insaziabili conoscitori di culture mai apprezzate abbastanza, con la sapiente illustrazione di una guida, ci addentriamo nelle profondità dei passaggi sotterranei, rischiarati solo dalla flebile luce della torcia delle sue origini e delle sue tradizioni. Poi, vaghiamo nelle grandi sale a caccia di miti e leggende tanto lontane. Infine, ci accingiamo a salire la ripida scala che ci porterà in cima ad una delle imponenti torri, mentre già sfioriamo il cielo con le ali della fantasia, “…il fantasy è nato con Tolkien e la fantascienza non può più essere quella che precedette quella de Il Signore degli Anelli” (Marco Respinti).
Iniziamo a leggere, dopo esserci soffermati, per un attimo, sulla funzione allegorica del titolo che, pur riferendosi alla concezione tolkieniana della natura, è suscettibile di diversa interpretazione: l’<> è lo stesso Tolkien, il suo pensiero, la sua Opera. E ancora <<…il Grande Albero del Mito e della Fantasia ha, come abbiamo ben appurato, “radici profonde che non gelano”>> (Mario Bortoluzzi).
Fin dall’inizio della lettura, uno studio meticoloso condotto con acume critico, di estrema competenza e serietà, ci fa muovere i primi passi nel pensiero del prof. Tolkien, ci fa via via appassionare con “assaggi” culturalmente appetitosi e, poiché l’appetito vien mangiando, ci lega prepotentemente all’opera, come ape al nettare, come l’amante all’oggetto del suo desiderio.
Apprezziamo, allora, in un crescendo di interesse e godimento culturale, la ricchezza di informazioni letterarie su Tolkien e altri. Avvertiamo la necessità di una lettura approfondita e critica per coglierne il senso.
“…un libro come Il Signore degli Anelli viene apprezzato dal quindicenne…, dallo studioso di mitopoietica…, dal filologo…, dal libero pensatore…, dallo psicologo e dal filosofo…, dal creatore di immagini…”, “…un faro indicatore…, anche per la musica…, la capacità dell’autore di donare nuova linfa vitale alle radici dell’umano sentire” (Edoardo Volpi Kellermann). Una raccolta di saggi, quindi, dalle grandi valenze culturali e di indubbia originalità nella struttura che, edita su iniziativa di Fabio Larcher e curata lodevolmente da G.De Turris, fa breccia nella sensibilità del lettore e si fa apprezzare per come i vari autori espongono le argomentazioni, per la serietà, l’impegno e la passione con cui insistono sui significati più importanti e, molto spesso latenti, del pensiero e dell’Opera del filologo di Oxford, “…leggere Tolkien eleva spiritualmente” (Pat Reynolds), per la maturità con cui seguono, all’unisono, un ritmo e un tono costante, gradevole e concorde, per il loro notevole interesse culturale e le ampie conoscenze letterarie, le ottime competenze linguistiche e le capacità interpretative.
Indirettamente, il lavoro fa luce sull’oscurantismo medioevale con riflettori moderni e in maniera intelligente. Una trattazione chiara e sostanziata di conoscenze culturalmente valide e precise e di argomenti aulici striati dai colori vivaci del mondo fiabesco, o di quelli meno accesi della mitologia e del simbolismo, circonfusi dal velo nostalgico del passato, da una laudatio temporum antiquorum e da un sottile romanticismo: “Il mondo geme ancor oggi, infatti, nelle doglie del parto e per questo sentir ripetere che <> rinverdisce sempre l’attesa, e assieme ad essa la speranza” (Adolfo Moranti).
Una recensione di Simonetta De Bartolo
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