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Vangelo di Giuda - Da traditore a eroe?
di Antonio Bica
Pubblicato su SITO
Anno
2006-
Editore Fermento
Prezzo €
8-
96pp.
Una recensione di
Simonetta De Bartolo
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Un testo, il Vangelo di Giuda, necessario ed equilibrato in ogni sua parte, che tiene desta l’attenzione del lettore e fa crescere sempre più l’interesse per argomenti resi spesso ostici dagli esperti in materia. L’autore, Antonio Bica, propone, con particolare chiarezza discorsiva e di contenuti, la genesi e gli adattamenti dei Vangeli, la scoperta del Vangelo di Giuda e gli “aspetti alternativi del messaggio di Gesù”, inquadra Giuda e il suo maestro nel contesto delle lotte delle fazioni politiche oltranziste contro l’occupazione romana della Palestina, presenta le guerre di predominio fra le sette agli albori del cristianesimo come antefatto del formarsi dell’ideologia cristiana ortodossa, della gerarchia e del potere ecclesiastico. Tutto in una sintesi che svela la passione, ben radicata, per la materia religiosa e l’urgenza interiore dell’autore di farla conoscere ad altri, l’indulgenza verso i “cervelli cheti” e le “ menti spente”, l’onestà intellettuale, l’aderenza al fatto storico documentato, la prudenza nell’analisi e nel giudizio, indispensabili per un apporto costruttivo a delle problematiche storico-politiche, filosofico-teologiche, ecc., le cui propaggini arrivano ai giorni nostri. Ma soprattutto la determinazione di contribuire al rafforzamento dello spirito critico, l’invito a rifuggire dallo sterile dogmatismo e a non sottovalutare il relativismo storico-culturale di ogni verità. Giuda non è più traditore, ma discepolo prediletto di Gesù ed eroe con funzione salvifica. L’autorità assoluta e il potere di successione della Chiesa sono delegittimati dal pensiero gnostico, che, rivoluzionario e moderno, presuppone in Dio l’elemento maschile e quello femminile.
L’autore, già nell’ “Antefatto”, rivela con lieve ironia e con orgoglio, tra note di profonda e sincera malinconia per i ricordi della sua infanzia e tra accenti d’amore per la sua Sicilia, il suo precoce scetticismo su una provvidenzialità agente nella storia, la sua innata avversione contro le certezze mai poste al vaglio della ragione, rivendica per sé e per tutti gli uomini il diritto di percorrere in piena libertà la strada della ricerca del vero, ammette gli umani limiti del pensiero e il permanere di interrogativi mai risolti.
Una recensione di Simonetta De Bartolo
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