"Perché i fantasmi attraversano i muri?
Alla fine era solo quella la domanda giusta. Da tutta la storia ho imparato che non esistono risposte giuste, che tutte le risposte sono imperfette e parziali; ma esistono
le domande giuste, quelle che aprono nuove prospettive, quelle che cambiano la visione che si ha del mondo".
L'incipit di "Asia Anderson e i fantasmi del tempo" offre una delle possibili chiavi di lettura di questo romanzo politico travestito da romanzo d'avventura, che si sviluppa a ritmo serrato senza concedere pause.
La vita di Mark Smith, psichiatra in un consultorio di Oxford, viene sconvolta dal racconto di Arun Majumdar, un paziente che racconta di avere avuto un'allucinazione davvero singolare: una donna in abiti vittoriani si è materializzata per qualche secondo nella parete della sua living-room, abbassando di una decina di gradi la temperatura della parete. Allucinazione, pseudo-allucinazione, fantasma, o cos'altro? Arun è uno scienziato e vuole vederci chiaro, il fenomeno ha delle caratteristiche fisiche che lo incuriosiscono. Così Mark si lascia coinvolgere in un'indagine che diviene sempre più inquietante, poiché pone a questi odierni acchiappa-fantasmi una serie di interrogativi, che rimbalzano sul lettore, invitato, a sua volta, a porsi la "domanda giusta".
La storia si sviluppa tra Oxford e Londra nell'anno 2005, a pochi anni di distanza dall'11 settembre, in piena clima di terrore anti-islamico, in cui sempre di più l'uomo occidentale teme o, peggio, è invitato a temere, il terrorista, il mediorientale selvaggio e omicida, e se non assassino di sicuro diverso. Asia Anderson, fantasma o particella fisica, arriva comunque da "altri mondi", è il diverso che Marco Bonafede ha creato per interrogarsi sull'attuale condizione e sulla coscienza dell'uomo occidentale, di uomini di destra, di sinistra, al giro di boia di oltre due secoli di progresso. Ai primi passi di questo progresso, nella Londra di fine '700, of course, menti sensibili intellettuali inglesi avevano dato vita al romanzo gotico, prima - e neanche troppo timida - risposta all'avanzare delle scienze applicate alla tecnologia, allo stravolgimento della vita degli impiegati nelle fabbriche, alle paure e alle nevrosi generate dalla nascita della grande metropoli.
Monaci assassini, mostri umani, fantasmi, vampiri, divennero incarnazioni delle angosce e dei timori che la nuova era del progresso accendeva nelle coscienze. La figura dell'altro - che è del resto anche la parte più profonda e oscura del pensiero - si identificava naturalmente anche con il selvaggio delle terre colonizzate, verso cui l'uomo occidentale civilizzato provava ripugnanza ma anche incontenibile curiosità. Abbiamo ancora bisogno di dialogare con il diverso per riflettere sullo stato delle nostre società. Interrogare lui è in fondo come interrogarsi a uno specchio, dismettendo maschere e pregiudizi e gettando dubbi sulle convenzioni. Nel '700 queste stesse società si stavano appena costituendo e si aveva timore della forma che avrebbero potuto prendere; oggi dobbiamo riflettere su questa forma e sul punto in cui quel progresso ci ha portati.
Asia Anderson viene fuori da una parete nell'anno 2005 e si lascia interrogare; tra referti medici, esperimenti fisici, interventi anti-terroristici e perché no, fugaci love story, diverrà lo specchio in cui anche voi sceglierete di interrogarvi.
Intervista a Marco Bonafede, autore di "Asia Anderson e i fantasmi dal tempo"
1) Quali sono le idee di base da cui si sviluppa "Asia Anderson"?
R. Riguardo alla storia, preferirei non scoprire le carte...
Posso dire che è ambientata in Inghilterra nell'anno 2005 e inizia con uno psichiatra che ha a che fare con una storia di fantasmi. Preferisco non aggiungere altro. Per quanto riguarda invece lo stile, l'idea è stata mischiare diversi generi letterari, scrivendo un romanzo che in realtà, alla fine, li tradisce tutti. Credo che quando si racconta una storia non ci si debba solo preoccupare d'incontrare il gusto del lettore, ma anche di stuzzicarlo, modificarlo, proponendogli nuovi sapori.
2) Quando è nato il progetto "Asia Anderson"?
R. Una decina di anni fa, ma non sapevo come svilupparlo. Poi, tre anni fa, c'è stato un momento molto particolare della mia vita: mia moglie era incinta e io non uscivo quasi più di casa, la sera. Così ho iniziato a scrivere e ne è uscito fuori il romanzo, che ovviamente dedico a mia moglie e a mia figlia. Anche se è meglio che lei non lo legga prima di avere compiuto 14 anni...
3) C'è un romanzo a cui paragoneresti "Asia Anderson"?
R. I libri di narrativa, a mio parere, sono tutti legati da complesse reti di parentela e sono influenzati non solo da altri romanzi, ma anche dai generi musicali e dal linguaggio cinematografico. Tuttavia, il criterio della somiglianza può essere un'indicazione utile per il lettore, può evitargli la delusione di ritrovarsi a leggere un libro che non gli interessa. Direi quindi che "Asia Anderson" è un "Harry Potter" per adulti.
4) Nel senso che è un romanzo sulla magia?
R. No. Al contrario. "Asia Anderson" è un romanzo sulla razionalità. Ma come nella serie di "Harry Potter" l'elemento fantastico - non magico - è predominante. In ogni caso, io credo che la razionalità non sia affatto in contraddizione con la fantasia.
Per gentile concessione Valentina Ricciardo - Ufficio Stampa Navarra Editore www.navarraeditore.it - valentina@navarraeditore.it