Con questo libricino, “Passaggi e tiri in porta” di Patricia Wolf, ALBUS edizioni inaugura la collana “Con poche parole”, dedicata al racconto lungo per la realizzazione di volumi tascabili di autori contemporanei. Un libro che si legge in pochi minuti, ma dura a lungo.
Passaggi e tiri in porta......atmosfera dell'infanzia felice ma non spensierata, quel tempo trascorso in passaggi e tiri...che ti fa sudare e sdraiare a calmare la fatica e tornare a casa pensando alla prossima fuga dall'odiato mondo, barriere invisibili tra noi e “loro”, gli adulti, i padri e le madri di tutti i tempi, passaggi e tiri in porta come surrogato di un desiderio che non ci si lascia realizzare, ma è questo l’incanto di quel tempo della vita, lo scarto che si avverte ci fa potenti nella mente, ci rafforza l'energia fantastica, la crudeltà dell'infanzia. Rimane il dolore al ricordo delle crudeltà, ma è la purezza a generare anche quella, anzi forse le piccole crudeltà dell'infanzia sono il segno della purezza di spirito, del nostro sentire. C'è esigenza di riconciliazione, nel momento in cui si vede il muro dinanzi allora ritorna potente il senso di certi momenti, e quelli crudeli feriscono di nuovo...feriscono talvolta anche tornando col loro cinismo....”Se gli avessi teso una mano, sarebbe nata una bella amicizia ed oggi forse lui m’avrebbe concesso l’intervista.”...nella sofferenza c'è sincerità e la sincerità non ha morale.
Ma qualcosa si trasforma, la crisi si risolve...la vittima salva il suo carnefice e non per masochismo o bontà, piuttosto per una retribuzione karmica di purezza, la stessa che magicamente fa ritrovare la “figurina gemella”...e il cerchio si chiude, anche per Taco.
Questo piccolo libro della Wolf ci rimanda indietro ad assaporare il gusto dolce e pungente di un’infanzia vissuta fuori dagli schemi, nonostante gli altri, nonostante il Padre e la Madre. Un momento di crisi del protagonista, un momento che può essere decisivo per la sua carriera giornalistica, lo riporta al campetto dei “passaggi e tiri in porta” giocati da solo o col suo amico Taco, il campetto da cui potevano guardare le immagini del gioco vero giocato più giù, nel campo vero. E lo riporta all’incontro con quel ragazzino biondo, del nord, forse straniero, anche lui lì, impedito a guardare da vicino un padre che faceva il gioco vero. I racconti dei ragazzini, il rammarico di un’esperienza vissuta in surrogato, l’arroganza come unica potente arma, la crudeltà come difesa….tutto torna alla mente, nel cuore, al punto da evocare immagini, pensieri che si fanno reali, e quel ragazzino biondo che ritorna lì, proprio lo stesso giorno, nello stesso momento, anche lui a capire una crisi che può risolvere o distruggere la sua vita. L’incanto dei passaggi e tiri in porta ha creato un legame che sarà risolutivo. Ognuno ritrova il suo posto. E’ come se il ritorno del passato sia l’unica magia possibile per la catarsi totale. E per la vittoria.