Adesso è facile parlare bene di Silvia Avallone, fresco successo in narrativa con Acciaio (Rizzoli) - quinto nella classifica dei libri più venduti in Italia e in odore di candidature allo Strega - ma credo di averne diritto, per aver scritto di lei in tempi non sospetti, forse tra i primi, quando il fenomeno editoriale non era ancora esploso. Voglio parlare del primo libro della Avallone - senza dubbio meno commerciale di Acciaio - quel debutto poetico datato 2007 con un prezioso libro di liriche prefato da Giuseppe Conte che anticipa il successivo romanzo di formazione. Il libro dei vent’anni è poesia pura, adolescenziale quanto si vuole, ma ebbro di sentori classici e decadenti. Nelle liriche di Silvia Avallone ritroviamo la poesia racconto del Pavese di Lavorare stanca, ma anche la musicalità pascoliana in un verso libero intriso di simbolismi. Silvia Avallone racconta la sua provincia - rifugio, descrive gli operai di Piombino che saranno protagonisti del romanzo d’esordio, racconta gli struggimenti della giovinezza ed esprime il suo bisogno d’amore.
Tra tutte le liriche della brillante raccolta ho scelto quella dedicata agli operai di Piombino, per dimostrare come l’approccio di Silvia alle problematiche siderurgiche sia vissuto con grande empatia.
È proibito conoscere il folle, divino amore
che arde nella gola profonda dell’altoforno.
I guardiani sono orchi stanchi, ma devono ubbidire
al signore di tutti i metalli, e sono pochi i curiosi.
Dalle città vicine viene solo un grande silenzio.
Si dice di minuscole mani e braccia incantate
che in danze primordiali e feroci
chiamano ad essere ciò che non era.
Scalpellano suoli abissali laggiù
si scuote il nucleo della terra.
Alcuni viandanti hanno narrato
la dolcissima isola di pianto.
Le gambe strappate al corpo
e brevi organismi in armonia
con gli astri.
Questa è la fabbrica dove si è deciso
che sì, la Storia doveva cominciare.
L’orchestra del tempo terrestre
si è messa in moto come un grande carro
di stelle e di armi.
La loro danza per la nostra danza
casuale e necessaria.
E necessaria
La bellezza dei gatti storpi nati sotto i capannoni
la bellezza degli occhi umani uccisi alla bellezza.
Se questa non è una prova di alto livello poetico, significa che la poesia non esiste.