Conosco ormai da un paio d’anni Carmelo, ovviamente solo in forma epistolare, dato che lui è un ergastolano detenuto nel carcere di Padova. Ha scritto diversi libri e questo romanzo è la sua ultima fatica.
In realtà, si tratta di un'opera scritta a quattro mani, assieme ad Alfredo Cosco, e le penne dei due autori si alternano nei vari capitoli. La prefazione è stata redatta da Erri De Luca.
Il libro viene proposto romanzo d’invenzione, ma io che conosco un poco della storia di Carmelo, ho trovato numerosi elementi autobiografici.
Tra i protagonisti troviamo Mirko, il detenuto che, prima di finire in prigione, uccide un uomo per salvare la vita di Paolo, allora agente di polizia, col quale instaura un legame di indissolubile gratitudine. Paolo, ora lontano dal mondo della polizia, comincia a scrivere a Mirko, i due imparano a conoscersi e diventano amici. Il loro rapporto si solidifica a tal punto, che Paolo tenta di far evadere il detenuto; ma l’evasione viene sventata.
L’Assassino dei Sogni, altri non è che il carcere stesso. Così come lo immagina Mirko… quasi come fosse vivo, un mostro, un drago che apparentemente riposa ma, in realtà, veglia perennemente.
Il resto del libro è un viaggio fra i ricordi e il presente, atraverso gli anni vissuti fuori e dentro da Mirko. Fra pene e una rieducazione che non la si scorge mai, eppure dovrebbe esserci; fra torture che solo ora mi fanno comprendere una frase che mi scrisse Carmelo qualche tempo fa... Avendo anche io scritto di carcere, dopo essere entrata in una casa circondariale, lui mi scrisse, dopo aver letto il mio libro: “Tu parli di un carcere buono”.
E’ vero, anche se in quanto da me vissuto, di buono, di utile, ho trovato davvero poco, ora, dopo aver letto questo romanzo, comprendo cosa intendesse dire.
E ancor di più lo si comprende alla fine. Dopo la storia romanzata, sono state inserite diverse testimonianze di alcuni detenuti che hanno avuto la sfortuna di essere stati carcerati nei penitenziari dell’Asinara e di Pianosa. Per fortuna oggi, questi veri e propri lager, sono stati chiusi. Ma non possono chiudersi i ricordi, dolorosi, disumani, che fanno vergognare di uno Stato che ha permesso si perpetrasse la tortura reiterata nei confronti di uomini che doveva tutelare e rieducare.
Peccato per la poca attenzione della casa editrice ai refusi, un po’ troppi per non dar loro una tiratina d’orecchi!
Un libro da leggere, per il romanzo che è, per la verità che nasconde, per la storia che fa vivere.