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La violenza del potere in « Sostiene Pereira » di Antonio Tabucchi
di Amira Krifa
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La violenza del potere in « Sostiene Pereira » di Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi, narratore, saggista e docente di letteratura portoghese nell’università di Siena, è tra gli scrittori italiani contemporanei più letti e tradotti in tutto il mondo. Egli inizia l’attività di scrittore nel 1975 con il romanzo Piazza d’Italia in cui percorre la storia d’Italia dalla proclamazione dello stato unitario sino all’avvento della Repubblica.  Ad esso sono seguiti numeri libri tra cui : Il gioco del rovescio (1981), Notturno indiano (1984), Requiem (1992), Sostiene Pereira (1994) ed altri.

La critica del potere è una costante sia della  produzione narrativa di Antonio Tabucchi sia della saggistica. Per l’autore denunciare l’ingiustizia e l’oppressione è compito dell’intellettuale che non può sottrarsi ai propri doveri di guida per la società. L’interesse verso questo tema acquista la sua importanza se viene collegato a una riflessione critica sul potere, non più come strumento di ordine ma causa di caos e sconvolgimento nella scena nazionale e internazionale, ma anche e soprattutto sul palcoscenico della vita quotidiana.

Sostiene Pereira è il romanzo più famoso di Antonio Tabucchi, con cui vinse il premio « Super Campiello » nel settembre del 1994.Visto che l’autore era legato da un amore viscerale al portogallo, l’opera è una testimonianza della situazione in questo paese all’inizio della dittatura di Salazar mentre Franco stava conquistando il potere in Spagna e Mussolini ed Hitler stavano allargando la loro influenza sul resto dell’Europa.[1] Infatti, l’autore in questo romanzo denuncia apertamente le violenze praticate dai regimi totalitari dell’epoca, ciò che ne fa un romanzo storico.

L'opera rappresenta una realtà sociale in cui mafia, dittatura, ipocrisia e bugia di potere si connettono con l’impotenza collettiva, il disincanto e l’assenza di speranza. In questo contesto Tabucchi descrive la storia di Pereira, un giornalista obeso che dirige la pagina culturale di un quotidiano del pomeriggio, il Lisboa. Il portogallo di Pereira è quello degli anni 30, arretrato con una forte presenza e influenza delle forze armate, che preparano la strada all’instaurarsi della dittatura, sull’esempio delle altre esperienze del Fascismo e del Nazismo già in atto. La storia è portata avanti come una sorta di confessione o una testimonianza di un giornalista che riscopre la vocazione della propria professione. Il protagonista, lavorando per un giornale apolitico, è sempre vissuto accettando le regole del potere ammettendo che : 

 « Il paese taceva, e che non poteva fare altro che tacere, e intanto la gente moriva. »[2]

Pereira prende consapevolezza della realtà del regime in cui vive solo quando incontra Monteiro Rossi e Marta, due giovani attivissimi nella lotta antifascista. Allora, egli comincia a risentire un senso di colpa e scopre come di fronte ai massacri autorizzati, alla morte che quotidianamente è sotto gli occhi di tutti, nessuno parla né scrive una notizia :

« …nessuno poteva avere il coraggio di dare una notizia del genere, che un carrettiere socialista era stato massacrato e aveva cosparso di sangue tutti i suoi meloni ? »[3]

Difatti, per essere informati bisognava chiedere nei caffé, ascoltare le chiacchere, era l’unica maniera per essere al corrente, oppure comprare qualche giornale straniero. I ribelli e i perseguitati non hanno altra scelta se non quella di unire le forze e opporsi ai soprusi di coloro che sono al potere. Lungo la narrazione, Pereira si trova costretto ad affrontare reazioni diverse dei personaggi secondo la loro posizione politica. Da un lato, gli oppositori del regime come Monteiro, Dottor Cardoso e dall’altro lato i sostenitori del regime come la portiera, Silva e i direttore del giornale.

Per Corradi, nella realtà storica contemporanea si produce spesso una confusione, nel senso che sono aumentate le occasioni nelle quali la violenza si confonde con il potere in maniera indistinguibile e assume forme talmente estreme da non essere più uno strumento ma una forma di potere, cioè un fin in sé.[4]Infatti, davanti alla violenza esercitata dal regime contro i cittadini, il giornalista Pereira cambia opinione e cio’ s’intravede tramite il suo discorso :

« Ma anche qui le cose non vanno bene, la polizia la fa padrona, ammazza la gente, ci sono perquisizioni, censure, questo è uno stato autoritario, la gente non conta niente, l’opinione pubblica non conta niente. »[5]

Pereira si rende conto dell’importanza del ruolo del giornalista e accetta di alloggiare un repubblicano spagnolo venuto clandestinamente in Portogallo per reclutare volontari. In questo modo, il protagonista subisce un cambiamento ideologico e passa da un giornalista passivo, pauroso e mal informato che scrive solo necrologi ad un giornalista impegnato e patriota.

Sarà l’uccisione del giovane Monteiro Rossi dalla polizia politica, a costringere Pereira a confrontarsi direttamente con : le violenze, il clima d’intimidazione, la pesante censura a cui è sottoposta la stampa e soprattutto alla negazione totale dei diritti umani e civili.

Tabucchi mette a fuoco la crisi scaturita dalla progressiva presa di coscienza di questa situazione. Difatti, il protagonista percorre tutta la narrativa in un processo di presa di coscienza, che si concretizza con la pubblicazione del suo articolo sulla morte di Monteiro Rossi, nell’ultimo capitolo del romanzo.[6] Il romanzo combina i due filoni dell’opera di Tabucchi, quello esistenziale che si occupa dell’identità individuale e quello storico-politico che riguarda l’identità collettiva.[7]

Pereira di fronte all’ingiustizia, agisce, e nella sua qualità di uomo di cultura scrive il necrologio su Monteiro, denuncia la violenza perpetrata ; lo pubblica e fugge :

« Monteiro Rossi…Era stato pestato a sangue, e dei colpi, inferti con il manganello o con il calcio della pistola, gli avevano fracassato il cranio.[8] »

In questo modo, la connotazione del potere tracciata da Antonio Tabucchi in quest’opera presenta caratteristiche di forte negatività e sfiducia. Secondo Consuelo Corradi : « Quando viene meno la capacità di relazione e di dialogo, quando l’identità personale è compromessa (…) La violenza può illudersi di diventare una forma di potere. »[9]

Infatti, Tabucchi tramite la denuncia fatta dal protagonista esprime anche egli il suo rifiuto di ogni forma di violenza politica che può essere esercitata contro i cittadini facendo un ritratto storico e politico straordinario e inquadrando perfettamente la situazione di un « Europa che puzza di morte » nel periodo delle grandi dittature. Pereira diventerà, così, il simbolo della difesa della libertà d’informazione per gli oppositori politici di tutti i regimi anti-democratici.

La riscrittura degli avvenimenti storici dà, in realtà, la possibilità all’autore di intravedere l’assenza della giustizia in questa società dove il potere diventa sinonimo di ingiustizia. L’autore è riuscito a trasformare la vita monotona del suo personaggio facendone un eroe dei tempi moderni.

  In un famoso libro pubblicato nel 1970 Ted Gurr, sociologo politico specialista nell’analisi dei conflitti sociali e politici, analizza in modo esplicito la violenza politica .Ecco la definizione che ne dà :

« La violenza politica si riferisce a tutti quegli attacchi collettivi all’interno di una comunità politica (…) il concetto rappresenta un insieme di eventi che hanno come uno degli elementi in comune l’uso reale o la minaccia di uso della violenza ».[10]

Più tardi, Tabucchi, acquistata fama internazionale e status di scrittore « europeo », sentirà la necessità (quella impellente, svelata da Sostiene Pereira), di intervenire direttamente nella polis, non più con la lunga mediazione dell’opera di finzione, ma con l’intervento diretto, su giornali e settimanali, con interviste e dichiarazioni.[11]

Infine, gran parte dell’opera tabucchiana veicola un messaggio di carattere socio-politico ma l’intento dello scrittore non è quello di trattare l’argomento in sé ma piuttosto di raccontare la sofferenza dei popoli che si nasconde dietro. La denuncia della violenza e il sentimento di sdegno trovano il modo di esprimersi e fanno appello ad un pubblico più vasto per ricordare le ingiustizie compiute nei confronti dei popoli.

________________________________________________

Bibliografia :

[1]BRIZIO-SKOV, Flavia, Antonio Tabucchi : navigazioni in un arcipelago narrativo, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 2002, p.129  
[2]TABUCCHI, Antonio, Sostiene Pereira, Feltrinelli Editore, gennaio 2004, Milano, p.14
[3] TABUCCHI, Antonio, Sostiene Pereira, p.13
[4] CORRADI, Consuelo, Sociologia della violenza : modernità, identità, potere, Meltemi editore, Roma, 2009, p.96
[5] TABUCCHI, Antonio, Sostiene Pereira, p.64
[6] PETERLE, Patricia, Un viaggio nell’immaginario portoghese, Tabucchi e Tanner, in Aupo Philologica 88 Romanica XVI, Univerzita Palackcho Volomouci, Olomouc 2006, p.218
[7] LAUSTEN, Pia Schwarz, L'uomo inquieto: identità e alterità nell'opera di Antonio Tabucchi, Etudes romanes vol. 58, University of copenhagen, 2005, p.137
[8] TABUCCHI, Antonio, Sostiene Pereira, p.203
[9] CORRADI, Consuelo, Sociologia della violenza: modernità, identità, potere, Meltemi Editore, Roma, 2009.
[10] Idem, p.92
[11] MILANESI, Claudio, Tabucchi, la storia e l’impegno, da Piazza d’Italia a L’oca al passo, in Italies,  Revue d’Études Italiennes, Université de Provence, n° spécial, Echi di Tabucchi / Échos de Tabucchi,  2007, p. 271-279
 

A cura di Amira Krifa



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