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Dio è tornato. Ma non è come lo aspettavate…
Stanco di un mondo imperfetto e di essere bombardato ogni giorno da notizie di violenza e orrori, il giovane musicista Drago Ozelot, nell’ideale, surreale tentativo di creare bellezza e amore, inventa il Devil, [Dispositivo Emozionale Variabile Intra Limbico], un congegno che altera la percezione della realtà in chi ne viene colpito, e lo sperimenta sugli spettatori dei suoi concerti, con esiti sorprendenti. Viene scambiato per un nuovo Messia! E inizia a parlare come… Dio. Dopo aver spodestato dal Vaticano il suo legittimo occupante, attraverso il Devil e le Riunioni televisive, Drago ipnotizzerà la popolazione mondiale, incarnerà il Dio Senzanome e plasmerà il mondo a sua immagine e somiglianza, imponendo all’umanità i nuovi comandamenti, costringendola a essere felice e a vivere in pace e letizia, nei secoli dei secoli. Fino a che… venite a scoprire il clamoroso finale!
L’autore: Dario M. Vergari nasce a Pesaro. Dopo studi scientifici muove i primi passi nel mondo artistico come compositore, tastierista e cantante del gruppo new wave The Drivers, per poi intraprendere la strada del musicista solista. Esperto fotografo e fin dai primordi dell’informatica appassionato di computer ed elaborazioni grafiche, si dedica ai viaggi e alla conoscenza di altre culture. Negli ultimi anni è stato occupato a scrivere racconti, parlare con i gatti, comporre musica e lavorare alla sua più grande impresa: la propria famiglia.
Il libro può essere acquistato dal sito dell'editore: https://breedizioni.com/libri/revnion/
La versione integrale del romanzo in formato audio è disponibile su YouTube e sul sito di Progetto Babele (Audiolibri) per gentile concessione dell'autore.
Tratto da: REUNION
Copertina flessibile: 289 pagine
Editore: Brè Edizioni (22 gennaio 2020)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8832093847
ISBN-13: 978-8832093841
-All you need is love-
Le cupe pulsanti note del basso si avvertivano con la pancia ancor prima che con l'udito mentre l’automobile si avvicinava alla sala prove. Una vibrazione nelle viscere, un lieve tremore dell'ombelico, annunciavano l’approssimarsi a destinazione. Pareva che le onde sonore evocate dai musicisti del gruppo viaggiassero più limpide nel buio della notte, potenziate dall’oscurità che stendeva una patina brillante di stelle sopra quella musica scarna e dura.
Acquadicane svoltò per la sconnessa stradina di campagna che conduceva alla meta; dai sedili posteriori arrivavano le voci eccitate delle due Anne che discorrevano dell’imminente serata.
Anna la Nera, castana ma tinta di nero, non era appariscente sebbene dotata di una dolce e placida bellezza che aveva calamitato più di un cuore.
Anna la Rossa era una Medusa con riccioli color fuoco che le contornavano il capo dai quali spuntavano due occhi azzurri e una piccola bocca rossa a forma di cuore capace di tutto.
«Non vedo l’ora, ti rendi conto?» esclamò la Nera simulando un gridolino isterico «è la prima volta che li sentiamo suonare insieme, sarà diviiino!»
La Rossa la sbirciò da sotto i boccoli cremisi che le calavano sul viso.
«Lo spero, quello che gira ultimamente fa abbastanza schifo» rispose neutra.
«Ecco, ti odio quando fai così! Scusa ma perché non dovrebbero essere fantastici? ci sono tutti… Drago, quel figo! Mirko, che anche lui non scherza mica… e poi Paolino, Billy!» roteò gli occhi in alto «sono i musicisti più tosti che conosciamo, da mesi provano in gran segreto e questa è la prima volta che ci invitano ad ascoltarli, cosa vuoi che sia? Io sono gasatissima! E tu sei la solita rompicoglioni di merda!»
Anna la Rossa la osservò perplessa, la Nera non era mai stata tipa da facili entusiasmi e da punti esclamativi.
«Vedremo» sussurrò scettica.
Acquadicane ascoltava divertito, mai che quelle due accettassero qualcosa di meno che normale, doveva per forza essere super, speciale, altrimenti la classificazione automatica di cagata sarebbe stata immediata e irrevocabile. Per lui era vero il contrario, tutto era speciale. Gli vestiva il viso un aspetto da mustelide, sguardo indagatore da furetto, naso indiscreto da tapiro, una mente curiosa e affascinata dalla vita, in particolare quella degli altri.
Parcheggiò la macchina davanti alla sala prove e spense il motore. La musica filtrava potente dalle finestre della casa, i vetri vibravano di luce gialla nella notte.
I ragazzi del gruppo avevano cercato per mesi un posto per suonare in santa pace. Adattarla alle loro esigenze era stato un atto d’amore. Avevano dipinto di nero tutte le pareti e qualsiasi oggetto all'interno della casa, in omaggio agli Stones aveva detto Mirko Riviera, anche se con lui non si capiva mai quando scherzava o era mortalmente serio. (continua)
©
Dario Vergari
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