Cercherò
di essere sintetica - e già questa premessa
è impegnativa - perché, come disse
un grande scrittore, di cui mi sfugge il nome,
scrivendo ad un amico: "scusami, se mi
sono dilungato troppo, ma non ho avuto il tempo
di essere più breve".
Scarsissimi i miei rapporti sia con gli editori
che con i critici: sicuramente per mie difficoltà
nello stabilire buone relazioni pubbliche e
anche per una oggettiva mancanza di tempo: chi
si occupa di poesia deve fare altri lavori per
vivere.
I miei primi manoscritti sono partiti verso
gli editor di alcune grandi case editrici che,
con motivazioni molto "civili", hanno
risposto picche.
Quelli che in seguito mi hanno pubblicato -
con i consueti contratti, che garantiscono all'imprenditore-editore
una parziale copertura delle spese, obbligando
l'autore ad acquistare una parte dei libri -
conoscevano già il mio lavoro per aver
assistito a qualche reading o avermi letto su
riviste locali.
Ma la pubblicazione presso una piccola o anche
media casa editrice non garantisce visibilità.
L'editore non si preoccupa della distribuzione,
né nelle librerie, né tanto meno
pubblicizza le opere in altri modi o le presenta:
sarebbe troppo costoso.
L'autore se ce la fa, deve farsi venire qualche
idea e realizzarla a sue spese. I magazzini
degli editori sono stipati da migliatia di copie
di libri invenduti pronti per il macero.
Da qualche anno mando i miei manoscritti a pochissimi
concorsi "mirati" - cioè particolarmente
indirizzati alla ricerca letteraria, gratuiti
e che hanno come premio la pubblicazione degli
inediti - per il resto stanno a riposo nei vari
cassetti di casa.
Mi piaceva molto invece l'idea di avere un sito
web dove mettere a disposizione il mio lavoro,
senza intermediari, è un progetto che
ho realizzato con entusiamo e nel quale continuo
a credere.
Per quanto riguarda i critici: la prima persona
a cui mandai alcuni miei lavori, molti anni
fa, fu Aldo Busi,
che non è un critico, ma uno scrittore
che ammiro e di cui mi interessava il parere.
Fu molto gentile, mi rispose subito e con un
giudizio lusinghiero, del quale gli sono ancora
grata perché mi aiutò ad avere
maggiore fiducia in me stessa.
Altri critici hanno fatto le prefazioni ai miei
libri o ne hanno parlato, e di questo li ringrazio,
ma è stato sempre in seguito a contatti
diretti personali avvenuti per caso in occasione
di eventi culturali ai quali ho partecipato.
Credo comunque che la critica letteraria, probabilmente
a ragione, visto che non è un servizio
sociale di supporto allo scrittore in crisi,
si occupi solo di libri che la gente legge.
I critici non vanno certo in giro a scovare
autori sconosciuti pubblicati da editori sconosciuti.
Se un libro nessuno lo legge i critici non ne
parlano e se non ne parlano nessuno lo legge:
è un serpente che si morde la coda. Resta
il caro vecchio passaparola.
Non ci piango sopra: sono dati di fatto e li
accetto.
Carla Paolini
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