|
|
|
|
Autore
Wang Shuo
Da La
ferocia degli animali
di
Wang
Shuo
Trad. a cura di Melinda Brindicci
Apparsa per la prima volta su PB Dodici DICEMBRE
2004
"Non
ricordo bene che giorno fosse, mi pare fosse
il giorno della festa nazionale o forse il
giorno delle manifestazioni e delle proteste.
Io partecipai con tutta la scuola ad una visita
della città, a farci da scorta c'era
una guida turistica militare; con una bandierina
di carta fra le mani seguivamo tutti i il
professore che intonava slogan.
Quel giorno in tutta la città tutte
le istituzioni e tutte le scuole si organizzarono
per le strade, dappertutto si potevano vedere
bandierine rosse e sentire slogan intonare.
Ad ogni incrocio si vedevano numerosissimi
membri del contingente militare marciare in
modo ordinato e preciso, anch'essi intonando
uno slogan. Alcuni operai ben organizzati
tiravano fuori dal carretto a tre ruote un
gran tamburo.
In queste manifestazioni ci si stanca tanto,
e bisogna camminare un bel po' per arrivare
alla piazza centrale, girarle attorno e ritornare
finalmente all'università.
Quel giorno a Tian'an men non ci fu nessun
leader ad accoglierci, solo una grande lanterna
rossa e una ringhiera bianca nient'altro.
Facemmo il giro della piazza intonando uno
slogan, mentre gli altri gruppi riprendevano
la via centrale per ritirarsi.
Sulla via del ritorno eravamo tutti ammutoliti
dalla stanchezza, il sole era ancora molto
forte, tanto che anche gli slogan chiari e
forti del professore di educazione fisica
davanti al gruppo, iniziavano pian piano a
diventare sempre più silenziosi. Tutti
noi camminavamo per inerzia e ogni tanto scambiavamo
qualche parola, ma alla vista della signora
che vendeva i ghiaccioli ci affrettammo tutti
a comprarne uno per raggiungere poi di nuovo
la guida militare che ci accompagnava.
Le strade quel pomeriggio sembravano abbandonate,
lavoratori, studenti e militari riprendevano
la via del ritorno e gli slogan che avevano
animatamente animato le vie non si sentivano
più, nessuno più aveva la forza
di parlare.
Una decina di persone che indossavano l'abito
militare e le scarpe di pezza cinesi erano
sedute sulle biciclette ad un incrocio davanti
alla stazione della polizia, con le mani nelle
mani e una sigaretta in bocca, chiacchieravano
animatamente attirando con sfida lo sguardo
della gente.
Quando noi studenti passammo dinanzi a loro,
ci guardarono con superiorità e disprezzo,
facendo preoccupare un pò i più
rispettosi fra gli studenti, mentre i professori
fecero finta di averli notati.
Erano i miei vecchi amici, ex compagni di
classe, proprio quelli che mia madre mi proibiva
di vedere.
Gao Yang fu il primo a vedermi, mi sorrise
e mi chiamò e tutti gli altri si girarono
a guardarmi e sorridendomi gridarono:
"Che noia che sei!"
Io spontaneamente mi allontanai dal gruppo
della scuola e andai verso di loro con un
cero orgoglio. Molti dei miei compagni di
classe mi guardarono, ma richiamati dai professori
proseguirono il cammino verso la scuola.
Xu Xun mi passò subito una sigaretta
"Hengda", io in piedi dinanzi a
loro cominciai a fumare, con fierezza osservavo
i militari che sfilavano al mio fianco e in
un attimo provai un senso di grandezza e superiorità.
Loro intanto parlavano di donne, un tema nuovo.
Prima, quando io ero nel gruppo con loro si
parlava solo di con chi fare a pugni, era
l'unico argomento d'interesse. In quel periodo
se c'era chi parlava di qualunque cosa che
avesse relazione con le ragazze, non solo
veniva minacciato all'istante, ma veniva anche
attaccato unanimemente dal gruppo, noi eravamo
convinti che questo fosse il ruolo e l'onore
dei veri eroi. Era oramai da due mesi che
non stavo più col gruppo, e vedevo
che quando loro parlavano di donne lo facevano
senza pudore e con indifferenza, quasi come
esperti di belle prede. Così sembrava
dalle loro parole. Capì quindi che
in questo periodo avevano conosciuto un po'
di persone, e non mancavano nomi noti nel
gruppo, non solo mi presentarono alcuni ragazzi
potenti, ma avevano anche rapporti con alcune
ragazze.
In quel momento provai la solitudine e il
dolore di essere fuori dal gruppo, di essere
rimasto solo.
Wang Shuo da "La ferocia degli animali"
Trad. a cura di Melinda Brindicci
|
|
|
|
|