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Umberto Saba nacque a Trieste nel 1883, figlio di Rachel Cohen (ebrea) e Ugo Poli (cattolico). Purtroppo, il matrimonio dei suoi genitori entrò in crisi molto presto, già prima della sua nascita, e il poeta fu mandato a vivere presso una contadina slovena, Peppa Sabbaz, con la quale ebbe un rapporto di grandissimo affetto, tant’è che probabilmente si deve a lei lo pseudonimo con il quale divenne famoso. Questa parentesi si prolungò per tre anni, dopo i quali poté tornare con sua madre, che gestiva un piccolo negozio di oggetti usati. Frequentò il ginnasio, ma solo per pochi mesi, preferendo iscriversi a un istituto tecnico navale. Presto abbandonò anche quello per iniziare a lavorare. La sua formazione letteraria e poetica si deve quindi e soprattutto alle "sterminate letture d'infanzia": principalmente Petrarca, Foscolo, Leopardi, Manzoni. Intorno al 1905 si trasferì a Firenze e vi rimase fino al 1910, entrando in contatto con gli ambienti intellettuali della città, tra cui spicca la rivista "La Voce". Ma il rapporto con Prezzolini e gli altri collaboratori del periodico furono sempre molto conflittuali. Dopo un anno di servizio militare prestato a Salerno sposò Carolina Wölfler, la Lina del Canzoniere, da cui ebbe una figlia. Nel 1910 pubblicò a proprie spese il primo libro di versi, Poesie. Nel 1911 scoppiò una grave – e breve – crisi familiare e per un certo periodo il poeta lasciò la moglie, per poi riavvicinarla definitivamente. Rientrato a Trieste, dopo la prima guerra mondiale, Saba rilevò una libreria antiquaria che continuò a gestire per diversi anni. Sarà questo lavoro che gli permetterà di vivere dignitosamente e dedicarsi alla poesia. E infatti, nel 1921 pubblicò con il marchio editoriale della libreria Il Canzoniere, una raccolta di tutte le poesie composte fino a quel momento. Particolarmente significativa fu la terapia psicoanalitica alla quale si sottopose dal 1929 con il dottor Edoardo Weiss, allievo di Freud, ma questa esperienza si concluse quando il medico si trasferì a Roma nel 1933. Nonostante l’interruzione, la cura ebbe comunque il merito di confermare alcune delle sue intuizioni sull'importanza delle esperienze infantili nella formazione della personalità. Nel 1938, con l'introduzione delle leggi razziali, dovette abbandonare Trieste per rifugiarsi brevemente a Roma. Si trasferì poi a Milano fino al suo rientro a Trieste, dopo le elezioni del 1948. Qui trascorse gli ultimi anni della sua vita, durante i quali, nonostante i numerosi ricoveri in clinica per la cura delle sue nevrosi, riuscì a comporre altre importanti liriche e un romanzo che rimase incompiuto (Ernesto). Nel 1951 ricevette il premio dell'Accademia dei Lincei e nel 1953 l’Università di Roma gli conferì la laurea honoris causa. Morì a Gorizia nell'agosto del 1957.
©
Massimiliano Marconi
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