"Je n'ai jamais compris, pour ma part, la différence que l'on fait entre comique et tragique. Le comique étant l'intuition de l'absurde, il me semble plus désespérant que le tragique"
Eugène Ionesco, Notes et contre-notes
Oggi, nel centenario della nascita, l'opera di Eugène Ionesco - nato nel mese di Novembre del 1909 da padre rumeno e madre francese - sembra rimanere nell'ombra dopo il grande successo di pubblico conosciuto negli anni '70.
Il nome di Ionesco, quasi sempre associato a quello di Samuel Beckett, si lega inevitabilmente alla definizione accademica di teatro dell'"assurdo" essendo l'autore noto soprattutto per le opere "La Cantatrice chauve" e "Rhinocéros". Due pièces che, più di altre, hanno definito l'immagine del suo teatro. Vanno comunque ricordate anche: La Leçon (1950), Les Chaises (1952), Amédée ou comment s'en débarrasser (1953), L'Impromptu de l'Alma, Le Roi se meurt (1962).
Ciò che più fa di Ionesco l'innovatore del teatro contemporaneo è proprio il carattere di "antiteatro" delle sue opere. L'autore stesso ebbe a definire "La Cantatrice chauve" un "antipièce". Si tratta, in un certo senso, di parodie delle pièces teatrali classiche, nelle quali dominano il non-sens, i dialoghi fatti di "assenza" di comunicazione e, ancora, un grottesco che giunge ad essere satirico e metafisico. Ancora una volta "La Cantatrice chauve" è l'esempio più chiaro ed emblematico di questo antiteatro: i dialoghi - a detta dell'autore stesso - sono tratti da un manuale di lingua per stranieri, le battute dei personaggi non servono a definire alcun intreccio, i personaggi parlano un linguaggio "meccanico", senza capirsi, perchè non è capirsi lo scopo del loro parlare. In realtà i dialoghi non hanno alcuno scopo, ed è il linguaggio stesso a diventare "personaggio" di questa come di altre pièces. Altro paradigma bellissimo della non-comunicazione è "Les chaises", in cui la scena è occupata da sedie vuote in attesa di essere utilizzate dagli ascoltatori di due personaggi che hanno un importante messaggio da trasmettere. Ma le sedie rimarranno vuote, rendendo gli oratori incapaci di pronunciare alcunchè.
L'opera che ha "marcato" universalmente e popolarmente Ionesco è senz'altro "Rhinocéros", dove gli abitanti di un villaggio diventano improvvisamente affetti da "rinocerontite": l'ambizione, la violenza, l'egoismo, le "colpe" di cui si sono macchiati, li rendono preda di una malattia che li trasforma in rinoceronti. Una metamorfosi che ricorda Kafka e che altro non è se non la metafora dei fascismi d'Europa.
Ionesco muore nel 1994, nel 1970 era stato eletto membro della prestigiosa Académie Française. Come autore ha rappresentato sicuramente il lato non "engagé" dei fermenti culturali e politici legati all'esistenzialismo, portandosulla scena gli elementi "tragici" e le tendenze "nichiliste" della condizione umana e artistica.